Costituzione difesa a giorni alterni
3 Gennaio 2018Italia 1943-47 e 1976-78, Emergenza Nazionale
14 Gennaio 2018In Germania la Grosse Koalition (da ora GK) è ormai cosa fatta. Per cinque anni la Germania avrà molto probabilmente un governo a larga base di maggioranza ( sommati ai precedenti cinque anni, saranno dieci) con oltre il 60% dei voti del Parlamento se ci sarà anche il sostegno di verdi e liberali a CDU e SPD. I giornali italiani, pur dedicando molto spazio all’accordo, si affrettano a rimarcare che manca ancora il consenso della base dell’SPD che deve dare via libera e che, se lo darà, lo darà, sempre rimarcano con malizia, con dei mal di pancia. Perchè ai giornali italiani questo esempio politico di pacificazione nazionale non deve piacere troppo, nel timore che qualcuno ci pensi anche in Italia. Il loro stile è quello che sguazza nel contrasto politico, nel gossip politico, uno stile che fomenta le divisioni anzichè ricucirle e che quindi una soluzione come questa, nobile e responsabile, toglie loro la stessa ragion d’essere.
E’ infatti la GK un esempio di grande responsabilità politica se si pensa che questa coalizione si fonda sulla condivisione di un programma politico comune.
Chi ne sono i protagonisti ? Questo patto è siglato da un partito socialdemocratico classico (socialdemocratico, si badi!) che si direbbe ‘vecchio stampo’, d’impronta novecentesca che prende atto del suo ridimensionamento che lo attesta poco sopra al 20% ( che è la dimensione cui ormai può aspirare in tutta europa una sinistra di tradizione classica) e volge la sua debolezza in forza riuscendo a strappare punti programmatici qualificanti. E’ poi siglato da partiti, CDU e CSU, che sarebbero ( sarebbero…) di provenienza cristiano-conservatrice ( di matrice addirittura democristiana e in ogni caso affiliati al Partito Popolare Europeo) ma che accettano la mediazione che li porta a riconoscersi pienamente in un programma laico e fondato sui diritti civili, tanto per dire quanto poco pesa la provenienza confessionale. E se ci saranno i Verdi dimostreranno anch’essi un alto tasso di laicità, distinguendosi, mentre in Italia vi si confondono, dalla sempiterna sinistra radicale (la Linke) che anche qui si dimostra invece un baluardo della conservazione ( i veri conservatori sono loro). Il tutto fondato su una linea condivisa sulla questione migratoria, hai detto niente, e soprattutto di rilancio della centralità del progetto europeo che diventa la vera scommessa da esportare anche altrove.
Certo le differenze con la situazione italiana sono palpabili ed evidenti. In Italia il fronte conservatore fa corpo unico con la destra xenofoba che invece in tutta Europa è isolata, se si eccettua il recente e sorprendente caso austriaco, un fronte conservatore in Italia indisponibile a qualsiasi alleanza con il Partito Democratico che sulla carta è meno connotato a sinistra di quello tedesco e solo piccole schegge di centro si rendono disponibili a un’alleanza con il PD. La sinistra di Mdp, la cui matrice sarebbe del tutto analoga a quella dell’SPD ( un Bersani non sarà mica più a sinistra di Schultz come formazione e provenienza?), assume un atteggiamento del tutto opposto, facendosi risucchiare dalla sinistra radical-conservatrice, dimostrando un’irresponsabilità inversamente proporzionale al senso di responsabilità del SPD tedesco. E il PD? Anche lì non sembra fare breccia un’ipotesi che prenda quantomeno in considerazione la possibilità di un’alleanza postelettorale con pezzi della cosiddetta destra italiana e si appresta a una campagna in cui i nemici sono praticamente tutti. Si dirà che appunto le differenze tra Germania e Italia giustificano l’impossibilità di una GK italiana, non fosse altro per il fatto che probabilmente le mancherebbero anche i numeri. Per cui chi tifa perchè ciò non avvenga mai, ti rinfaccia che proporre l’esempio tedesco significa da noi parlare del nulla.
Eppure nonostante le differenze oggettive quello che appare è l’assenza in Italia della cultura politica stessa che porta alla GK, che ovviamente non nasce dal nulla ma avrebbe comunque bisogno di una predisposizione culturale. In realtà in Germania la GK sta maturando non solo per necessità, come i detrattori nostrani, e anche i giornali detrattori nostrani, si affrettano anche in questo caso a rimarcare per screditarne l’alto valore politico. Infatti una prima cosa da rimarcare è che la Merkel non governerebbe mai con la destra xenofoba neppure se i numeri glielo consentissero. A parte questa ultradestra che in Germania si autoesclude per inaffidabilità democratica, sugli altri fronti invece, quelli che danno garanzie liberali e democratiche evidentemente in Germania non si guarda come da noi al politicamente diverso come se fosse il male assoluto, si smussano le differenze in nome di un pragmatismo laico che privilegia l’accordo per il bene comune. Le datate categorie di destra sinistra centro assumono così al massimo un’etichetta di provenienza storica, ma scoloriscono di fronte a un programma comune condiviso.
In Italia la cronica immaturità politica fa si che quelle appartenenze contino invece ancora molto e frenano, condizionano qualsiasi processo che voglia innovare e sperimentare soluzioni diverse. Non necessariamente per una riproposizione di questa formula che i numeri non consentono ma per provare a mettere in campo una proposta praticabile qualora, cosa molto probabile, non esca in ogni caso dalle urne il 4 marzo alcuna possibile maggioranza e che il tornare alle urne si riveli totalmente inutile e costoso di fronte a uno stallo permanente. Non resterebbe allora che un governo di garanzia democratica e costituzionale/istituzionale. Qualcosa che abbia un consenso ancor più ampio della GK, un governo, per quanto tecnico, di alto profilo nelle competenze e con i partiti che fanno un passo indietro e gli accordano tutti la fiducia, riservandosi le battaglie e le differenze in un Parlamento che torni ad essere l’unico luogo delle leggi nel quale trovare maggioranze di volta in volta sui singoli temi. Si parla tanto di flessibilità nella società contemporanea e nella politica rimangono le rigidità di sempre; la struttura parlamentare rimane sempre imbalsamata dai condizionamenti delle appartenenze che fanno spesso votare i parlamentari (e spesso votare ‘contro’ mentre in cuor loro non tutti lo farebbero) solo per fedeltà di squadra e con il ricatto. I temi della politica non sono più accorpabili per analogie in campi separati e rigidi e perchè allora non sperimentare una flessibilità nella struttura parlamentare con possibili maggioranze variabili su ogni tema in questione? Ci si divide, ma l’unità la si trova nel livello superiore di chi governa e ci garantisce.
Ci sono stati momenti nella nostra storia in cui la responsabilità nazionale ha trovato unità nella politica. Federico Moro su questa stessa pagina rievoca due momenti in cui la ragione superiore dell’Unità del paese ha prodotto governi a larghissimo consenso parlamentare, di “emergenza nazionale”. Quello tra la fine della Seconda Guerra e il primo dopoguerra fino alla Costituzione (un esempio di Unità Nazionale ante litteram) e quello a fine anni ’70 proposto, e sfumato per un attimo di follia terroristica, da Berlinguer e Moro e che andava sotto il nome di “Compromesso storico”, e con non poche analogie con la GK tedesca.
Perché non ispirarsi a questi momenti in cui il supremo interesse nazionale aveva maturato l’esigenza di un vasto processo di consenso?