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Verrà ricordata per la rielezione del presidente Napolitano, per una nuova formazione politica che alle elezioni si è portata a casa il 25%. Per l’uso criminale dell’acido in nome di presunti amori. Per il dramma nel porto di Genova in un giorno di mare calmo. Per un lavoro perso, un mutuo non dato, un bambino nato… L’addio a Enzo Jannacci. E poi per la pioggia. Tanta, inquietante, da record, che tiene l’aria di lama e spinge indietro il calendario. «Niente piselli quest’anno – mi dice il contadino – troppa acqua. ». Ognuno avrà i suoi punti cardinali nella memoria affettiva di questa primavera. Come frutta e verdura che reclamano il sole. Eppure c’è un evento straordinario da annotare: i viali, i parchi, i giardini, i promontori, le pinete. Tutto il nord-est da Venezia all’Istria si è tinto di verdi prepotenti, forti, rigogliosi, come se la terra e le radici avessero goduto fino alle viscere di tanta abbondanza caduta dal cielo. Il fogliame si è rinvigorito e anche gli alberi più smilzi hanno messo i muscoli. L’aria profuma di fiori d’acacia, glicine e gelsomini. L’erba è cresciuta, repentina, irrobustendo i suoi steli come chiodi piantati. Tutta la natura ha conquistato tinte oceaniche in un germogliare luminoso che sembra un affresco d’impressionista. Nell’aria un cinguettio vivace ringrazia per tanta materia in cui mettere su casa. Questo verde vitaminico è carico di speranza consiglio di farne scorta in attesa dell’estate.