Titolo de La Nuova Venezia i lunedì 4 agosto 2014: “Acqua, frane e morte. La frana nel Trevigiano, cedono le colline assediate dal Prosecco.”
Dispiace ma evidentemente ero stato facile profeta qualche settimana prima quando avevo scritto sulle pagine di Luminosi Giorni: “Emergenze territoriali urbane. Abbiamo consumato troppo territorio. Semplice ma drammatica realtà.
Quando alziamo gli occhi preoccupati per le nuvole basse, bluastre e minacciose, e imprechiamo contro i “mutamenti climatici” dovremmo prendercela con noi stessi. Per generazioni abbiamo deviato e modificato fiumi, asfaltato e trasformato in autostrade semplici viottoli di campagna, abbattuto intere foreste, costruito ovunque case, laboratori, capannoni, già i mitici capannoni del NordEst!, alzato tralicci e posato chilometri di cavi e tubazioni. Senza preoccuparci dell’idraulica, delle falde, di dove poi finissero scarichi e rifiuti.”
Mi ero limitato a descrivere la pura e semplice situazione di fatto, niente di più. Lo stato, giusto per fare nomi e cognomi, prodotto dal folle governo del territorio da parte di chi amministra da sempre la Regione Veneto, ma anche la Provincia di Treviso. Appare francamente improponibile, quindi, lo stupore e la quasi indignazione del Governatore di fronte alla tragedia di Refrontolo. Si stupisce di cosa? Che l’assalto al territorio, la cementificazione, l’asfaltatura, l’aver trasformato ogni centimetro di terra in parco giochi per assurdi fuoristrada, chiamati Suv e adatti solo al Midwest americano o all’Australia, con contorno di edifici ovunque abbia prodotto questo? Mi meraviglio della meraviglia.
E mi meraviglio dell’ignoranza. Chiunque abbia il minimo di conoscenza della Storia sa benissimo che il Veneto è “terra d’acque”: l’acqua è ovunque, sopra e sotto le nostre teste e piedi, scorre in mille rivoli, si ammassa in infinite polle e laghi, pronta a balzare fuori, inondando e devastando se solo non le si lascia il giusto spazio e non si lavora, senza posa, ad accurate manutenzioni.
Già, la Storia questa sconosciuta. Forse i nostri amministratori ignorano che l’Adige è stato capace di spostarsi di ca. 30 chilometri a sud, 17 ottobre 589 Rotta della Cucca, e per questo la città di Este, sorta sulle rive dell’Atesis da cui ha preso nome, oggi ne è distante. E non è il solo. Addirittura i fenomeni alluvionali combinati con l’azione del mare hanno “prodotto” a un certo punto tali e tante alterazioni della linea di costa da “generare” la laguna di Venezia. Bisognerebbe saperlo, però.
Allo stesso tempo sarebbe utile rileggersi Strabone, che si stupisce dell’assenza della malaria da Ravenna a Grado. La malaria. Uno dei flagelli per secoli di questa parte d’Italia. Come mai nell’antichità non ce n’è traccia? Forse Ottaviano Augusto aveva dato ordine di spargere tonnellate di DDT? No, ma dai tempi più antichi il diritto di governare da queste parti veniva attribuito a chi dimostrava di sapersi occupare delle acque: salate, dolci, sulfuree. Incanalando i fiumi e tenendo efficiente il sistema di canali che, allo stesso tempo, garantiva corrente continua e così, evitando il ristagno, impediva la riproduzione della zanzara malarica e assicurava lo scarico dell’eventuale onda di piena. Un’invenzione mai abbastanza lodata. Vitruvio in persona consiglierà di non toccare niente ma, anzi, di mantenere e magari perfezionare con qualche altra fossa lo splendido meccanismo trovato.
Oggi, è chiaro, non siamo abbastanza bravi. Soprattutto non capiamo che il nostro primo dovere è informarci. Sapere. Conoscere dove viviamo. Troppo facile essere profeti in queste condizioni, dirà qualcuno. Vero, ma cosa si deve fare? Magari la prossima volta, quando si tratterà di votare di nuovo, proviamo a “studiare” un po’ prima di decidere. E vediamo di scegliere chi dimostri di avere un qualche bagaglio culturale, premessa indispensabile a “saper governare”.

Federico Moro vive e lavora a Venezia. Di formazione classica e storica, intervalla ricerca e scrittura letteraria, saggistica, teatrale. È membro dell’Associazione Italiana Cultura Classica e della Società Italiana di Storia Militare.
Ha pubblicato saggi, romanzi, racconti, poesie e testi teatrali.