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Lunedi 16 gennaio, all’Ateneo Veneto, è andata in scena l’attesissima serata pubblica di presentazione del famoso (o famigerato..) progetto per il Fondaco dei Tedeschi del Gruppo Benetton (Ed. Property), organizzata dai 40X.

L'Ateneo Veneto gremito per il Fondaco dei Tedeschi

 

Una bella serata di condivisione, di dibattito civile, non urlato, con adeguato spazio a tutte le posizioni e soprattutto utile per informarsi e farsi un’opinione propria. Insomma, un indubbio successo per i 40X che dimostrano, nonostante tutti gli acciacchi di possedere ancora una notevole capacità di argomentazione e di azione. Un’unica nota stonata, direi, la gestione delle posizioni sul tavolo degli speaker. Mentre i vari relatori erano costretti ad alternarsi nell’unica postazione disponibile, ben tre posti erano costantemente occupati dagli assessori Maggioni, Rey e Micelli che non hanno mai aperto bocca. Non sarebbe stato più funzionale riservare quei tre posti a Zordan (40X), alla Zanatta (Ed. Property) ed all’architetto dello studio Koolhas, invece di costringerli ad andare e venire anche durante la sessione Q&A? Ma tant’è, evidentemente, per taluni, l’apparire sempre e comunque è una necessità che prevale sul buon senso.

Detto questo, vorrei sottoporre tre considerazioni.

I 40X

Devo dire che mi aspettavo peggio. I relatori hanno onestamente citato i molti punti di forza del progetto: recupero di un immobile da decenni non utilizzato, il beneficio per le casse comunali (i famosi 6 milioni di cui vedremo dopo) i posti di lavoro creati, ecc. Tuttavia, constato ancora una volta che il sentimento di fondo, che oggettivamente è predominante nel movimento, è quello della critica. I 6 milioni? Troppo pochi. Gli spazi aperti al pubblico? Troppo esigui.. stiamo svendendo gli spazi pubblici per i nostri figli (ma quando mai, noi o i nostri genitori, abbiamo scarrozzato liberamente oltre il piano terra.., altro che i nostri figli). La famosa terrazza in parziale sostituzione della copertura a sfruttare la falda interna del tetto? Neanche avessero proposto di costruire l’Empire State Building (in realtà la struttura è quasi invisibile). I 400 posti di lavoro? Solo per commesse (e che scherziamo, noi siamo tutti intellettuali illuminati, dovevano metterci il CNR..). Insomma, nessun tentativo di soppesare i pro e i contro, non un po’ di sano realismo, di pragmatismo. No, il 40X “doc”, è uno che si indigna, che denuncia, che dibatte, che usa la sua sovente  notevole competenza per scandagliare i testi, i progetti, per trovare quello che non va bene. È un’idealista che vuole sempre e solo il meglio anche se è un’utopia, anche se la realtà ci costringe a scegliere tra le proposte in campo e il cosiddetto “scenario zero”: cosa sarebbe del Fondaco sei i Benetton non mettessero i denari per recuperarlo? Andrebbe ancora di più a ramengo? Diventerebbe l’ennesimo albergo?

La convenzione

Su una cosa però Zordan & C. hanno, purtroppo, ragione da vendere: la convenzionefontego tra Comune e Ed. Property è di un pressapochismo imbarazzante. Taccio per brevità sull’estrema vaghezza di termini e di frasi che potrebbero dare spunto ad infinite contestazioni, disseminate in vari punti. Mi limito al famigerato  art. 9 che recita: “tutti gli impegni assunti da Edizione si intendono risolutamente condizionati alla circostanza che, per qualsiasi motivo indipendente dalla volontà di Edizione non sia possibile conseguire l’obiettivo della riqualificazione (…) entro il termine massimo di 48 mesi dalla data di sottoscrizione della presente .. ”. Ora, a parte l’italiano sintatticamente insostenibile (in realtà gli impegni di Property, ovvero l’esborso dei famosi 6 milioni, sono condizionati al fatto che sia possibile conseguire entro 48 mesi l’obiettivo di fine lavori, non che non sia…) resta il fatto che, detta così (e purtroppo così è scritto..) significa che se per motivi del tutto indipendenti dalla buona diligenza del Comune, anche problemi tecnici che dovessero per esempio far perdere tempo in sede di cantiere, la Ed. Property si può riprendere i famosi 6 milioni. Da notare che su questo punto il Sindaco, apparso molto sicuro di sé e circostanziato in risposta a molte altre osservazioni, ha sostanzialmente svicolato. Spero che i molti consiglieri presenti, in sede di Consiglio Comunale che dovrebbe ratificare la Convenzione, se ho capito bene con una specifica Delibera, mettano una pezza a questa mostruosità. Resta la considerazione davvero desolante che evidentemente il Comune di Venezia non sa cosa scrive. Ripeto, il pressapochismo regna assoluto. Non stupisce quindi che tutti i grandi progetti pubblici, da Calatrava, alla ricostruzione della Fenice, al Parco di S. Giuliano si siano risolti in costi incontrollati, ritardi, ricorsi, ecc. ecc.

Democrazia partecipata

Tra i tanti relatori alternatisi sul palco anche Tiziana Plebani che ha fatto un bell’intervento sulla democrazia partecipata in nome del Coordinamento Io Decido. Sosteneva, in sostanza, che oggi, anche grazie alle nuove tecnologie, i cittadini possono e debbono essere partecipi di decisioni rilevanti riguardo alla propria comunità tramite strumenti vari quali referendum consultivi, incontri pubblici, proposte di deliberazione di iniziativa popolare, ecc.

Oggettivamente, questo tipo di azioni mi sembra assai più confacente ad operazioni “contro” più che ad azioni propositive. È più facile alzare le barricate che costruire una proposta, indubbiamente. Inoltre, più partecipata è la democrazia, ovvero tanto più bassa viene fissata la soglia, per esempio, di firme per un’iniziativa popolare tanto più alto è il rischio di manipolazione, tanto più facile è far apparire come maggioritarie posizione che maggioritarie non sono affatto bensì sono, per esempio, portate avanti da gruppi più organizzati di altri. Insomma, tanti rischi e tanti limiti. Tuttavia, il principio di fondo non è sbagliato. L’idea che l’esercizio della democrazia non si esaurisca nel mettere una croce su una scheda ogni 5 anni è tutt’altro che peregrina. Che si debba riscoprire il gusto dell’agora, che la piazza sia luogo di dibattito e scambio di idee, che i cittadini siano coinvolti e consapevoli, informati e critici, senza pregiudizi e sovrastrutture, è un utile antidoto contro l’autorefenzialità del gruppo dirigente ed è anzi un sistema per selezionarlo. Varrà la pena di tornarci, su questo punto.