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Gli scenari si stanno dispiegando: le primarie del CentroSinistra vedranno in campo almeno 3 candidati sicuri, anche se con qualche contraddizione in termini.

Alla candidatura di Jacopo Molina, il primo a decidere di proporsi come protagonista di primarie che saranno aperte e includenti, si è aggiunto Felice Casson e in questi ultimi giorni Nicola Pellicani.

Ora prima ancora che provare a fare qualche valutazione su questo quadro di riferimento rimane da sciogliere la contraddizione che il PD veneziano sta generando: Pellicani il candidato ufficiale del partito.

Ma scusate gli altri sono figli di nessuno?

Anzi, sono anche iscritti al Pd, a differenza di Pellicani, la cui candidatura nasce nella logica cacciariana di trovare un “ex giovane” necessariamente mestrino che attorno a sé coaguli le più svariate e litiganti anime del PD veneziano, peraltro totalmente assente nella vita cittadina ormai da troppo tempo. Rinsaldando così gli assetti del potere politico in questa Città.

E’ questa forse la più cinica delle situazioni in cui, al di là della persona che ha tratti di competenza per la sua storia nella Fondazione omonima, che ha certamente un profilo pulito e non esposto a critiche di alcun genere, che ha la buona volontà delle persone che si mettono al servizio di una comunità, porta dietro di sé, come una rete a strascico, inevitabilmente tutto il sistema di potere che quelle anime del PD, di cui si accennava, rappresentano. E con questo depotenzia e azzoppa ogni velleità di rinnovamento.

Il senatore Casson, che vuole a tutti i costi smarcarsi dagli equilibri interni al PD, non riesce però né a coagulare l’anima vera del popolo di CS né tantomeno può rappresentare i ceti che stanno cercando un candidato “moderato” respingendo quella sua impostazione tutta orientata sul versante legalitario che a dirlo così sembra persino una ovvietà, una precondizione del fare politica, ma agli occhi dei più assume le caratteristiche dell’ingabbiatore di ogni pulsione realizzativa.

Jacopo Molina, che gode delle simpatie dei più giovani, dei meno schierati, si potrebbe arrivare a dire delle “anime belle”, non riesce però a togliersi di dosso una patente di personalità leggera, con competenze ancora da formare dotata di un profilo che per un sindaco di una delle città più conosciute al mondo sembra davvero al di sotto delle necessità, ben al di là della buona volontà e della generosità messe a disposizione.

Senza dimenticare che il governo di questa Città passa innanzitutto da una strettoia che si è trasformata in una morsa, in una tagliola: il Bilancio e le condizioni economiche che derivano da un Patto di Stabilità sforato ormai due volte consecutive e di cui non si vede la soluzione a breve a meno di un intervento governativo che ridisegni i parametri: sarà così? Auspicabile, ma non a disposizione, almeno non da subito.

Oltre a questo, se si leggono i programmi dei candidati, emergono le solite cose, i soliti buoni propositi, le solite “parole d’ordine” che non si negano mai, in nessun programma elettorale, nemmeno in quello di un qualsiasi candidato dello schieramento opposto.

Le genericità abbondano, gli impegni scarseggiano.

E allora che si fa?

L’idea potrebbe essere quella di candidare un Programma, ma un Programma vero basato su alcuni requisiti che lo farebbero persino apparire rivoluzionario: 20 progetti, numero quasi perfetto per una sindacatura che arriva fino al 2020, con la caratteristica di essere misurabili, da tutti.

Cosa fare, come fare, chi lo fa, con quali risorse, in quali tempi, con quali ricadute economiche.

Impostazione troppo economicista? Magari anche sì, ma almeno si esce dalla palude della genericità e degli impegni a parole.

Le idee ci sono, sono in una fase di elaborazione avanzata grazie al contributo di alcune persone di buona volontà, si potrebbe chiudere in pochi giorni; metterlo poi a disposizione di una discussione aperta e partecipata, emendabile, integrabile, correggibile.

Si raccolgono le firme di chi lo trova condivisibile, nei contenuti e nelle modalità; lo si mette a disposizione prima di tutto dei cittadini per valutarne le reazioni e il gradimento.

Poi anche dei candidati, di tutti i candidati: e vediamo chi lo fa proprio, così da essere apertamente sostenuto come candidato nella campagna elettorale, fin dalle primarie.