Ci sono scuole pubbliche con un alto numero di studenti stranieri, veri e propri ‘ghetti’ con problematiche atipiche rispetto alle normali scuole. Nei CTP, i Centri Territoriali Permanenti per la Formazione, tre allievi su quattro non sono italiani; per fare un esempio nei CTP della provincia di Bologna nell’a.s. 2010/2011 il 71% non lo era. In molti casi si tratta di stranieri che non riescono a finire la scuola dell’obbligo oppure extracomunitari giunti in Italia in età adulta e privi di titolo di studio o con titolo non riconosciuto. I CTP offrono diverse tipologie di corsi: è possibile iscriversi per conseguire la licenza di scuola secondaria di I grado (le 150 ore), frequentare corsi di alfabetizzazione in italiano o rafforzare le proprie competenze di base. Ma chi opera in questi Centri? Sono docenti specializzati nell’insegnamento agli adulti e specializzati in italiano L2. Gli studenti sono motivati più dall’obiettivo dell’ottenimento della licenza media che da un reale desiderio di crescita culturale e personale. I principali problemi dei CTP riguardano innanzitutto la frequenza degli iscritti anche perché spesso si tratta di studenti lavoratori. Inoltre in molti casi gli studenti hanno una conoscenza della lingua italiana a livello basilare ed è per questo che i CTP organizzano corsi di italiano e rilasciano una delle quattro certificazioni riconosciute di conoscenza della lingua italiana. Con un ulteriore vantaggio: per la normativa italiana, chi consegue un attestato che certifichi la conoscenza del nostro idioma almeno a livello A2 del Quadro Comune di Riferimento Europeo, non è tenuto a sostenere il test della Prefettura per il rilascio del premesso CE per soggiornanti di lungo periodo. Per tirare le somme, se da un lato per gli stranieri i CTP costituiscono un’occasione per integrarsi e accedere alla nostra società, dall’altro l’atteggiamento predatorio e opportunistico degli iscritti ne amplifica le problematiche rendendo difficile la didattica e il funzionamento.