C’è ancora tempo per tornare al via. Anche se in città tutti sembrano già seduti al tavolo delle strategie e delle alleanze, al gioco dei tanti, troppi, nomi “per fare il sindaco”, c’è ancora tempo per un’idea vecchia ma sempre attuale, quella cioè – messa in campo all’alba proprio da Luminosi Giorni – della ricerca di una politica più seria, anzi, di una politica finalmente seria.
Trovo scritto in pagine antiche: “Il confronto civile nasce da una convinzione superiore: che il destino è comune per tutti e condiviso”. Ritorno allora a quella pagina bella di Luminosi Giorni in cui si tracciava la road map del lavoro da fare in città. Dopo altri mesi di disgregazione e contrapposizioni, anche deboli e futili, valgono ancora quelle parole: il destino comune si costruisce con il confronto delle idee. “La chiara forza della ragione ce lo dice: gli istinti, le emozioni più irrazionali portano al contrario, verso il buio dell’integralismo, delle separazioni, delle divisioni e degli egoismi, fuori dai valori della Democrazia Costituzionale”.
Le prime luci di Luminosi Giorni non annunciavano giorni di schieramenti e eserciti; al contrario inseguivano, volevano, desideravano la pacificazione. Lo stile, allora, va recuperato: perché il destino comune passa per il confronto. L’obiettivo, poi, va rimesso al centro: perché “ovunque si sente dire ‘pace’”, e ovunque, tranne nei salotti dei politicanti della città, si chiede una comune assunzione di responsabilità per il futuro di Venezia e dei suoi cittadini. E con questo stile (il confronto) e verso questo obiettivo (la pacificazione), che passi si possono compiere per una Venezia nuova? I passi li segnava dall’inizio la carta fondante di Luminosi Giorni: “Se la politica deve pacificare come propria missione prioritaria, il diritto e la legalità anche planetaria debbono esserne la garanzia”. Eccoli, allora, i passi, come li segnava Luminosi Giorni dall’inizio: un’assidua, ordinata, cocciuta ricerca dei diritti delle persone dentro la città.
Rimettiamoli al centro, i diritti: diritto al lavoro, diritto alla vita, diritto alla dignità, diritto ad essere assistiti nel bisogno, diritto alla speranza, diritto a veder riconosciute le proprie ambizioni e i propri meriti, diritto ad essere rappresentato e non annullato…
La squadra di Luminosi Giorni riporti se stessa, ma anche le altre associazioni, ma anche le forze politiche, ad un tavolo su cui sia scritta una chiara domanda: “Su quali diritti costruiamo, insieme, il progetto per la Venezia possibile?”. Il tempo delle strategie verrà dopo, quando sarà stata data una risposta comune e veritiera sul futuro a cui abbiamo diritto.
C’è ancora tempo per tornare al via. In barba a chi già pensa solo ai nomi da lanciare.

Veneziano per costumi, anche se non per nascita, ha cominciato ad osservare e a raccontare la città attraverso gli articoli e le inchieste di GENTE VENETA, di cui è stato caporedattore per dieci anni. Come portavoce del sindaco Paolo Costa, nei primi anni del Millennio ha seguito da vicino alcuni dei grandi progetti per il rilancio di Venezia, dalla ricostruzione della Fenice al processo verso la Città metropolitana, dall’idea del tram a quella della rete dei parchi urbani alla riorganizzazione delle Municipalità dentro il Comune unico. Dal 2005 al 2015 è stato il responsabile culturale del Duomo di Mestre, che ha contribuito a far crescere come luogo di elaborazione di culturale e di impegno civico attraverso eventi e convegni – dove ha portato Gianfranco Fini ed Emma Bonino, il cardinal Ruini e don Colmegna, Jacques Barrot e Vittorio Sgarbi, Massimo Cacciari e Philippe Daverio, Moni Ovadia e Oscar Giannino – e attraverso le pagine del giornale PIAZZA MAGGIORE. Gli stessi temi tornano nel suo blog www.piazzamaggiore.wordpress.it, e nel suo libricino “Venezia. Cartoline inedite”, pubblicato nel 2010.
Da qualche anno segue la comunicazione dell’Azienda sanitaria veneziana.