Molto prima del clamore mediatico delle inchieste sul caso MOSE, in occasioni istituzionali di dibattito politico sulla Città Metropolitana e sull’’Europa, ho sollevato il problema della cultura della legalità.
La Città Metropolitana non dovrà solo sostituire la provincia, ma per essere una opportunità di sviluppo sociale, economico e culturale deve prevedere un piano politico strategico. Secondo me il valore aggiunto è costituito dalla possibilità di interagire in modo propositivo con le altre Città e Aree Metropolitane a livello Europeo (art. 6 dello Statuto) e in questa opportunità vedo anche la possibilità di affrontare insieme, in una alleanza strategica, l’ostacolo degli ostacoli che influenza negativamente la ripresa socio economica dei paesi membri. Ostacolo costituito dalla piaga delle infiltrazioni delle criminalità organizzate e della corruzione nei tessuti economici – produttivi degli stati membri.
Il Parlamento Europeo istituendo la Commissione Speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio (CRIM), ha inserito il contrasto a tali fenomeni criminali tra le priorità dell’agenda UE e degli Stati Membri. ll PD, con l’entrata in prima linea nel PSE, grazie alla fiducia accordata dagli elettori italiani, ha le carte in regola per farsi promotore di questa sfida.
In Italia, ormai anche nel nord – est , nel Veneto, nella nostra Ex provincia e nel nostro comune la criminalità organizzata ha una elevata capacità di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale, instaura relazioni con la società civile, si alimenta con la collusione e la corruzione. Si crea un sistema di connessioni perverse tra società civile e società mafiosa che si autoalimenta ed è ancora difficile valutare la portata complessiva e la stima del fatturato delle attività illegali connesse o meno alla mafia. In particolare nelle regioni del Centro Nord non è semplice stimare i fatturato della cosi detta “area grigia”eterogenea nelle funzioni e nelle articolazioni interne, composta da tipologie diverse di alleanze che coinvolgono politici, professionisti, pubblica amministrazione, imprenditori, burocrati, istituti di credito e organi di controllo.
Molteplici sono i settori dell’infiltrazione mafiosa nell’economia legale. Grandi opere e appalti non sono l’unico settore.
Il fatturato della contraffazione nazionale del 2013, diffusa anche al Nord Est, secondo le stime Censis, ammontano a 6 miliardi e mezzo di euro.
Nel riciclaggio le prede sono in particolare commercianti , imprenditori, artigiani colpiti dalla crisi e le cui attività si stanno trasformando in vere e proprie “lavanderie”.
Le forme di illegalità hanno un effetto devastante sulle imprese e trovano terreno fertile negli ostacoli che le imprese incontrano:gli istituti di credito che non lasciano margine di trattativa e fanno interessi da usura, gli enti pubblici e la burocrazia che rallentano i pagamenti e il modello unico dell’Agenzia delle Entrate composto da troppe pagine. L’eccesso di formalismi ha effetti negativi che fa disaffezionare il cittadino alla pubblica amministrazione e alla politica. Nella giungla delle normative il macete della corruzione diventa la scorciatoia per farsi strada.
In Italia, secondo il dossier “Azzardopoli” dell’associazione “Libera”, ogni anno si spendono circa 1.260 euro procapite (neonati compresi) per tentare la fortuna. I dipendenti da gioco d’azzardo sono 800 mila e quasi due milioni i giocatori a rischio. Per un fatturato (legale) di 76,1 miliardi di euro all’anno. Ma a questa somma si devono aggiungere anche i dieci miliardi di euro guadagnati dalla criminalità organizzata grazie a videopoker e slot machine. Il danno familiare , sociale , economico e sanitario legato alla ludopatia è in crescita. La repressione da sola non basta, Il mercato ha valore se mantiene le finalità etiche, sociali e costituzionali.
La battaglia deve essere culturale, con la politica in prima linea che dia il buon esempio.
Sulla vicenda locale che ruota intorno al Mose bisogna separare gli aspetti giudiziari dall’opportunità politica per il PD di affrontare una volta per tutte la questione morale interna del partito per poter intervenire credibilmente e con efficacia sul fenomeno all’esterno. Adesso che il PD ha il consenso elettorale a livello nazionale ed europeo ha la responsabilità di intervenire con rigore e determinazione. Nel merito degli appalti deve Intervenire sulla mancanza di vigilanza delle procedure.
