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l'assessore ai LL.PP, Maggioni

 

Chi mi legge sa che non sono esattamente un ammiratore dell’attuale amministrazione comunale e non ho lesinato in passato critiche anche piuttosto feroci. Però, come si dice, “date a Cesare quel che è di Cesare” e sono ben felice di dare conto agli assessori Bettin e Maggioni di un’operazione intelligente, capace di portare benefici insieme economici, ambientali e infrastrutturali alla cosa pubblica.
Come a molti è noto, il Comune di Venezia da una decina d’anni appalta all’esterno la gestione, l’esercizio e la manutenzione del sistema semaforico e di illuminazione pubblica, con un modello che potremmo definire chiavi in mano. Il Comune paga un certo canone annuo ad una impresa (o meglio, ad un consorzio di imprese) che ha cura di esercire gli impianti, provvederne al rinnovo ed alla manutenzione ordinaria e straordinaria e a pagare le relative fattura di energia elettrica. Scaduto il primo ciclo di contratto, con il consorzio Co.Ve.Di., è stato messo in gara ed aggiudicato il nuovo appalto per una durata di 9 anni. Ancora una volta, come è fisiologico, aggiudicatario è stato un consorzio di imprese, con capogruppo la Citelum (azienda con una vasta referenza nel settore) e due mandatarie, la Gemmo (altra società impiantistica assai nota) e il Consorzio Cooperative Costruzioni. In allegato la presentazione del progetto consegnata dallo stesso Comune di Venezia in sede di presentazione pubblica dell’operazione (intitolato, un po’ iperbolicamente, come “Ecorivoluzione-luce”).

Il principale elemento innovativo ed intelligente dell’operazione consiste nel fatto che il rinnovo degli impianti previsto in contratto prevede che, in tutti gli interventi ove è contrattualmente prevista la sostituzione di un corpo illuminante, la nuova lampada sia costruita con la tecnologia a LED

il LED, una picciola grande risorsa per l'illuminazione pubblica

che comporta, a parità di illuminazione, un significativamente minore consumo di energia elettrica. Il risparmio immediato in termini di bolletta energetica (che, ricordo, è a carico dell’appaltatore) di cui fruisce il consorzio appaltante viene dunque riflesso nell’importo del canone. In altri termini, schematizzando: 1) il parco illuminante viene rinnovato e sostituito con impianti più efficienti dal punto di vista energetico; 2) il gestore spende meno per la bolletta elettrica; 3) i costi di gestione inferiori consentono un’offerta di canone annuo in gara d’appalto; 4) il Comune,  e quindi la collettività, spende meno.

Non solo: sempre rimanendo nell’ambito dell’accordo stipulato, meritano menzione particolare altre due significative previsioni. L’equipaggiamento dell’illuminazione delle briccole con pannelli fotovoltaici e la messa in piedi di un sistema di telecontrollo dell’apparato per tutti i punti luce di potenza superiore a 10 kW (15000 in tutto su un totale di poco più di 50000) per la regolarizzazione/ottimizzazione del flusso luminoso e presumo (non è esplicitato ma credo di poterlo dare per scontato) controllo dello stato di funzionamento.

Per quanto riguarda le briccole, i nuovi sistemi con pannelli fotovoltaici le renderanno totalmente autosufficienti quanto a illuminazione (per intenderci: non saranno più collegate ad una rete di distribuzione elettrica). Il che comporta un risparmio del 100% nella bolletta energetica e uno assai significativo in costi di esercizio, non essendo più necessario mantenere una rete elettrica subacquea (e i costi di gestione, soprattutto in termini di riparazione guasti, di una rete elettrica subacquea sono almeno tripli  di una tradizionale). L’aspetto visivo sarà sostanzialmente identico a quello preesistente (vedasi raffronto qui accanto).

la vecchia e la nuova soluzione a confronto: nessun impatto visivo

Qualche numero: la stima dei consumi a regime prevede di attestarsi a 19 GWh/anno contro i 25,5 GWh/anno attuali. Per utilizzare unità di misura più “familiari” ed avere un’idea pratica dell’ordine di grandezza del risparmio, il GWh è pari a un milione di kWh e una famiglia di 4 persone mediamente ha un consumo di 3.500 kWh/anno. Con una semplice divisione, concludiamo dunque che stiamo parlando di risparmio complessivamente il consumo di circa 1800 famiglie di 4 persone. Non è poco, non è davvero poco. Facendo poi un rozzo calcolo del risparmio in bolletta, considerando un costo di 0,2 € al kWh, il risparmio energetico in termini monetari è intorno a 1,3 milioni di €. Teniamo conto che l’appalto è stato aggiudicato ad un canone annuo di 6,75 (arrotondati) milioni di € annuo quindi in linea teorica il costo annuo per la collettività sarebbe stato di 6.75 + 1,3 = 8,05 milioni. In breve, un risparmio di circa il 16%. Ancora una volta, cifre assolutamente significative.

Una considerazione ancora sull’aspetto ecologico dell’operazione. Il totale dei risparmi sopra descritti equivale a 4885 tonnellate di CO2 in meno immesse in atmosfera all’anno. Tentiamo anche in questo caso di dare un’indicazione più pratica del significato. Una macchina emette circa 150 grammi di CO2 al km: con una semplice divisione (e stando attenti agli zeri…) il risparmio è pari a 32 milioni e rotti di km di percorrenza. Circa quanto “sporcano” 2000 macchine in un anno. Certo una goccia nel mare, ma non trascurabile.

Infine una precisazione: nel comunicato del Comune si da grande risalto al fatto che tutta l’energia elettrica comunque assorbita (i 19 GWh/anno) sarebbe asseritamente prodotta da fonti rinnovabili (“energia verde certificata”). È, francamente, una sciocchezza priva di significato. L’energia elettrica emesso in rete istante per istante è il prodotto di un mix di produzione dipendente dal parco di generazione in quel momento disponibile ed attivo e non certo dai soggetti che la assorbono. Una volta in rete il kWh verde e quello nero (per dire così) non sono distinguibili, con l’eccezione ovvia dei kWh autoprodotti delle briccole. E anche ammettendo come ipotesi di scuola che sia possibile dire “i kWh che consumo io sono quelli verdi” (del che dubito fortemente) ciò implica lasciare che agli altri lasciamo quelli neri…. Il risultato complessivo è lo stesso, evidentemente.