Purtroppo sembra proprio che il Palais Lumière non si faccia più.
E’ un peccato perché questo progetto avrebbe rappresentato una scossa positiva per una città ed una comunità imprigionate sempre di più tra interessi esterni e questioni interne sempre e comunque di piccolissimo cabotaggio.
Non ci dobbiamo nascondere infatti il fatto che, a livello mediatico, la fronda al Palais non è certo partita da Venezia, i NO veneziani sono tutti rappresentati da scartine che si sono prestate a giochi gestiti in ambienti milanesi e romani.
A voler fare i complottisti uno potrebbe anche immaginare importanti interessi economici alle spalle. Una università internazionale della moda NON a Milano ad esempio, a dieci chilometri dal fondale più bello e suggestivo al mondo per sfilate e presentazioni, con un nome come Cardin, il tutto supportato da un erigendo Congress center da 7.000 posti … Siamo sicuri che tale cosa non dia fastidio a nessuno?
Siamo sicuri che una settimana della moda a Venezia non valesse a livello di richiamo internazionale come il Pitti e la settimana della moda milanese messe insieme ?
Ma anche se non fossero gli interessi economici a muovere questa armata Brancaleone di intellettuali e nobili dame c’è sempre la ribalta gratuita che Venezia offre a chiunque faccia finta di battersi per la città.
La cosa importante è ripetere forte e chiaro che si ama Venezia e che solo chi la mantiene immobile e congelata nel tempo la ama davvero. Se si ripete tutto ciò come un mantra i media nazionali e internazionali si rasserenano, sono contenti, sicuri che la loro bella cartolina pittoresca non rischi di diventare una città, viva, mutevole e in sviluppo costante.
La prova di quello che dico ?
Basta vedere il parterre di pezzi da 90 che si sono schierati contro all’opera di Cardin. E’ tutta gente che è completamente avulsa dal dibattito cittadino. Non li vedi mai. Appaiono a gettone e poi spariscono. Accendi una telecamera o un microfono e te li ritrovi davanti, la spegni e spariscono in una nuvola di “Lei non sa chi sono io”.
Non ci sono MAI quando si tratta di difendere i cittadini, l’artigianato locale, la residenza, le continue giornaliere offese che la nostra città e i suoi cittadini subiscono.
Spuntano però come funghi quando ci sono grandi questioni che garantiscono un adeguata esposizione mediatica e a tutte leInaugurazioni, mostre, restauri e convegni dove ci sia la stampa. Chissà perchè? 😉
La cosa folle è che con l’inusitata faccia tosta che li contraddistingue hanno anche il coraggio di insinuare che il progetto del Palais fosse stato solo una scaltra mossa di autopromozione di Cardin, quando proprio loro per primi, si ritagliano sprazzi di notorietà e gli applausi delle vecchie signore radical chic alle spese delle prospettive di vita e salvezza dal degrado della maggioranza della popolazione.
Lottare contro il degrado del vetro cinese ad 1 euro nella città del vetro di Murano evidentemente non fa curriculum e non ti porta su Repubblica o sul New York Times. Lottare perché a Venezia non spariscano gli abitanti non è una battaglia degna di questi signori e signore che da tempo (o dalla nascita) hanno risolto i loro problemi quotidiani, come la casa e il lavoro, e si preoccupano di più che dalla loro altana della seconda casa o durante le gite in barca non vi sia nulla che offende la loro fine sensibilità estetica.
Inoltre questi signori e signore avrebbero potuto forse ragionare e farsi delle domande. Se con tali nomi come firmatari e promotori e dopo essersi guadagnati gli onori della stampa nazionale ed internazionale (e le pagine interne dei quotidiani a pagamento) hanno raccolto solo 600 adesioni al famoso appello a Napolitano della combriccola di Settis, mentre al contempo in città nasce un comitato che in 2 mesi raccoglie oltre 12.000 adesioni spontanee di cittadini, più un altro che raccoglie svariate migliaia di firme a Marghera, ecco, uno magari si ferma e si chiede se forse la ragione non stia altrove o se la sua ragione non vada in contrasto con gli interessi della comunità.
Invece queste persone mosse soprattutto dal loro ego hanno deciso che bastava mettersi d’accordo in una manciata per dire di rappresentare Venezia e chi la ama.
Questa domanda poi avrebbero potuto porsela anche i media che invece hanno ignorato il fronte del SI e gli hanno riservato un spazio proporzionalmente infimo rispetto ai pochi tromboni del NO.
Questi non sono Veneziani, questi sono i VeNOziani, gli abitanti di VeNOzia, una città nella città, gente che ambisce a mantenere tutto stabile e immoto in una eterna agonia di decadenza, che nega ogni progresso e slancio, che vive di cene per raccogliere fondi per l’ennesima vera da pozzo cariata e se ne sbatte allegramente dell’ennesima famiglia che lascia la Laguna o di una fornace che chiude a Murano.
Signori miei Venezia non è le sue pietre, Venezia è i suoi abitanti. Se amate le pietre e lo skyline più del benessere e del futuro dei suoi cittadini allora non amate Venezia ma solo la sua cartolina. Preferendo lo skyline delle torri fumiganti di Marghera al profilo ardito del Palais Lumière avete piantato un altro chiodo sulla bara della mia città. Tutto questo io e molti altri non ve lo perdoneremo mai.
Se devo però trovare una cosa positiva in tutta la vicenda è che questa avventura è riuscita a tracciare un solco netto tra chi ha una visione di Venezia come una città che ha ancora un futuro e di chi invece è convinto che abbia solo un passato.
Da oggi è più facile riconoscere i VeNOziani dai Veneziani e con loro regolarsi di conseguenza. Sono fra noi, diffidatene.

veneziano classe ’66, laureato in ingegneria a Padova è imprenditore nel settore della logistica, sia come agente marittimo che spedizioniere. È raccomandatario marittimo, broker assicurativo e direttore tecnico di agenzia viaggi. Ricopre la carica di presidente nazionale di Federagenti, l’associazione nazionale degli agenti raccomandatari. È consigliere regionale di Fiavet Veneto, l’associazione degli agenti di viaggio.