Farinetti e Eataly: un caso di coraggio di unâItalia vincente
Oggi viviamo in unâItalia dove tutto sembra vada a rotoli.
Le imprese chiudono, il lavoro manca, la cassa integrazione e i licenziamenti sono la regola, i migliori brand italiani vengono rilevati per pochi soldi da aziende straniere. Viviamo in un paese dove internet viene ancora considerato una novitĂ , gli incubatori sono vuoti, le start up e le innovazioni sono un miraggio.
UnâItalia dove gli imprenditori evitano di fare impresa e se lo fanno vengono considerati âeroiâ perchĂŠ decidono di immolarsi nel pantano burocratico, e perchĂŠ i loro guadagni iniziano con un meno 50% per le tasse (mentre con le rendite finanziarie solo un meno 12%).
Siamo anche un paese dove tutti si lamentano su tutto ma nessuno fa niente, dove le responsabilità sono sempre di qualcun altro, o in generale della politica, un paese dove la speranza è azzerata e anche il tipico buonumore italico è un lontano ricordo.
In unâItalia del genere câè unâeccezione: unâimpresa che è in pieno boom, continua ad aprire negozi e ad assumere giovani, unâimpresa che è lo specchio del suo fondatore, Oscar Farinetti, un visionario concreto, lâimmagine vivente dellâottimismo e il miglior ambasciatore del made in Italy nel mondo.
Eataly sta avendo un successo travolgente soprattutto allâestero e chiunque ci sia stato non può evitare di esserne affascinato. Eâ un case history, ma chiediamoci come mai câè chi è in declino e chi non riesce a stare dietro alle opportunitĂ di crescita, câè chi deve chiudere e chi non riesce a soddisfare la domanda?
Qualâè il segreto? Lâidea alla base di Eataly è semplice o meglio è la semplicitĂ . Anzi è proprio la chiave del suo successo oltre al fatto di riuscire a coniugare quantitĂ e qualitĂ , cultura e gioia del cibo. La grande distribuzione del cibo di qualitĂ facendo informazione e cultura.
Lâequazione o lâanalisi alla base dellâimpresa di Farinetti : il âmade in Italyâ è uno dei tre marchi piĂš famosi del mondo, la cucina italiana è se non la prima una delle prime tre in assoluto.  In Italia câè la piĂš grande varietĂ di cibi e biodiversitĂ del mondo (dalla valle dâAosta alla Sicilia è come attraversare 20 paesi, mentre in Cina dopo miglia di chilometri trovi cose simili). In Italia câè il mix piĂš unico e pregiato di bellezza: paesaggistica, artistica ed enogastronomica; il nostro oro, il nostro petrolio, e questi fattori sono in sinergia tra loro, ma potrebbero essere un traino enorme molto maggiore di quanto lo siano ora. Nel mondo câè una domanda insoddisfatta di Italia, basta viaggiare ci rendiamo conto quanto siano apprezzate le nostre qualitĂ , mentre qui ci piangiamo addosso.
Le caratteristiche dellâItalia dal rinascimento sono creativitĂ , capacitĂ manuale, inventiva, fantasia, prodotti artigianali tipici unici, clima, natura, tradizioni secolari.
Una volta si viaggiava e incidentalmente si assaggiavano prodotti buoni, oggi si viaggia per provare sapori, e se li fai assaggiare a New York, Tokyo Dubai etc. vorranno venire a provarli qui da noi (cosĂŹ come le opere dâarte italiane nei maggiori musei del mondo).
A fronte di questo in Italia abbiamo ancora numeri bassi: lâexport agroalimentare è solo 31mld contro unâimportazione di 35mld (è possibile essere in saldo negativo della bilancia pagamenti sullâagroalimentare?). Abbiamo 37milioni di visitatori rispetto ai 77 della Francia. (Un paese come lâItalia che è il n° 1 al mondo nella classifica dei beni tutelati dallâUnesco)
Lâunico modo per rilanciare la nostra economia è lâexport e cosa fare se non prodotti a valore aggiunto? (la Germania lo fa bene con le auto quelle di eccellenza, non quelle che costano poco)
Questa analisi porta Farinetti a un grande slancio di ottimismo.
