By

 

“Divide et impera”. Ci risiamo, perché scomodare ancora il latino? Non è una lingua morta? Soprattutto, non è tramontata per sempre la sua cultura?

Certo, cosa c’entra il latino nel “cosmo liquido” dominato dalla dimensione digitale ?

“Divide et impera”, cioè dividi, gli avversari ben s’intende, e  comanda resta una linea politica valida sempre e ovunque. Anche dove di latino non si vuol sentirne proprio parlare. Prendiamo le nostre periferie, per esempio. Là dove s’è accesa l’ultima “guerra tra poveri”: italiani contro immigrati, africani contro cinesi, tutti contro i rom e via dicendo. Il tutto con godimento massimo del potere cinico e baro. Lo stesso per il quale è sempre facile invocare il “destino ladrone” quando si tratta di giustificare manchevolezze, ritardi, vera e prorpia assenza di previsione.

Le previsioni, già! Siamo ossessionati da quelle meteorologiche, come se pioggia o sole fossero in grado di mutare in modo radicale il nostro quotidiano, ma ci guardiamo bene t’interrogare chi di dovere su quelle di reale impatto sulla nostra comunità. Un esempio? Davvero non si poteva conoscere con qualche anticipo che Mestre, con Marghera e aree limitrofe, avrebbe subito una mutazione antropologica profonda nel giro di qualche anno appena? Non so neppure di quante etnie si possa oggi parlare, se dico più di cento non credo di sbagliarmi di tanto. Ognuna delle quali con una propria lingua, una cultura, abitudini conosolidate, costumi diversi. Davvero si pensava che tutto sarebbe finito frullato senza intoppi nel miscaltore della nostra società?

No, non è così, non è andata così, aggiungo: non sarebbe mai potuta andare in questo modo. Bisognava pensarci prima, prepararsi. In fondo, avevamo sotto gli occhi una gran quantità di esempi da cui trarre insegnamenti. Alcuni assai vicini a noi… Francia, Gran Bretagna, Germania…

“Historia magistra vitae est”: non significa che la Storia ci permette di preodirnare scientificamente il futuro, l’errore fatale di Karla Marx e del “materialismo storico”, bensì di riflettere sugli errori già compiuti. Per tentare strade nuove, cercando di scansare le conseguenze peggiori. Lo abbiamo fatto?

No, ovviamente, siamo perfetti e poi… mica lo conosciamo il latino! Nemmeno la Storia, se è per questo. Quanto alla Geografia, orrore! Che roba è?

Così abbiamo allegramente lasciato che il Caos governasse sovrano le nostre città ormai pronte a trasformarsi in unica, gigantesca, periferia. A vantaggio di chi?

Mi verrebbe da dire “Cui prodest?”, che è la stessa cosa, ma non voglio esagerare. Io un sospetto ce l’ho… se non fosse un caso, se far dilagare periferie ingovernabili e dove la vità è difficile, per tutti, appartenesse a un lucido disegno? In fondo, fintanto che i vari “gruppi”, sociali-religiosi-etnici, sono impegnati a scannarsi tra di loro, nessuno penserà a disturabare il manovratore? O i manovratori…

“Divide et Impera”: il latino qualcuno lo sa bene, conosce la Storia e pure la Geografia, ha anche appreso la lezione di quel brillante inglese capace di scrivere: “Il dominio dell’uomo consiste solo nella conoscenza: l’uomo tanto può quanto sa”, semplificato poi in “Sapere è potere”.

Invece di combattere queste folli “guerre tra poveri”, disoccupati contro immigrati, bianchi contro neri, case popolari contro centri di accoglienza, magari cominciamo ad andare in profondità: solo così si potrà rimuovere almeno qualcuna delle vere cause del disagio attuale, solo modo per non combattere battaglie che non ci appartengono a vantaggio di chi non ne avrebbe alcun bisogno. Perché il potere ce l’ha già.

A proposito: l’inglese citato sopra è Francis Bacon, italianizzato Francesco Bacone, la frase esatta è: “Tantum possumus quantum scimus”… in latino, guarda un po’…