A proposito di Matteo Renzi, in quest’ultima stagione politica, ho dovuto rivedere alcune mie posizioni. In campagna elettorale ho difeso a lungo Bersani, soprattutto – sembrerà strano – per le sue modalità comunicative, per il suo realismo, per la sua attitudine a dire le cose come stanno, senza dover svendere paradisi terrestri e spiagge felici che non si raggiungeranno mai. Per la sua onestà intellettuale, insomma. Purtroppo, occorre ammettere che noi, elettori italiani, non abbiamo superato quella fase simbolica, tipicamente infantile, in cui si ha bisogno di fiabe e di sogni. Una fase in cui si necessita di qualcuno che ci disegni utopie e società perfette, pur sapendo che non si potranno mai realizzare. Per lo meno nelle gravi contingenze economiche che stiamo vivendo. Il piatto che ci offriva Bersani era poco appetitoso e non gli è stata tributata quella fiducia necessaria per attuare un programma. E abbiamo perso.
Quando Renzi diceva “chi vota per me prende per mano il futuro, la speranza, il cambiamento”, avevo l’impressione che pronunciasse slogan vuoti e anche un po’ retorici, ma forse – anzi, di sicuro – raggiungevano l’anima di una poderosa fetta dell’elettorato della sinistra. E non solo della sinistra.
Berlusconi è un bravo venditore. E Renzi lo è anche. Forse più del primo, perché reca con sé l’energia vitale dei suoi anni. Non è vicino alle mie corde, perché troppo narciso, egoriferito, venditore e sofista. Tuttavia, dice delle cose che mi rappresentano ed è distante, sia pur avvicinandoglisi nella forma, da quel politicante innominabile, impenitente pregiudicato, che continua a furoreggiare nella nostra Democrazia. Distruggendo il nostro presente, annullando il nostro futuro e azzerando le glorie del passato (all’estero ci ridono in faccia, quando tiriamo fuori dal cilindro i fasti di un passato che, per brillare, ha bisogno dei bagliori del presente… e qui di bagliori se ne vedono pochi, a parte quelli delle tempeste finanziarie che ci piovono addosso di tanto in tanto).
Per questo motivo, sosterrò Renzi che è l’ultima speranza di questa sinistra agonizzante. A meno che quest’ultima non muoia prima che il nostro giovane leader si ricandidi. Non ci dimentichiamo che c’è in ballo l’elezione per la decadenza di Berlusconi da senatore della Repubblica. E se le cose andranno come temo, ci saranno franchi tiratori già bell’e che venduti, pronti ad appoggiarlo. A quel punto neanche la forza fresca e trascinante di Renzi potrà molto. E il popolo della sinistra se ne andrà con Grillo.
Non ci resta che incrociare le dita, dal nostro osservatorio di sudditi!
Annalisa Martino

Laureata in filosofia, ha insegnato Lettere in una scuola secondaria statale in provincia di Milano. Scrive su alcune testate locali dove si occupa di scuola, libri, politica e costume. Ha pubblicato tre romanzi: “Criada” (Astragalo, 2013), “A due voci” (Leonida, 2017), “Fatale privilegio” (ilTestoEditor, 2023)