Le grandi opere in Italia corrispondono alla carta geografica delle inchieste. A chi servono e sono progettate per servire veramente ai territori ? E’ necessario ripristinare il conflitto di interesse e il falso in bilancio. Possibile che la certificazione dei bilanci sia fatta proprio da società che sono pagate dal soggetto che deve essere certificato? E sono necessari sistemi di controllo snelli , efficaci e incrociati – chi controlla i controllori?
Manca la certezza del diritto con una giustizia lenta e ingolfata che porta a troppe prescrizioni dei reati. Le pene sono irrisorie in particolare quando chi delinque è chi dovrebbe esercitare i controlli
Bisogna infine ridurre gli appaltatori pubblici, avendone pochi ma efficaci.
Per garantire di essere in grado di incidere efficacemente su queste pratiche illecite consolidate e sistemiche, la politica deve rompere il circolo vizioso creatosi dalla consolidata abitudine al facile consenso elettorale ottenuto subendo passivamente gli interessi delle lobby di potere e delle corporazioni locali legate alle pratiche illegali. Pertanto deve rivedere il criterio di selezione delle classi dirigenti, a tutti i livelli, la durata dei mandati e l’accumulo di cariche.
Va premiato chi ci mette la faccia in modo diverso, chi non appartiene alle vecchie logiche correntizie di spartizione del potere interno e alle facili scorciatoie per ottenere un posto al sole a discapito delle competenze e della capacità di essere credibile e rappresentativo per il legame con le istanze della cittadinanza nel suo insieme, non solo delle solite lobby.
La politica e i partiti devono ripristinare il corretto rapporto tra democrazia rappresentativa e partecipativa; ascoltando , facendo partecipare ma assumendosi la responsabilità decisionale senza subire la pressione di pochi, nell’interesse di tutti.
Altri accorgimenti urgono: trasparenza nei bilanci e dei finanziamenti elettorali e dei finanziamenti delle fondazioni.
Nella percezione collettiva il fenomeno corruttivo viene subito passivamente, quasi si trattasse di una normalità scontata e ineluttabile. Nell’immaginario collettivo furbizia e disonestà sono normali, anzi conviene adeguarsi e le persone controcorrente che praticano morale, legalità e responsabilità sono scomode. Infatti da un sondaggio IXE per il 46% degli intervistati i politici corrotti riflettono le abitudini degli italiani..
Bisogna trasformare questo immaginario collettivo con un lavoro mediatico, culturale e educativo, ma la politica deve dimostrare con il buon esempio che il rispetto delle regole premia in prospettiva, è un investimento più sicuro della corruzione anche in termini di sviluppo economico e sociale.
Quali sono gli anticorpi interni ai partiti per ripristinare una politica coraggiosa, trasparente, responsabile e credibile? Le persone nuove all’impegno politico nel partito, donne e uomini, giovani e meno giovani, estranei alle vecchie correnti, che hanno un forte radicamento nel tessuto sociale, magari nel volontariato sociale e civile, che si guadagnano consenso e credibilità senza cedere alle lusinghe di facili scorciatoie, praticano il legittimo interesse personale coniugandolo con quello collettivo.
Siamo le risorse che garantiscono alla politica di avere le carte in regola per rimuovere questo ostacolo degli ostacoli favorendo alleanze per il ripristino della legalità sostanziale , non solo formale.
Per concludere basterebbe rifarsi alle parole di Don Ciotti: Legalità –diritti – dignità – giustizia; e sono le parole su cui costruire l’Europa. L’Europa delle Città Metropolitane.

veneziano classe ’66, laureato in ingegneria a Padova è imprenditore nel settore della logistica, sia come agente marittimo che spedizioniere. È raccomandatario marittimo, broker assicurativo e direttore tecnico di agenzia viaggi. Ricopre la carica di presidente nazionale di Federagenti, l’associazione nazionale degli agenti raccomandatari. È consigliere regionale di Fiavet Veneto, l’associazione degli agenti di viaggio.