INCHIESTA Domanda 1 : Renzi ha le risposte giuste per la domanda forte di cambiamento?
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20 Gennaio 2014
Questo editoriale è strettamente legato all’ INCHIESTA pubblicata da Luminosi Giorni su Matteo Renzi e sul ruolo che può giocare nella scena italiana e, per ricaduta, venezian. E’ stato effettuato ponendo 6 domande a 7 collaboratori di Luminosi Giorni, che hanno risposto secondo il loro orientamento e la loro sensibilità e che per questo ringrazio. Nel portale della rivista, quindi qui di fianco, ogni domanda ha un suo spazio e compare con una finestra propria e autonoma. Nell’editoriale invece cercherò di dare per ogni domanda una interpretazione generale e sintetica del quadro che emerge. Operazione facilitata dal fatto che nel complesso c’è una certa consonanza nelle risposte e dove ci sono, perché ci sono, delle differenze, queste risultano complementari e contribuiscono ad una conoscenza critica di tutto il fenomeno renziano. Ne esce un quadro credo utile come strumento di conoscenza anche per chi vuole operare politicamente.
Replico dunque ogni domanda posta e la commento.
1)I punti di forza programmatici di Matteo Renzi, anche in linea puramente teorica solo per come sono stati da lui narrati, vanno o no incontro all’esigenza espressa dall’elettorato alle primarie di radicale cambiamento politico, sociale, etico ed economico (al netto dunque delle difficoltà oggettive di realizzarli, date dal contesto italiano ed europeo )?
A me pare che a questa prima domanda si risponda di si, con cautela. Nel senso che in linea di massima Renzi corrisponde a ciò che gli elettori gli chiedono, anche se mi pare giusta la considerazione che di lui emerge per ora di più l’aspetto pragmatico e la volontà di scassare tutti i catenacci arrugginiti che tengono bloccata la società italiana (lavoro, costi della politica etc.). E molta gente questo chiede prima di tutto. Persino un elettorato non tradizionalmente di sinistra vede in lui tale aspetto e forse per questo l’ha sostenuto anche alle primarie. La cautela deriva dal fatto che una parte di quelli che gli hanno dato la vittoria lo hanno fatto più per opportunismo che per slancio nei suoi confronti e anche di questo va tenuto conto, anche se è difficile dare il peso a questa adesione più per calcolo che sui contenuti.
2)Nonostante gli sforzi per smarcarsi dallo schema sinistra-destra Matteo Renzi, soprattutto dai suoi detrattori è stato nel recente passato collocato e/o percepito in una posizione di destra all’interno del partito. Il pieno di voti che ha ottenuto dall’elettorato PD, il voto alle primarie accertato anche di elettori di destra e di centro e nello stesso tempo la velata attenzione di Vendola ( Sel) nei suoi confronti e quella, neppur troppo velata, di Landini (FIOM) scompaginano e smentisicono lo schema e la sua collocazione che risente forse di una mappatura politica vecchia? Può in definitiva, scompaginando gli schemi, pescare trasversalmente in tutto l’arco parlamentare e svolgere un ruolo egemonico che non si accontenta di una maggioranza relativa?
Sulla trasversalità di Renzi c’è accordo quasi unanime pur con sfumature e differenze. Non c’è risposta diretta alla domanda, ma rileggendo le risposte chi ha posto la domanda legge che si, Renzi ha in buona parte rotto lo schema ottonovecentesco della polarità sinistra destra. Aggiungo io a confortare questa novità che in lui si coglie la differenza anche con un Veltroni, capace di parlare anche al centro e alla destra, ma pur sempre uomo di sinistra. Renzi effettivamente è oltre la dicotomia sinistra-destra, è appunto semplicemente ‘oltre’. Ma è anche stato per ora in grado, pur essendo ‘oltre’ di non perdere l’elettorato tradizionalmente di sinistra. Che, aggiungo azzardando, a livello inconscio chiede di rimanere di sinistra nella pancia ma con la testa chiede di andare appunto ‘oltre’.
