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Facendo tutti gli scongiuri del caso, sembra che l’annosa vicenda del posizionamento dello stadio a Tessera stia avviandosi ad una positiva conclusione. ENAC ha dato il via libera al PAT redatto dal Comune di Venezia (che prevede l’erezione dello stadio fuori dalla fascia di rispetto di un km dalla eventuale seconda pista del Marco Polo), le aree dove dovrebbe sorgere lo stadio sono opzionate da SAVE e questa si è dichiarata disposta a cederle a Korablin avendo perso ogni speranza di attuare gli investimenti previsti nel cosiddetto Quadrante Tessera. Manca solo l’acquisizione da parte della Regione Veneto del PAT per la necessaria modifica di destinazione urbanistica dei terreni (ora classificati come agricoli) ma, incrociamo le dita, dovrebbe trattarsi di poco più una formalità. Adesso la palla è nel campo di Korablin (metafora calcistica mai così appropriata..) e speriamo che si parta presto.

Enrico Marchi

Enrico Marchi

Lieto fine, dunque. E, con il distacco e la serenità che ne derivano, vale la pena di ricostruire i termini della querelle che ha opposto in questi anni Comune di Venezia e SAVE e segnatamente Orsoni e Marchi. Cerchiamo di ricapitolare.

Tutto parte dall’accordo del 2008 sul famoso (o meglio famigerato) Quadrante di Tessera tra Comune (Sindaco Cacciari con monocolore Margherita) e SAVE che prevedeva una scambio di terreni tra le parti. In quelli ceduti da SAVE il Comune avrebbe posizionato, tra gli altri, lo stadio e poiché la differenza di valore (mai contestata) era di 17 milioni a favore del Comune, quest’ultimo compensava SAVE riconoscendole la possibilità di edificare 30000 mq di superficie lorda a pavimento (la cosiddetta slp). Si è parlato, a proposito di questi 30000 mq, come di “colata di cemento vergognosa ed illegittima” facendo (forse ad arte?..) un po’ di confusione con la slp di 334.500 mq che il Comune, nell’accordo, riservava per sé (questi si davvero troppi). Ebbene, ipotizzando un edificio di tre piani, 30000 mq di slp corrispondono ad un edificio di 10000 mq, un quadrato di 100 metri per 100. Per avere qualche riferimento, l’attuale edificio che ospita l’aeroporto misura, grossomodo, 160 x 110. Ma tant’è.

Giorgio Orsoni

Giorgio Orsoni

Successivamente, Orsoni subentra a Cacciari ed a Ca’ Farsetti si insedia  una maggioranza composita: il PD ovviamente e, tra gli altri, In Comune, l’anima ambientalista della sinistra. E l’Amministrazione cambia decisamente atteggiamento nei confronti del progetto. Non solo: nel 2011 l’ENAC (l’ente nazionale per l’aviazione civile) nel 2011 modifica in senso più restrittivo i vincoli all’edificazione rispetto alle piste aeroportuali ed in modo tale rende inedificabile la gran parte delle aree comunali del Quadrante (tra cui  quella dove doveva sorgere il nuovo stadio). Queste infatti ricadono nella fascia di rispetto della seconda pista che SAVE vuole assolutamente prevedere in piano (avendone tutte le ragioni: rimando a tal proposito all’articolo http://www.luminosigiorni.it/2012/05/la-famigerata-seconda-pista-del-marco-polo/). SAVE allora opziona a favore del Comune nuove aree fuori della fascia di rispetto e ripropone l’accordo sulla base delle stesse intese intercorse con Cacciari. Ma ormai il Comune ha il suo casus belli : l’accordo viene stracciato e riproposto tagliando drasticamente a SAVE l’edificabilità pattuita in precedenza. SAVE risponde picche e si crea lo stallo solo in questi giorni (si spera) superato. Da qui in avanti scatta il fuoco di fila della mistificazione: SAVE viene accusata di megalomania per aver previsto la seconda pista  (si badi bene: solo previsto cioè “lasciato lo spazio per”, non deciso di costruire), la si accusa di cementificare il territorio  (quando la parte in quota SAVE era irrilevante rispetto al totale), si ciarla di delicati equilibri idrogeologici che verrebbero sconvolti, che tanto quelli non si negano mai a nessuno. E soprattutto si propina una lettura dei fatti (si legga per esempio la ricostruzione di Mauro Martignon apparsa sui giornali) per cui è SAVE ad essere venuta meno agli accordi. Altro leitmotif  sparso a piene mani è che il Comune è detentore unico dell’interesse pubblico ed in quanto tale ha diritto di prevalenza sugli interessi privati. Dimenticando il piccolo dettaglio che pacta sunt servanda  e gli impegni con SAVE erano stati presi e liberamente negoziati dall’Amministrazione precedente la quale era, ovviamente, parimenti espressione legittima del pubblico interesse…

Intendiamoci: il Quadrante di Tessera era un progetto davvero eccessivo e pochi lo rimpiangeranno. Ed è comprensibile il ripensamento dell’Amministrazione Orsoni. Si sarebbe però potuto, anzi dovuto, tentare di negoziare un compromesso, di trovare una soluzione condivisa, con buon senso e i classici do schei de mona in scarsea..

Esattamente il contrario di quanto ha fatto Orsoni (per la verità non aiutato neanche da Marchi), cui dobbiamo almeno due anni di stallo del progetto stadio.