Mercoledì 17 luglio, alla Tesa 105 dell’Arsenale Nord, si è svolto l’incontro Quale Arsenale organizzato dai 40X e dal Forum Futuro Arsenale che raggruppa le molte Associazioni cittadine che tanto si sono spese per la restituzione del complesso alla città. Guest star era l’Assessore ai Lavori Pubblici Alessandro Maggioni.
Attenta partecipazione dei presenti, peraltro pochini (ma eravamo già in piena estate..), che hanno dimostrato uno spirito costruttivo, senza atteggiamenti barricaderi e la serena accettazione che all’Arsenale dovranno coesistere attività espositive (Biennale), attività cittadine (ovviamente il punto di attenzione dell’incontro) e le attività manutentive del MOSE (in carico per ora al CVN fino allo scioglimento). Una ribadita attenzione da parte dell’Amministrazione Comunale che dichiarava la volontà di arrivare ad un assetto finale soddisfacente per tutti e anticipava che sarà insediato all’Arsenale un Urban Center, subito ribattezzato Arsenal Center, ovvero un luogo di informazione sulle trasformazioni della città in corso, di condivisione, di laboratorio ecc.
Ancora molte ombre però: non c’è ancora un’idea di come sarà l’assetto a regime (nonostante gli innumerevoli piani redatti negli anni..). Maggioni , che non ha ancora incontrato Biennale e CVN , con i quali si dovranno evidentemente fare i conti, ha detto non c’è ancora lo slancio (sic) e frenava sull’Urban Center come laboratorio di consultazione e condivisione dei progetti prima che vengano decisi (era stato sollecitato in questo senso da Marco Zordan dei 40X Venezia), svicolava sulla promessa (sollecitatagli da Michela Scibilia, sempre dei 40X) che nessuna area sarà assegnata nelle more della definizione del piano definitivo di assetto. Scibilia per la verità più che una domanda aveva tratto una logica deduzione dalle parole di Maggioni e il fatto che questi non abbia dato una risposta precisa è un po’ sospetto, ma tant’è..
L’elemento più interessante è stato l’accento posto sull’assoluta importanza che l’Arsenale sia nei fatti aperto alla città. Felice a tal proposito l’immagine offerta da Maggioni di un veneziano che si compra il giornale in un’edicola interna all’Arsenale, verificatasi ai tempi dell’America’s Cup. Un’immagine di quotidianità, di normale fruizione di quello spazio che fino ad oggi è mancata.
Apertura dell’Arsenale, appunto. L’idea forte è quella di insediare uno spazio dedicato all’attività artigianale, ai vecchi mestieri collegate al mondo delle barche a remi, anche tramite il recupero di imbarcazioni storiche. I numerosi rappresentanti delle Associazioni (Suppiej, Lanapoppi, Franceschet) hanno parlato di museo di sé stesso, di recupero umanistico del DNA della città, di fabbrica della coscienza dei cittadini e della nostra storia, di spazio di recupero ed aggregazione dello spirito remiero che ancora alberga nell’animo di molti veneziani. Motivazioni alte, evidentemente, che dovranno essere messe alla prova dalla verifica sul campo. Faccio il tifo per la riuscita dell’operazione anche se vedo il rischio che il museo aperto non sia sufficientemente attrattivo per i veneziani (a meno che non sia produttivo di posti di lavoro veri, il che non mi sembra molto verosimile) e, poiché i vuoti in natura si riempiono, finisca per ridursi a teatrino ad uso dei turisti (che è proprio ciò che i proponenti giustamente abborrono). Insomma, se questa è la sola proposta per fare dell’Arsenale “il più importante fattore di rilancio economico e culturale del centro storico” la vedo dura.
Altro aspetto delicato è che, comunque, tale attività non basta ad aprire l’arsenale ai veneziani: bisogna creare i motivi perché i veneziani ci vadano. Quindi residenzialità, servizi, accessi (e qui torno al mio vecchio pallino della sub lagunare che guarda caso è avversata da tutte le parti in causa), tutte cose di cui non si vede traccia. Giustamente, a tal proposito, Lanapoppi (Italia Nostra) insistiva perché da subito l’Arsenale sia aperto, alle imbarcazioni ed alle persone, con manifestazioni ad hoc. Maggioni si impegnava a definire insieme ai presenti un possibile elenco di queste manifestazioni.
Staremo a vedere che succede.

Nato a Venezia, vi ha sempre risieduto. Sposato con una veneziana, ha due figli gemelli. Ingegnere elettrotecnico, ha lavorato all’Enel dal 1987 al 2022, è stato Responsabile della distribuzione elettrica della Zona di Venezia e poi ha svolto attività di International Business Development Manager, lavoro che lo ha portato a passare molto tempo all’estero. È stato presidente del Comitato Venezia Città Metropolitana, esponente di Venezia Una&Unica. È in pensione dal 2022