La genialità che è in noi fatica ad emergere? E’ solo una questione di ambiente. Il talento, che possiamo rinvenire in campo artistico (Picasso) come in campo scientifico (Einstein), va di pari passo con il fatto di coltivarlo. Facciamo un esempio classico: Mozart. Si direbbe un genio precoce: iniziò a comporre a cinque anni e si spense giovanissimo. Una rapida occhiata alla sua biografia ci racconta che il padre era un insegnante di musica e compositore. Capì ben presto che il piccolo Amadeus aveva un dono innato. Tuttavia se il padre non lo avesse incoraggiato, sforzato, Mozart non sarebbe diventato la quintessenza del classicismo settecentesco che oggi apprezziamo. Per fare esempi più recenti non ci dimentichiamo del grande artista pop Michael Jackson: la sua infanzia è stata totalmente rovinata dal padre che voleva fare dei suoi figli una ‘macchina da soldi’. E che dire del grande Andre Agassi? Di recente è uscita in libreria una sua autobiografia in cui il tennis statunitense rivela il suo odio per uno sport praticato alla nausea fin dalla giovane età sotto costrizione del padre Mike. Gli esempi potrebbero continuare. Seguono ora due riflessioni: la genialità, ove ci sia, va coltivata fin da piccolissimi privando l’individuo della spensieratezza dell’infanzia ma donando agli uomini dei beni, dei patrimoni dell’umanità riconosciuti nel tempo. Due. Se i talenti non arrivano per caso ma sono frutti di sacrifici, massima dedizione, studio e quant’altro, perché non forzare la pratica anche nell’ambito politico? Fare il politico non dovrebbe essere un lavoro, anche se l’evidenza non ci aiuta a comprendere fino in fondo questa semplice regola di base. Tuttavia un Paese non può delegare, nella sua forma di democrazia rappresentativa, a dei soggetti non competenti e non formati la guida di uno Stato. Ad esempio in Francia i politici vengono coltivati da piccoli, selezionati entro un percorso formativo faticoso e competitivo. Dal 1945 esiste l’Istitut d’études politiques de Paris, un’istituzione storica per la formazione dell’élite politica ed amministrativa francese (quattro presidenti della quinta Repubblica francese, tra cui Nicolas Sarkozy – che però non ha conseguito il diploma – si sono laureati alla Sciences Po e molti primi ministri e capi di Stato esteri). Come si fa carriera politica in Italia? Tutti lo sanno. Da dove provengano i nostri politici, invece, è un po’ meno chiaro. A cosa puntino, lo si sa. La proposta è cristallina: permettere a tutti, con una selezione dal basso ma meno elitaria di quella francese, di iniziare una formazione specifica con elevati contenuti d’analisi storica e della realtà, oltre che morali legati a una visione di crescita d’insieme, scevra da personalismi ma che giunga alla consapevolezza di rappresentanza del senso alto e fiero di Paese, a una costruttiva e onesta cognizione del bene dei cittadini e delle vie per raggiungerlo.