Con la spending review del Governo Monti è tornata agli onori delle cronache la vexata quaestio dell’abolizione delle province. Poiché immagino che ai più la questione appaia assai confusa, cerco di mettere un po’ d’ordine.
Nella prima stesura del famoso Decreto Salva-Italia di qualche mese fa, il Governo Monti aveva previsto, molto semplicemente, che le Province a far data da aprile 2012 sarebbero state soppresse e le loro competenze trasferite alle Regioni o ai comuni (il come, tutto da stabilire). Apriti cielo: l’abolizione sic et simpliciter è materia costituzionale, ci vuole l’assenso anche del Padre Eterno, troppo complicato.
Ma il governo Monti aveva pronto il piano B. Visto che abolire le province è impresa improba, nella spending review ha previsto che le province non cessino di esistere bensì siano ridimensionate come funzioni (rimarrebbero solo strade, ambiente e gestione aree vaste), come struttura (via le giunte e organi elettivi) e numero (sulla base di criteri quali territorio e popolazione). Insomma, meno province, meno ingombranti e meno costose. È importante sottolineare che meno province comporta anche meno prefetture, meno ATER, meno insomma orpelli costosi e per lo più inutili. È una buona notizia, anche se vi sono moltissimi dubbi sull’applicazione pratica (e forse era lecito aspettarsi una maggiore precisione da parte dei professori..) di quanto previsto nella spending review. Infatti i numeri delle province sopravvissute che circolano, sulla base dei criteri numerici citati, son fuorvianti: si riferiscono infatti allo status quo attuale. Le province escluse saranno costrette ad accorparsi per rientrare nei parametri citati e quindi, tendenzialmente se ne farà una di due o tre.
Ma la circostanza più significativa per Venezia è che sembrerebbe giunta l’ora finalmente di varare sin da subito, al posto delle province delle 10 città a suo tempo individuate (tra cui Venezia), le famose Città Metropolitane. Il Comune di Venezia, peraltro, è in prima linea nella definizione delle modalità attuative e nella definizione delle competenze delle Città Metropolitana. L’apposita commissione messa in piedi dal Comune, ed affidata al Consigliere Cesare Campa, coordina e guida infatti il gruppo di lavoro congiunto di tutte le 10 costituende CM.
Non resta che augurare buon lavoro a Campa e compagni: i prossimi mesi saranno
infatti dedicati a definire un modello istituzionale che risponda ai principi ed alle motivazioni che, ormai vent’anni fa, hanno fatto sorgere questa nuova entità amministrativa, ovvero dare forma istituzionale al governo delle grandi aree metropolitane italiane quale fattore di razionalizzazione e di modernizzazione per amministrare aree complesse. Va detto, peraltro, che per quanto riguarda Venezia, si sono già manifestati diversi mal di pancia (vedasi le prese di posizione di Zaja e Zaccariotto).
Qualcuna peraltro fondata: non vi è dubbio che la perimetrazione attuale della Provincia di Venezia è ben lungi dal coincidere, con quell’area che per flussi quotidiani, rapporti economici e relazionali, identità condivisa ecc. può costituire la Grande Venezia.
Personalmente, ritengo che, ferme restando queste perplessità, l’occasione sia irripetibile e vada assolutamente colta. Ci sarà occasione certamente di tornare sull’argomento nei prossimi mesi.

Nato a Venezia, vi ha sempre risieduto. Sposato con una veneziana, ha due figli gemelli. Ingegnere elettrotecnico, ha lavorato all’Enel dal 1987 al 2022, è stato Responsabile della distribuzione elettrica della Zona di Venezia e poi ha svolto attività di International Business Development Manager, lavoro che lo ha portato a passare molto tempo all’estero. È stato presidente del Comitato Venezia Città Metropolitana, esponente di Venezia Una&Unica. È in pensione dal 2022