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Dopo varie dichiarazioni un piano concretamente realizzabile.

Un problema cui sembrava non ci fosse rimedio, il rompicapo che attanaglia da decenni gli amministratori veneziani: come gestire un numero crescente di visitatori in uno spazio limitato come Venezia?  Come far coesistere l’esigenza di vivere di turismo con quella di vivere con il turismo, preservando la città e la qualità della vita dei suoi abitanti?

Così negli ultimi anni si è preferito non rispondere lasciando le cose senza una governance, fino alla situazione insostenibile attuale, in cui la popolazione e le attività diverse dalla monocoltura turistica sono sempre più espulse per far posto ai simulacri del turismo di massa e ai 27 milioni (di cui il 75% escursionisti). Flussi e quantità che una città come Venezia non può più sopportare, pena la sua fine di città vera e la perdita stessa del suo appeal turistico.

Venezia è un luogo limitato nello spazio, e i suoi abitanti sono pochi e in calo, ma sta diventando solo un prodotto turistico che fagocita se stesso, tale da risultare poco attraente come meta turistica; ormai anche i suoi visitatori più assidui, gli amanti di Venezia quelli che ritornano non si riconoscono più in questa città, gli ospiti che Venezia vuole avere e che di fatto sono dei veneziani di altrove, vengono a loro volta espulsi dal turismo di massa.   Ma in città ci sono ancora istituzioni che per inerzia tendono a far venire più visitatori, quando il problema è invece come selezionare un turismo consono per la città.

Il turismo sarebbe un settore idoneo per una città con vocazione “heritage” come Venezia, ma troppo e di questo tipo non fa il bene comune della città. Si dice da tempo per non farla diventare una città senza abitanti bisognerebbe puntare anche su altri settori come ricerca, green economy, digital economy, artigianato, marineria, economia della cultura, ma bisogna essere realistici non si fanno miracoli, e non si riconverte l’economia di una città di colpo, nè si può evitare la vocazione naturale di Venezia, e soprattutto anche le attività evocate hanno bisogno del turismo come domanda di base. Quindi la battaglia frontale contro il turismo non porta a nulla, ma spesso si parla ancora in maniera utopica e astratta (vedi programmi di governo) e nella realtà non si fa nulla solo perché non si può fare tutto.  Allora il nostro invito è di concentrarsi solo sulle cose pratiche che si possono veramente fare, senza dimenticarci di avere una visione ma soprattutto usando gli strumenti corretti per realizzarla.  Gran parte della città vive di turismo, e grazie a questo può abitarla, pagarne i costi degli immobili, e averne un sostentamento per rimanerci, come fare allora affinchè prevalga un turismo sostenibile, regolato, compatibile con l’ambiente e la residenza.

Il cambiamento è un processo non un momento, e ci sono fenomeni esogeni come la crescita esponenziale della mobilità, che vanno amministrati e riequilibrati con i rimedi che sono nelle competenze della pubblica amministrazione. Non fare nulla non è più possibile, ora è il momento di intervenire concretamente prima che sia tardi, in modo che il turismo sia a vantaggio di tutti.

Evidenziamo i trends del turismo mondiale per renderci conto ancor più della gravità della situazione e per dimostrare che se la politica non cambia Venezia sarà sempre più presa d’assalto da gruppi, sempre più grandi e per poche ore: causa di inquinamento e moto ondoso, congestione su mezzi e S.Marco impraticabile, costi per la città, prodotti scadenti (il turista di massa non distingue), esasperazione dei residenti etc

i trends del turismo

I turisti nel mondo sono oggi a 1,1 miliardi ma tra 15 anni saranno 1,8 miliardi, il mercato croceristico sale, calano i prezzi di voli e viaggi organizzati, è più facile raggiungere Venezia in giornata da località lontane, aumenta l’isocrona e così il bacino d’utenza degli escursionisti si allarga, aumentano masse dai paesi in sviluppo (il governo cinese rilascerà 50 milioni permessi all’anno, oltre ai 100 milioni ADS in circolazione). Il gusto di questi nuovi turisti è appiattito dalla globalizzazione dove turismo significa solo “consumare all’estero”, nulla a che vedere con il viaggiatore del “gran tour” per cui viaggiare era un’arte.  A questo quadro si aggiunge  l’expo del 2015, in cui ci sarà una prova massacrante per la città,  si dice cresceranno le presenze di 3 milioni ancora..

Per questo regolamentare e arginare i flussi crescenti è oggi la priorità della città storica (ma lo sanno i candidati?)

Da tempo sembrano tutti d’accordo nell’affermare che a Venezia serva un turismo di qualità, che viene per i beni culturali, e non il mordi e fuggi che porta costi e nessun beneficio.

Bene, ma come ?

