Un museo senza quadri e senza statue è un’inutile stramberia, oppure è una splendida opportunità. Io credo che M9, così come l’hanno pensato – vuoto di oggetti e pieno di immagini, dati, video, idee e ragionamenti – sia una grande avventura per chi lo sta costruendo e per chi lo visiterà.
Fatto così, immaginato come un viaggio nella comunicazione nuova, virtuale e per questo infinita, l’M9 che Fondazione di Venezia sta realizzando nel centro di Mestre è la risposta contemporanea alle modalità espositive tradizionali, di cui Venezia è già ricca. Sarà “altro” rispetto al Correr e a Ca’ Rezzonico – così che sarà impossibile fare confronti inutili. E così da spiazzare almeno due categorie di osservatori: chi immaginava di collocarvi un po’ di scarti dei patrimonio artistico della città storica, e chi sperava di trovarci, esposte in bell’ordine, le quattro pietre antiche della storia di Mestre.
La forma espositiva, così nuova, veste un contenuto altrettanto nuovo. M9 non sarà il museo di Mestre, né il museo della tecnologia di Porto Marghera. Sarà ben altro: sarà il museo del Novecento italiano, cioè il luogo in cui dovrà passare chiunque intenda studiare e comprendere la società italiana del ventesimo secolo, e le sue trasformazioni, sotto tutti i punti di vista.
Nasce a Mestre (a Venezia), ma si propone come museo unico nel Paese, e necessario agli studiosi, ai curiosi, alle scuole, ai comunicatori e ai turisti di tutta l’Italia. Invita dentro il suo ventre cavo anche ai Veneti, ma in quanto Italiani. Anche questa, per fortuna, una scelta non localista, di livello nazionale, degna della Venezia moderna.
