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Purtroppo, ci siamo daccapo: già in passato ho polemizzato con quello che ho definito il Partito del NO e spunta un nuovo casus belli. Si tratta del tram fino a S. Basilio: dopo tanto rimuginare, il Comune ha previsto che il realizzando tram non si fermi a P.le Roma bensì prosegua fino a San Basilio. I vantaggi sono di palmare evidenza: si apre una nuova porta alternativa al polo P.le Roma/stazione, si “avvicina” una vasta parte del sestiere di Dorsoduro e la Giudecca ad un terminale  per la terraferma. Una Venezia più collegata, più accessibile, in definitiva più amichevole. Quindi più vivibile, più attrattiva per residenti vecchi e nuovi. Il tutto utilizzando un mezzo ecologico, su un percorso per nulla impattante, con costi infrastrutturali contenuti. Non solo, il tutto è frutto di un accordo di programma (una volta tanto!!) tra Comune e Porto che prevede da parte di quest’ultimo anche la costruzione del parcheggio multipiano in Marittima (con metà posti riservati ai veneziani) che darebbe finalmente completamento al disegno stategico del People Mover. Perché, giova ricordarlo, con il People Mover avere un posto macchina in Marittima è come averlo a P.le Roma.. Tutti d’accordo dunque? Naturalmente.. NO. A parte la scontata contrarietà di Stefano Boato, esponente emerito del suddetto Partito del NO, spunta quella del Comitato abitanti di Santa Marta. Vediamone gli argomenti.

L'area di S. Basilio, che dovrebbe diventare un terminale alternativo al polo P.le Roma/stazione

L’area di S. Basilio, che dovrebbe diventare un terminale alternativo al polo P.le Roma/stazione

Il tram provocherebbe inquinamento dell’aria (polveri sottili). È un clamoroso infortunio, evidentemente, in quanto il tram va a elettricità quindi nessun inquinamento ne’ tantomeno polveri sottili. Dando credito all’intelligenza degli opponenti,  si può presumere che in realtà intendessero riferirsi alla costruzione del nuovo parcheggio e quindi più auto in arrivo, quindi inquinamento ecc. Ora, chi scrive ritiene che il parcheggio sia un’opera di fondamentale utilità per i veneziani (ad essi è riservata la metà dei posti) e che solo a Venezia si può trovare qualcuno che si oppone alla costruzione di un parcheggio chiamando in causa le polveri sottili. Ma è un’opinione come un’altra.

Mi soffermo invece su un altro argomento degli opponenti ovvero il classico tormentone in base al quale un’opera qualsiasi che favorisce la mobilità da un lato “serve solo ai turisti” dall’altro favorisce paradossalmente l’esodo perché renderà più facile venire a lavorare in centro storico. Ebbene, lo dico qui ed ora, assumendomene la responsabilità: sono entrambe delle colossali sciocchezze.

Il futuro da evitare

Il futuro da evitare

La velocità di spostamento e di accesso da e verso la terraferma è sostanzialmente irrilevante per i turisti. Al contrario, conto molto, eccome, per i residenti così come (certo!) per i pendolari. È un fatto accertato ed evidente: la mobilità è un fattore determinante per l’appetibilità di un luogo ai fini residenziali e, nella fattispecie veneziana, è certamente la criticità che più provoca il calo di residenti, seconda solo al costo elevato delle case. Sostenere quindi che la residenzialità si tutela ostacolando, anziché favorendo, la mobilità costituisce un capovolgimento della realtà, una pura mistificazione, consapevole o meno che sia. È una tesi sbagliata e pericolosa. Chi la sostiene, se in buona fede, fa la parte in commedia dell’utile idiota a favore di chi opera per la trasformazione di Venezia in Veniceland.

infine, una considerazione personale: la cifra stilistica e di sostanza orgogliosamente rivendicata da questa testata è quella di un atteggiamento “laico” nel senso di approccio ai temi in modo critico, libero da pregiudizi, aperto a tutte le posizioni. Insomma, nessuna verità categorica, nessun assunto apodittico bensì tesi argomentate e ragionate, con determinazione ma senza arroganza ideologica. Mi sono sempre attenuto con convinzione a questa prassi anche quando ho polemizzato, talora aspramente, con posizioni che contesto ab imis ma hanno diritto di cittadinanza come tutte le altre. Non l’hanno però le tesi che mistificano la realtà: contro queste confesso di faticare assai a mantenere un certo aplomb…