Schizofrenia referendaria
11 Maggio 2016USA: alla fine sarà “maschi contro femmine”
14 Maggio 2016Lo scenario della politica italiana è in movimento, sempre di più.
Al netto degli eccessi della campagna elettorale per i rinnovi amministrativi di città chiave – Milano, Roma su tutte, per intensità di polemiche; ma poi Torino, Bologna, Napoli – ho come l’impressione che la parte più razionale e meno schierata dell’informazione italiana stia valutando con equilibrio sia tutta la partita del prossimo Referendum Costituzionale, sia il complesso della politica governativa e renziana in particolare.
Se si mette da parte per un momento la pretestuosità di tutti quelli che lo vorrebbero utilizzare come un grimaldello per scalzare Renzi dal Governo, e che sono una bella fetta, sta emergendo da una parte l’eccessiva eterogeneità dei componenti che si schierano per il NO, con contraddizioni talmente evidenti da far passare in secondo piano persino quelle osservazioni di merito che potrebbero avere un senso; dall’altra la ricerca del perfezionismo a tutti i costi, che non è davvero dato in una materia così complessa e non è nemmeno pensabile in una logica di equilibrio politico, dove il livello del compromesso possibile è già stato raggiunto.
“Il meglio è nemico del bene” è l’aforisma che dovrebbe mettere in guardia sugli atteggiamenti e le proposte di tutti i convenuti al tavolo della riforma costituzionale.
I principi fondanti del Titolo 1° rimangono integri e ben saldi.
Le modifiche riguardano il resto e non si venga a dire che “tutto va bene madama la marchesa”: solo a pensare all’obrobrio portato in porto dal Centrosinistra ulivista nel 2005 con la riforma del titolo 5°, sotto la spinta di una lettura tutta politica e politicante delle istanze leghiste sul federalismo.
A correggere c’è sempre tempo, e la storia della Costituzione vigente è lì a dimostrarlo: si possono leggere molti autorevoli pareri in questo senso.
E si possono, al di fuori di qualsiasi atteggiamento polemico, ripercorrere tutti i passi ufficiali compiuti nelle diverse stagioni della politica italiana ed esaminare gli atti delle varie commissioni parlamentari che della materia costituzionale si sono occupate: si giunge, inderogabilmente, allo stesso punto della vera sostanza della proposta riformista che porta il nome del Ministro Boschi.
A cui si raccorda, con un indissolubile cordone ombelicale, la riforma della Legge Elettorale.
E’ un unicum che ha una sua ragione d’essere e una sua coerenza riformatrice.
Lo dicono appunto in molti: costituzionalisti e ora anche opinionisti. Tra questi anche qualcuno che aveva inizialmente alzato barriere pregiudiziali e preventive: Eugenio Scalfari su tutti.
Poi però nella vulgata quotidiana il tema è la ricerca dell’altrove, dello scontro, della negazione di qualsiasi cosa o atto che sia andato nella direzione prima annunciata (in sede di insediamento programmatico del Governo) e poi perseguita.
Mi volete dire che l’approvazione della legge sulle Unioni Civili è stata celebrata convenientemente? A me pare che quando si era incagliata al Senato, con motivazioni ancora una volta pretestuose e con il meccanismo dei vincoli numerici, si fosse fatto un gran can-can per evidenziare le “debolezze” e i compromessi al ribasso di Renzi.
Ora che con i numeri alla Camera (dimostrazione palese della bontà di una riforma che riporta ad un’unica Camera e dell’altra che garantisce una maggioranza solida nei numeri) la riforma è approvata, la cosa passa politicamente sotto silenzio.
E i nostri virtuosissimi media ne parlano quasi solo come fenomeno sociale e qualche volta con toni persino“pittoreschi”, così tanto per fare un pò di colore.
Un atteggiamento davvero laico di un Premier, di formazione cattolica, che dichiara pubblicamente la sua fedeltà alla Costituzione e non al Vangelo, e quindi la sua coerenza politica e programmatica, a me pare quasi rivoluzionario se solo guardiamo indietro di qualche anno, pochi in verità, nelle modalità di funzionamento della politica italiana.
E ancora c’è chi sposta i ragionamenti su altri terreni.
Dopo di che anche a me viene da dire che Renzi potrebbe avere la stessa attenzione e la stessa efficacia nel gestire le questioni del Partito Democratico, di cui porta la responsabilità come segretario, per tutte le conseguenze che questo comporta: la selezione e la formazione di una classe dirigente adeguata e preparata.
Solida e attrezzata, impermeabile, per quanto umanamente sia possibile, alla corruzione.
Per non incorrere in quella deriva che sembra abbia attanagliato il Partito del Premier e che ne tarpa le ali e ne inficia la credibilità.
Salvo poi “scoprire”, ma in realtà era nelle cose, che nessuno è perfetto e che anche “i grillini, che pensavano di fischiare comodamente dagli spalti nella partita tra la politica e la magistratura, si ritrovano improvvisamente in campo mentre i fischi oggi sono per loro, impreparati e incapaci di gestire l’incoerenza patente tra i doveri pretesi dagli altri e le indulgenze domestiche” (cfr. Ezio Mauro)
Il quadro è quindi in grande cambiamento e da qui a Ottobre se ne vedranno ancora delle belle.