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C’è una ridondanza di comunicazione in politica, questo è un dato di fatto che è sotto gli occhi di tutti.
Ormai non c’è palinsesto televisivo, ma anche radiofonico, persino a livello locale, che non presenti il suo talk show, il suo dibattito, il suo ring per la discussione dei temi politici.
Ma ancor di più la produzione mediatica indotta dalla popolarità dei social network attraverso i vari FB, Twitter e tutti i blog che impazzano nella rete ha creato un’offerta ridondante, trabocchevole, eccessiva.
E ancor più spesso inutile. Non certo perché la discussione non debba o non possa trovar luogo, ma perché quello che mancano sono i contenuti, le proposte, la chiarezza dell’esposizione, e ancor più la capacità di saper comunicare poche ma chiare idee.
La latitanza è tutta sui programmi, sui contenuti, sulle risorse per realizzarli; sulle scelte di campo. Con chi e per chi voglio realizzare i programmi, quali forze sociali voglio privilegiare, quali settori dell’economia vengono premiati, quali settori dell’organizzazione dello Stato devo sfoltire, quali spese devo tagliare con quali ripercussioni per chi.
Potremmo star qui a fare l’elenco e probabilmente non troveremmo mai la fine.
Tutti a reclamare uno stato emergenziale, ma tutti a fare come se non se ne dovesse tener conto; una prosopopea di vaniloqui e di parole in libertĂ , che non hanno riscontro nella realtĂ  e nella pratica quotidiana.
Certo che se la politica e i suoi interpreti pensano di convincere i cittadini a seguirli continuando ad utilizzare le modalità comunicative che oggi sono sul terreno dei media possiamo capire il perché alla fine l’astensionismo è oggi il partito di maggioranza relativa (sfiora ormai la maggioranza assoluta) nel panorama della politica nazionale.
Prendo a simbolo la celebre scena del film di B. De Palma “The Untouchable”: Al Capone (R. De Niro) dice a Ness (K. Costner) “sei solo chiacchiere e distintivo”. Appunto!