3)Con il senno di poi se si liberalizzavano di più le primarie Renzi/Bersani del 2012( che anche per questo hanno avuto un minor afflusso) e soprattutto se molti elettori di Renzi oggi lo avessero votato anche l’anno scorso come premier da opporre a Berlusconi e a Grillo, avremmo o no avuto già l’anno scorso alle elezioni politiche quella vittoria del centro sinistra anche al senato, una vittoria che avrebbe evitato le larghe intese attuali? In definitiva abbiamo o no buttato via un anno?
Forse non si è colto che la domanda era doppia e la seconda subordinata alla prima. C’è la convinzione prevalente che anche con primarie più aperte Renzi non avrebbe battuto Bersani l’anno prima. Per cui decade anche la seconda ipotesi. Evidentemente i tempi di maturazione obbligavano a questo passaggio che non prevedeva scorciatoie. Certo che, se i suoi elettori di oggi fossero stati anche quelli di ieri e il candidato premier fosse stato lui, c’è la convinzione che sarebbe stato in grado di far vincere il centro sinistra evitando le larghe intese. In grado di vincere allora più di quanto ciò sia possibile oggi. Questa ipotesi che lascia il tempo che trova si proietta però sulla domanda successiva (4) E questa vittoria è ancora possibile con Renzi in occasione del prossimo voto? Ce la fa a battere i populismi, Berlusconi e Lega soprattutto e poi anche Grillo?) A cui si risponde che si, anche oggi Renzi può farcela, ma la strada è più in salita per tanti fattori, tra cui, aggiungo io, il governo in carica e le opposizioni populistiche tutte sul fronte opposto.
5)L’aver disgiunto la scelta nazionale per il segretario dai congressi locali con i relativi gruppi dirigenti (riservando i congressi locali ai soli iscritti) potrà determinare una situazione in cui il nuovo segretario ( Renzi) ha in mano un partito in cui alla base domina ancora un vecchio apparato che lo stoppa e lo controlla, senza contare i gruppi parlamentari in cui i numeri sono a suo sfavore ? Per essere bruschi e un po’ volgari, ma forse efficaci: il vecchio apparato lo tiene o no “per le palle”?
La risposte scontano la sensibilità e la conoscenza maggiore o minore di chi risponde verso la realtà nuda e cruda di questo partito e delle sue viscere profonde. Chi lo conosce meno è decisamente ottimista e pensa che la vittoria di Renzi sia sufficiente a far piazza pulita e che questo non è un problema. Chi il partito lo conosce meglio dal di dentro sa che invece la palude interna cercherà di frenare, di accomodare, di diluire il nuovo in una melassa antica, quella di sempre. La verità sta probabilmente nel mezzo ed è pure espressa con lucidità in una delle risposte: sottovalutare il vecchio apparato sarebbe un errore imperdonabile, pur sapendo che il vecchio apparato oggi è in grande difficoltà e sarebbe un errore imperdonabile non approfittarne e fare mosse sbagliate consentendo un recupero che è sempre alla portata dei vecchi marpioni.
6)Che ricadute a livello locale, per esempio veneziano, può avere l’ascesa di Renzi se Il controllo del vecchio apparato può risultare decisivo in occasione, per esempio, delle Comunali di Venezia del ’15? la domanda può interessare anche chi veneziano non è, per una riflessione rivolta al suo contesto locale. In definitiva ci si chiede: che ricadute a livello locale cittadino del fenomeno Renzi?
Tutti concordano che per chi si è richiamato a Renzi Venezia non è l’Italia. Qui molto più che altrove ci sono i Gattopardi, renziani per comodo, capaci di frenare un percorso nuovo per le comunali ‘15, e a Venezia ci sono candidature potenziali a sindaco di altre aree interne ed esterne al PD con molta maggiore visibilità e forza elettorale rispetto al gruppo renziano doc veneziano che obiettivamente è per questo in difficoltà. Non per limiti suoi congeniti, ma perché è nuovo e sconta questa verde età che è un fatto oggettivo. Ciò non toglie che da questo gruppo e a maggior ragione ci si aspetti coerenza e capacità propositiva. Magari, come suggerisce un intervento, partendo da nuove regole di reclutamento politico, non solo per il sindaco ma per tutti gli incarichi, regole improntate allo spirito renziano della competenza e del merito; che possono fare la differenza e sortire effetti virtuosi e crescita per il gruppo stesso.