Vado controvento e dico che sento la mancanza dei “poteri forti”. Credo che siano fin troppo assenti, o silenziosi, in questa Venezia che va verso appuntamenti cruciali.
Non chiedo che tornino a determinare le scelte dell’Amministrazione, questo no. Non chiedo che si sovrappongano al governo della città democraticamente eletto, e al volere dei cittadini da questo rappresentati. Però i “poteri forti” veneziani oggi mi sembrano fin troppo deboli, e fin troppo assenti. Parlo di loro: del Sindacato, della Chiesa, del  Porto e dell’Aeroporto, degli Industriali, degli Albergatori, delle Associazioni di categoria, delle Università , delle grandi Istituzioni culturali e delle grandi Istituzioni sportive… parlo di queste cose che si scrivono con la maiuscola, e degli altri “poteri forti” che in tutte le città fanno sentire la loro voce.
Mi sembra di poter dire che a Venezia tutti i “poteri forti”, tranne forse un paio, da molti mesi sono silenti. Non “condizionano”, non “fanno lobby”. E se per molti aspetti questo loro silenzio potrebbe essere una cosa positiva, io credo che invece oggi ci sarebbe bisogno di sentirli, di sentirli di più. Perché questo non è un momento qualsiasi per la città ; con gli appuntamenti elettorali che si avvicinano – si rinnova l’Amministrazione civica tra meno di un anno – e con l’avvicinarsi della svolta epocale della Città metropolitana, quello che stiamo vivendo è un “tempo forte” del vivere civico. E’ un tempo, cioè, in cui le scelte che si fanno portano conseguenze per molti anni; ed è un tempo, quindi, in cui i “poteri forti” hanno il dovere (più ancora che il diritto) di indicare un percorso per il futuro benessere del territorio e dei cittadini.
Mai stato uno da salotti, io. Però penso che sarebbe un segno di responsabilità se le grandi Istituzioni cittadine decidessero di sotterrare le tante asce di guerra, per trovarsi in un salotto (magari aperto e trasparente) e per dire dove cavolo vogliamo portare questa barca che si chiama Venezia, quale rotta farle percorrere, perché il viaggio da qui in poi sia sicuro, e perché l’approdo sia celere.
Un serio ragionamento, un progetto autorevole, fatto dai “poteri forti”: secondo me manca, secondo ma servirebbe.
Non chiedo un golpe, ma una seria assunzione di progettualità , trasparente e pubblica, per il bene della città . Anche perché se non sono i “poteri forti” ad indicare la rotta, tutta la responsabilità e tutto il potere si concentrano nelle mani di altri soggetti; e a Venezia, assenti i “poteri forti”, restano i partiti (il partito), e forse qualche sparuto resto di consapevolezza civica: ben poca cosa, a cui affidare il futuro dei cittadini di oggi e di quelli di domani.

Veneziano per costumi, anche se non per nascita, ha cominciato ad osservare e a raccontare la città attraverso gli articoli e le inchieste di GENTE VENETA, di cui è stato caporedattore per dieci anni. Come portavoce del sindaco Paolo Costa, nei primi anni del Millennio ha seguito da vicino alcuni dei grandi progetti per il rilancio di Venezia, dalla ricostruzione della Fenice al processo verso la Città metropolitana, dall’idea del tram a quella della rete dei parchi urbani alla riorganizzazione delle Municipalità dentro il Comune unico. Dal 2005 al 2015 è stato il responsabile culturale del Duomo di Mestre, che ha contribuito a far crescere come luogo di elaborazione di culturale e di impegno civico attraverso eventi e convegni – dove ha portato Gianfranco Fini ed Emma Bonino, il cardinal Ruini e don Colmegna, Jacques Barrot e Vittorio Sgarbi, Massimo Cacciari e Philippe Daverio, Moni Ovadia e Oscar Giannino – e attraverso le pagine del giornale PIAZZA MAGGIORE. Gli stessi temi tornano nel suo blog www.piazzamaggiore.wordpress.it, e nel suo libricino “Venezia. Cartoline inedite”, pubblicato nel 2010.
Da qualche anno segue la comunicazione dell’Azienda sanitaria veneziana.