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Non è facile adesso stare dentro all’ubriacatura di consensi che sta ricevendo Matteo Renzi. Per certi versi quello che sta accadendo attorno a lui è un processo inevitabile. E’ evidente che quando uno aspira a creare un fenomeno di egemonia politica sulla società ci sia un momento in cui diventa, e vuole diventare, il ‘fidanzato d’Italia’ come qualche titolo ben riuscito ha voluto chiamarlo. Conosciamo bene i processi e sappiamo che questo bagno di folla e di popolarità è un passaggio obbligato e addirittura necessario per vincere. Accade qui come accadrebbe a qualsiasi latitudine ed è accadauto in tutti i tempi. Forse anche Pericle nella Grecia classica e Giulio Cesare nella Roma tardo repubblicana hanno avuto un momento di ubriacatura e di fidanzamento con le loro società.

Così come riferendosi alla più ristretta società politica il ‘saltare sul carro vincente’, il suo di Renzi intendo, è fenomeno altrettanto inevitabile. Resto convinto che Matteo potrebbe anche farne a meno di certi appoggi interni al PD e che avrebbe la forza popolare per vincere anche senza il sostegno di alcuni capibastone interni. Ma se succede bisogna fare buon viso.

Detto questo è comprensibile che chi un paio d’anni fa ha cominciato in pieno isolamento a puntare su questo ragazzo un pò guascone ma coraggioso e convincente, oggi si sente circondato con imbarazzo da una folla di plaudenti di cui fa fatica a fidarsi. E si chiede: ma come fanno d’improvviso a essere renziani personaggi che hanno praticato e continuano a praticare una prassi politica che è all’opposto del programma di Renzi ? E vale a dire: inciuci, accordi, scambi di favori e di posti, spartizione interna. Nel piccolo panorama di Venezia io vedo un manipolo di ragazzi altrettanto coraggiosi  che hanno sostenuto Renzi fin dal primo momento che si trovano a dover condividere questo sostegno con opportunisti, signori delle tessere, vecchi marpioni di corrente o di sindacato, tutta gente che non ha mai lavorato ( di lavoro vero) un giorno in vita, passando da una poltroncina all’altra, selezionati solo con la logica del servilismo al padrone di turno e divenuti poi padroncini a loro volta e selezionanti nello stesso modo. Io dico a questi ragazzi coraggiosi che in tempi non sospetti hanno sostenuto Renzi: sfidate gli opportunisti sui contenuti, sulla radicalità delle scelte, prendetevi la parola senza remore, una, due, cento volte se occorre e senza temere di andare in minoranza, ma sapendo di avere una ragione superiore. In una fase così non si può andare troppo per il sottile. Non abbiate troppi scrupoli ad usare le loro stesse armi, non disdegnate la tattica che spesso deve fare di necessità virtù.

E poi infine direi loro: cercate il più possibile il sostegno esterno in quella larga piazza che è il mondo dei semplici elettori non iscritti a nessun partito, in quella larga piazza dei potenziali elettori che per il partito di Renzi non ha mai votato ma che oggi voterebbe Renzi, a prescindere dal suo partito. La rivoluzione copernicana sta qui, nel bypassare la zavorra della struttura e andare direttamente al cuore della scelta.