Mi chiedo se non sia il momento di una nuova alleanza responsabile.
Guardo ai piccoli e grandi gruppi di opinione, alle associazioni, ai forum che di impegnano per la città. E mi aspetterei da loro uno scarto in avanti a partire da un fatto evidente, eppure non ancora riconosciuto.
Il fatto evidente, eppure non debitamente riconosciuto, è che la grande crisi dei luoghi e dei meccanismi del potere a Venezia è già avvenuta. Il sistema è imploso. Qualcuno ha già premuto il tasto rosso, e il “reset” che era l’obiettivo dichiarato per molti dei gruppi di pensiero civico è già avvenuto. Quella che per molti avrebbe dovuto essere una vittoria da conquistare attraverso una faticosa battaglia di logoramento – lo smantellamento cioè di un sistema fatto di partiti, uomini, aziende, legami e poltrone – è ora un risultato già raggiunto in città per via giudiziaria.
Ora che i magistrati hanno fatto “il lavoro sporco”, ha quindi poco senso che i vari gruppi di cittadini si ostinino a campagne “contro”. Mi chiedo: ora che l’obiettivo del “reset” è stato drammaticamente e drasticamente raggiunto, ora che il re è nudo… qualcuno tra i gruppi civici ha voglia e qualità per contribuire alla fase della ricostruzione?
Continuiamo a vedere battaglie a suon di critiche, di appelli e di denuncie, come se fossimo ancora nella fese in cui occorre demolire. E sono davvero poche – io almeno fatico a vederle – le prese di posizione a favore di nuove politiche per la città, e le nuove idee, e le proposte di nuove strategie per rendere realizzabili le nuove idee.
Certo: non è stato facile mettere insieme le diverse voci civiche per fare fronte unico “contro” il vecchio sistema, e sarà ancora più difficile unire le forse “per” un contributo comune di ricostruzione. Però adesso serve questo, e serve che qualcuno, dopo il tasto del “reset” premuto dalle inchieste giudiziarie, trovi e prema presto anche il tasto “riavvia”.
Io immagino e spero di vedere realizzato questo scenario: 1. un patto tra le realtà civiche che si impegnano per la costruzione di un nuovo programma, o meglio per l’individuazione di quattro/sei idee chiave per città possibile; 2. una conseguente selezione tra queste realtà, che escluda chi è fermo a posizioni di semplice rottamazione; 3. una mano tesa da questo “pool” di realtà civiche ai partiti di relativo riferimento, mai come ora bisognosi di nuova linfa e aperti al confronto.
Rifiutare un cammino cosi strutturato significherebbe, per i cittadini organizzati, arrivare in ritardo all’appuntamento con il “restart”, proprio come sono arrivati in ritardo sul pulsante “reset”. Lasciare di nuovo ad altri l’iniziativa potrebbe essere stavolta più colpevole e più pericoloso.

Veneziano per costumi, anche se non per nascita, ha cominciato ad osservare e a raccontare la città attraverso gli articoli e le inchieste di GENTE VENETA, di cui è stato caporedattore per dieci anni. Come portavoce del sindaco Paolo Costa, nei primi anni del Millennio ha seguito da vicino alcuni dei grandi progetti per il rilancio di Venezia, dalla ricostruzione della Fenice al processo verso la Città metropolitana, dall’idea del tram a quella della rete dei parchi urbani alla riorganizzazione delle Municipalità dentro il Comune unico. Dal 2005 al 2015 è stato il responsabile culturale del Duomo di Mestre, che ha contribuito a far crescere come luogo di elaborazione di culturale e di impegno civico attraverso eventi e convegni – dove ha portato Gianfranco Fini ed Emma Bonino, il cardinal Ruini e don Colmegna, Jacques Barrot e Vittorio Sgarbi, Massimo Cacciari e Philippe Daverio, Moni Ovadia e Oscar Giannino – e attraverso le pagine del giornale PIAZZA MAGGIORE. Gli stessi temi tornano nel suo blog www.piazzamaggiore.wordpress.it, e nel suo libricino “Venezia. Cartoline inedite”, pubblicato nel 2010.
Da qualche anno segue la comunicazione dell’Azienda sanitaria veneziana.