Caro Babbo Natale
questo è stato sicuramente un anno difficile per moltissime persone; lo è prima di tutto sul piano della mancanza del lavoro, della diminuzione dei redditi, della contrazione dei risparmi, della diminuzione delle risorse disponibili per investimenti, dell’impoverimento della base produttiva industriale, della mancanza di prospettive, della scarsissima capacità della “politica” di saper rappresentare tutti questi bisogni, queste emergenze.
Ma è un anno ancora più difficile perché sta sparendo la fiducia nel futuro soprattutto da parte dei più giovani, sta venendo a mancare quello spirito di unità nazionale che, nei momenti più bui e più difficili della nostra storia ( e ce ne sono stati, eccome) ha saputo mantenere alta la tensione, la condivisione dei principi e dei valori repubblicani e costituzionali.
Oramai tutti si stanno isolando nel più ristretto ambito dell’individualismo, non come valore, ma come rifugio dalle difficoltà e dalle minacce di una crisi incomprensibile e di cui nessuno si sente responsabile.
Stanno esplodendo tutte le contraddizioni di una società frammentata e deresponsabilizzata, che ha seguito, qualche volta anche solo inconsciamente, un modello culturale ed economico che l’ha portata allo sfascio e l’ha condotta irresponsabilmente in questo vortice di depressione collettiva.
Emergono tutte le astiosità, gli atteggiamenti aggressivi, le urla degli ultrà dei diversi movimenti che alla demagogia e al populismo si richiamano senza infingimenti e senza pudore alcuno. Sembra che la figura del ciarlatano, che si nasconde sempre dietro alle insicurezze, alle paure e alla rabbia dei più, sia stata riabilitata e persino fortemente sostenuta, quasi sponsorizzata da quell’altro crogiuolo di vacuità e vanità che risponde al nome di talk-show di tutte le reti e di tutti i palinsesti; le eccezioni sono pochissime, purtroppo.
Dalla mitica e mitizzata Rete escono, inframezzate da poche, ragionevoli, ragionate, argomentate discussioni, le cose più volgari, più inascoltabili, più becere; gli sfoghi di una popolazione di argonauti che sono capaci solo di vomitare ingiurie, di fare il tifo, di sproloquiare, senza alcun appoggio di un ragionamento purchessia, completamente incapaci di atteggiarsi all’ascolto e al dialogo anche con chi non la pensi allo stesso modo.
La massima volterriana in queste circostanze non può e non deve trovare accoglienza, perché non si nega il diritto di manifestare le proprie opinioni, ma si deve negare il “diritto” di insultare e di aggredire sempre e comunque. Se ne vedono davvero di brutte e di crude. Dietro l’angolo c’è il fascismo (non necessariamente come movimento politico, ma come atteggiamento culturale) e la dittatura del pensiero unico.
Allora caro Babbo Natale lo so che ti chiedo qualcosa di difficile, qualcosa che si può chiedere solo se si crede davvero a Babbo Natale, ma porta a tutti un po’ di fiducia nel prossimo che è fatto di uomini e donne che si sbattono dalla mattina alla sera e che cercano di far quadrare i conti di una crisi ormai insostenibile, ma che rischia di diventare un disastro non solo e non tanto sul piano materiale, quanto su quello del vivere civile.

Veneziano, con i piedi nell’acqua, dalla nascita (1948). Già Amministratore Delegato di una Joint Venture italo-tedesca di accessori tessili con sede a Torino. Esperienze di pubblico amministratore nei lustri passati. Per lunghissimi anni presidente del Centro Universitario Sportivo di Venezia (CUS Venezia)