VISIONE D’INSIEME, “OLISTICA”, DI VENEZIA: IL TORMENTONE CHE ESORCIZZA I PROBLEMI
2 Febbraio 2014Necessità della politica: lista civica a Venezia per il 2015
20 Febbraio 2014La recente querelle sulle cosiddette favole anti discriminazione che Camilla Seibezzi, delegata ai Diritti Civili del Comune di Venezia, ha distribuito agli asili comunali merita qualche pacata considerazione. Ribadisco pacata perché la vicenda ha generato un desolante muro contro muro tra opposti integralismi. Non ho visto i famigerati libri (come immagino nessuno dei moltissimi che hanno dato vita alle accanite discussioni di questi giorni) e quindi mi limito a due osservazioni di principio.
Per me bambino, è stata molto più formativa la favola del brutto anatroccolo che le stucchevoli vicende di principesse bellissime e cavalieri che più fighi non si può. Perché fa capire il carico di sofferenze che provoca il sentirsi diverso e rifiutato e mostra quanto, talvolta, la diversità sia in realtà una ricchezza ed un plus. Mi piace pensare che l’intento della Seibezzi fosse appunto sviluppare l’intelligenza emotiva dei bambini nei confronti di coloro i cui sentimenti, attitudini e/o apparenza si differenziano da un modello predefinito, aiutarli a metabolizzare il concetto che ogni individuo ha diritto ad essere considerato con rispetto ed attenzione. Trovo questo assolutamente condivisibile. Perché utile a formare i cittadini di domani. Cittadini tolleranti, dotati di capacità critica, di empatia nei confronti di tutti. Ben vengano in questo caso le favole anti discriminazione.
Se invece l’operazione della Seibezzi avesse l’intento di proporre una visione totalmente relativistica della famiglia e della sessualità, la situazione cambierebbe radicalmente (uso il condizionale non a caso). Un conto è coltivare l’intelligenza emotiva nei confronti di tutti e segnatamente di coloro che non rispondono a determinati canoni; un altro è negare in principio l’esistenza stessa di un canone. I piccoli hanno bisogno eccome di riferimenti e, francamente, fare passare il messaggio che l’omosessualità o la famiglia allargata sono condizioni equivalenti ed indistinguibili da quelle standard mi sembra a dir poco discutibile. Oggettivamente, il sospetto che l’intento fosse un po’ integralista non sembra del tutto campato in aria.. Il pensiero corre alla posizione “militante” di Seibezzi sulle diciture genitore 1/2 in luogo di padre e madre ed alla violenza verbale, inusuale per il personaggio, che Bettin (compagno di partito della Seibezzi) ha riservato ai critici dell’iniziativa. Vero che certi commenti mostravano grande chiusura mentale (non tutti peraltro), ma certo espressioni come ”gazzarra indecente della destra più becera, le sue falsificazioni, il suo terrorismo culturale, come le ipocrite grida di dolore e d’allarme dei bigotti più retrivi“ stroncano il civile (e laico) dibattito che avrebbe utilmente potuto scaturire dalla vicenda.
Merita infine un cenno una curiosa corrente di pensiero piuttosto condivisa nei commenti sulla Rete: l’iniziativa della Seibezzi sarebbe in ogni caso inopportuna (a prescindere dall’effettivo contenuto dei libretti) in quanto certi argomenti dovrebbero essere di esclusiva pertinenza dei genitori e la scuola dovrebbe tenersene alla larga. Dissento radicalmente: la scuola ha non solo il diritto ma anzi il dovere di formare i cittadini di domani ed anche affrontare il tema dell’omosessualità entra a pieno titolo in questo percorso. Ma non basta: una volta ammesso il principio che vi sono temi off limits sui quali solo i genitori possono mettere bocca, chi e a che titolo stabilisce quali siano questi temi? Perché oggi è in ballo l’omosessualità ma altri genitori potrebbero, con pari legittimità, pretendere di essere i soli autorizzati a parlare di, che so, fascismo, Olocausto, potrebbero finanche sindacare sulla scelta degli autori trattati dagli insegnanti. Un principio simile, se applicato coerentemente, porta ad una scuola deputata alla sola trasmissione di nozioni e non anche luogo formativo come dev’essere.
Chiosa finale: esprimo la mia stupefatta ammirazione per l’aplomb dimostrato dal nostro Sindaco nella vicenda. La sua Delegata Seibezzi e l’Assessora Agostini se ne dicono pubblicamente di tutti i colori, Bettin, altro Assessore, spara insulti ad alzo zero, l’UDC minaccia la crisi di Giunta, il Patriarca si incazza, più di qualcuno avanza dubbi sulla correttezza formale della procedura di acquisto dei libri… E lui?
Cade dalle nuvole, parla di polverone, di vicenda che non ha una vera e propria concretezza, che forse parlerà con la Seibezzi, che non c’è fretta…. Come il Conte zio di manzoniana memoria “sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire”. Un grande!