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Tutti a strapparsi le vesti, tutti a dare la responsabilità al mancato controllo e alle inefficienze amministrative che dovrebbero governare la circolazione lagunare e in particolare quella lungo il Canal Grande.

Certo è che questo tragico evento ha colpito l’immaginario collettivo mondiale per almeno due fattori: perché ogni cosa che coinvolge in maniera drammatica la categoria dei gondolieri e la loro gondola da sempre ha un forte impatto emotivo e comunicativo per il fatto stesso che questa è uno dei simboli, forse persino il più rappresentativo, della città unica al mondo.

Il secondo fattore è che questa volta si è trattato non solo di un incidente ma di una morte assurda quanto inconciliabile persino con l‘immagine e la natura stessa del luogo e del mezzo di trasporto coinvolto.

 Poi andrebbero fatte alcune riflessioni sulle cause, non tanto quelle tecniche, che saranno oggetto di indagini appropriate, ma su quelle strutturali.

Non si conta nemmeno più il numero degli anni in cui il problema dell’affollamento dei natanti in Canal Grande è all’ordine del giorno, magari sotto il titolo più accattivante di “Contenimento del moto ondoso”: ogni volta a fare appropriati studi (ex Coses principalmente) e a dare indicazioni quasi sempre inapplicate o disattese.

Le ragioni di fondo di questa situazione di profonda disattenzione e sottovalutazione del fenomeno riconducono al fatto che questo è solo uno degli effetti dell’esplosione del turismo di massa.

Un turismo fuori da qualsiasi controllo e da qualsiasi regolazione che ormai ha pervaso ogni ganglio della vita cittadina, che coinvolge interessi economici forti e potenti che difficilmente sono disposti a scendere a compromessi e ancor meno a rinunciare a parte dei propri privilegi e guarentigie.

Un'immagine consueta: l'assalto dei turisti a Venezia

Un’immagine consueta: l’assalto dei turisti a Venezia

E qui li vorrei vedere i soloni di FB e dei vari blog a cimentarsi concretamente e quotidianamente con le categorie; li vorrei misurare sulla loro capacità di intervenire con nettezza e con durezza a prescindere; perché è innegabile che o si praticano delle scelte radicali, si taglia con la spada il nodo gordiano dell’affastellamento degli interessi, o si va incontro al compromesso al ribasso e alla più piatta delle gestioni amministrative.

In buona sostanza i servizi ai cittadini devono avere la prevalenza sugli interessi delle categorie? E queste categorie quanta parte sono di quella rappresentazione di cittadinanza?

Alla prova dei fatti non ci è riuscito nessuno a prescindere dalla appartenenze politiche/partitiche perché si è privilegiata la via della mediazione (sempre necessaria?) che apparentemente ha accontentato tutti ma non ha risolto nulla.

 A voler rimanere solo ad analizzare le categorie coinvolte nel trasporto pubblico vanno elencati in primis i Gondolieri, poi i Taxisti (servizio taxi e noleggio sulla stessa imbarcazione, caso unico al mondo; e già questo è un privilegio), i Trasportatori e da ultimo, ma non ultimo, il Servizio Pubblico (ACTV ).

Per esperienza personale (ho ricoperto il ruolo di presidente dell’Ente Gondola dal ’94 al 2004) vi posso garantire che qualsiasi tentativo di normare e di ripensare le funzioni del trasporto lagunare ha sempre dovuto scontare il muro contro muro o alla meglio il muro di gomma.

Perché ci sono troppi interessi in gioco, ben oltre le ragioni di svolgimento di un onesto ed indispensabile lavoro; sembrerà paradossale ma bisognerebbe parlare anche di cultura, di educazione civica prima ancora che di rispetto delle regole, che pur ci sono.

Mille e uno piani di intervento, mille e uno progetti, spesso intelligenti e innovativi (solo per citarne alcuni: i mitici tre Terminal – Fusina, S. Giuliano, Tessera – il centro interscambio merci, i sensi unici, i canali a traffico limitato, il trasporto turistico regolamentato, il controllo GPS, etc) alla fine sono rimasti lettera morta o alla meglio largamente disattesi.

Ma il discorso sarebbe molto lungo e richiederebbe un trattato analitico e documentato; qualcosa c’è (J. van de Borg, Coses e altri) ma forse non è ancora esaustivo.

Vogliamo poi parlare di come canalizzare i 22 milioni di turisti annuali, oltretutto destinati a crescere anno per anno?

Vogliamo farlo pensando che l’unico modo sia continuare ad intasare il Canal Grande come fosse una tangenziale allargabile a piacere, capaci di renderla idonea a sostenere questo flusso di traffico che rimane comunque un’esigenza imprescindibile? O pensando che bastino un po’ di regole, qualche controllo in più e un po’ di “buona creanza”?

Allora costruiamo la linea del tram Mestre-Venezia con la scelta folle e inefficiente del doppio terminal di Piazzale Roma che va a sormontarsi a quello di San Basilio (unica soluzione che almeno sposterebbe parte del traffico lungo la circolare urbana).

Il progetto della sublagunare, opera pensata prorpio per sgravare il traffico del Canal Grande

Il progetto della sublagunare, opera pensata proprio per sgravare il traffico del Canal Grande

Allora continuiamo a rigettare ogni soluzione radicale ma probabilmente risolutiva come la sub-lagunare (recentemente cassata definitivamente dal Cons. C.le ), con tutti i problemi che comporta ma che andrebbero affrontati per quello che sono e non in via pregiudizialmente integralista e ideologica.
Questa tragedia annunciata è destinata a suscitare, oltre che un cordoglio partecipato, la giusta indignazione e a fare un po’ di rumore (giornalisticamente parlando) ma purtroppo temo che rimarrà in larga parte inefficace ai fini di un ripensamento radicale delle misure realmente indispensabili e imprescindibili.