âAbbiamo 90mld di imitazioni âitalian soundingâ è il segnale che abbiamo il 99% della popolazione del mondo che vuole vestirsi come noi, mangiare come noi, arredare le case come noi, e venire a vedere come viviamo noi.  Ecco la nostra enorme opportunitĂ . Basta lamentarsi e dire piove governo ladro, alziamoci e facciamo quello che noi italiani sappiamo fare meglio.   Siamo imitati perchĂŠ siamo belli, ma anche perchĂŠ non siamo stati in grado di tutelarci, distinguerci e difendersi, ci siamo rovinati con le nostre stesse mani con le complicazioni burocratiche, dobbiamo inventarci un Unico Marchio Italia; poche regole facili da capire.â
Questo è il pensiero di Farinetti e per questo secondo me Farinetti dovrebbe rappresentare lâItalia anche politicamente nel mondo, insomma dovrebbe farlo chi ha competenza e lâha dimostrato con il successo, chi sa comunicare la nostre eccellenza, chi sa raccontare le nostre meraviglie.
Infine ultimo ingrediente nel mix del successo di Eataly: avere coraggio, il coraggio di provarci, di rischiare, di avere determinazione e capacitĂ di analisi, di vedere il futuro (nel suo ultimo libro, âstorie di coraggioâ ci aiuta a capire come 12 imprenditori italiani sono andati oltre le colonne dâercole nel campo del vino).
Farinetti sostiene il cambiamento e quindi il progetto di Renzi, uno cui il coraggio non è certo mancato.  Renzi nella recente campagna per le primarie ha detto una cosa che reputo molto vera ma che la sinistra italiana ideologica e settaria non ha considerato finora:  âessere di sinistra non significa parlare di lavoro, significa creare lavoro!â
Questo è incarnato perfettamente dallo spirito di Farinetti, un imprenditore di sinistra nello stile di Adriano Olivetti, che considera il luogo di lavoro un centro di acculturazione, socializzazione, relazione e crescita umana, un lavoro dove i dipendenti non hanno bisogno di sindacati poichè il datore di lavoro stesso per primo tende a tutelare loro, e soprattutto crea una condivisione di obiettivi in modo che se lâimpresa va bene ci saranno benefici per tutti, per la crescita interna dei dipendenti, per nuovi lavoratori e per lâItalia in generale.  Insomma unâidea di impresa del futuro, in cui tutti sono stakeholders, anche la popolazione e lâambiente in cui lâimpresa agisce. Lâecosistema, gli allevatori, le razze, le biodiversitĂ , le micro coltivazioni delle economie locali, tutte utili per preservare la bellezza delle tradizioni e dellâambiente alle generazioni successive. Questa è fare economia sostenibile, al di lĂ degli slogan che tutti sbandierano ma che nessuno poi mette in pratica veramente.
Negli ultimi 20 anni a sinistra si è parlato di lavoro con un tono intellettuale, vestiti bene nei salotti per atteggiamento di parte senza sapere i veri problemi dei lavoratori che sono prima di tutto avere un lavoro dignitoso che permetta di mantenere la famiglia. Lâindustria italiana è rimasta indietro come il sindacato nelle rivendicazioni e cosĂŹ anche la rappresentanza politica dei lavoratori. Oggi gli operai non votano piĂš a sinistra.
La libertĂ e lâeguaglianza passano attraverso due cose fondamentali: i diritti civili e il benessere economico, e senza lavoro non câè libertĂ . La sinistra deve adeguarsi ai cambiamenti del sistema economico, alla flessibilitĂ dei mercati favorendo modalitĂ di lavoro che sono possibili in imprese di successo, defiscalizzando chi crea lavoro vero, senza creare ostacoli burocratici per rimanere arroccati rischiando lâestinzione.
VIVA lâITALIA lâITALIA che LAVORAâŚ,

veneziano classe â66, laureato in ingegneria a Padova è imprenditore nel settore della logistica, sia come agente marittimo che spedizioniere. Ă raccomandatario marittimo, broker assicurativo e direttore tecnico di agenzia viaggi. Ricopre la carica di presidente nazionale di Federagenti, lâassociazione nazionale degli agenti raccomandatari. Ă consigliere regionale di Fiavet Veneto, lâassociazione degli agenti di viaggio.