Oltre alle varie dichiarazione generiche di figure istituzionali (analoghe ma con nomi diversi forse per distinguersi dal predecessore), le recenti: city tax, city pass, numero chiuso, vignetta, e i consueti: city cards, incentivi di prezzo, nuovi terminals, itinerari alternativi, segnaletica, spalmiamoli,  etc, di piani concreti non se ne vedono*, ma nessuna di queste sono soluzioni praticabili o efficaci.  E’ un tema complesso cui va data una risposta tecnica tra turismo, diritto e mezzi digitali, con un piano verificato che porti alla soluzione di un’equazione con tante variabili e tanti interessi in gioco. Bisogna conoscere la realtà concreta di tutti i giorni del turismo veneziano per introdurre novità che non creino effetti perversi, reazione a catena di categorie o nulla di fatto. (vedi casi trolley di cui il mondo parla, traffico acqueo o Arsenale che ha scatenato denunce, diffide etc)

I tentativi fatti dal comune con il meccanismi di incentivi sul prezzo, sono stati fallimentari (vedi Venice connected e le varie cards che si sono susseguite) poichè non vi è elasticità al prezzo per i servizi offerti dal comune, (non si cambia periodo d’arrivo per risparmiare 3 € su un viaggio che costa 1000€ o più)

Nuove City taxes, non creerebbero un disincentivo all’ingresso, arriverebbero gli stessi flussi o crescenti, e altre tasse creerebbe fastidio e problemi legali, nuova corruzione con spreco di denaro pubblico, oltre che problemi tecnici di controllo ai vari accessi della città, gli ingressi sono molteplici e non si può creare un collo di bottiglia ulteriore sul ponte della libertà irritando gli ultimi residenti e i city users. Spostarli su terminals sulla gronda non si riuscirebbe e non cambierebbe nulla visto che poi vogliono andare in centro.

E il dilemma per il prossimo sindaco come si risolve?

Dopo aver analizzato vari studi e casi esteri, dopo vari confronti e riflessioni, conoscendo il mercato e la specificità veneziana abbiamo individuato una soluzione che metterebbe d’accordo tutti per regolare i flussi e salvare Venezia dal venire sommersa dalla sua stessa risorsa, e renderla una città vivibile garantendo allo stesso tempo un’esperienza turistica unica e sostenibile.

L’evoluzione digitale della società favorisce la gestione dei flussi, in pochi anni è cambiato il mondo, e anche Venezia deve adeguarsi. Gli utenti internet nel mondo sono 3 miliardi, nel settore turismo l’uso del mezzo digitale è per il 65% transattivo e per oltre 85% informativo.

Le società dello sviluppo illimitato e la globalizzazione hanno pensato che si potesse crescere all’infinito, e Venezia ne è il caso emblematico (per eccesso di crescita si rischia la fine)**.

L’unica soluzione possibile ha a che fare con il concetto strategico di LIMITE, ma vediamo dove porre questo limite e con quali strumenti metterlo in atto.

il concetto di limite

Si deve definire un massimo (un numero programmato) che la città può sostenere e bisogna farlo rispettare usando digital tools prima di effettuare la visita, cioè nel momento del processo dell’acquisto del viaggio a Venezia. Il processo decisionale di informazione e acquisto di un viaggio avviene ormai quasi sempre in un’esperienza digitale precedente desk o mobile, e anche se ci si rivolge ad un agenzia fisica questa è collegata a terminali e sistemi di prenotazioni digitale.  I pagamenti sono virtualizzati, e i voucher sono bar code scaricabili su smart phone, tablet etc. Ma quello che è importante è che il limite non va posto alla città intera, sia per problemi legali sia di controllo degli accessi, bensì solo per Piazza S.Marco e per i mezzi pubblici, le parti più aggredite e dove la capienza ha raggiunto da tempo la saturazione massima.  Ma il filtro all’ingresso deve essere posta a monte, alla sorgente della genesi del viaggio, cioè presso tutti gli intermediari che offrono e vendono Venezia (Ota, metasearch, carriers, tour operator, agenzie, hotel, DMO etc,),

esempio di dinamic packaging via GDO, sito ryanair

esempio di dinamic packaging via GDO, sito ryanair

Distinguiamo ora le soluzioni per i due target: turista escursionista e pernottante, per entrambi sarà necessario prenotare, solo in alta stagione e nei momenti di picco, ecco come:

TURISTA ESCURSIONISTA

Viene fissato un numero massimo di visitatori possibili cui è richiesto un fee d’ingresso (x es 5€) per accedere a Piazza S.Marco, luogo facile da controllare per gli accessi (la piazza come metafora della città). I visitatori al momento dell’acquisto del viaggio riceverebbero un bar code check-in fastpass su smartphone o voucher cartaceo. Ciò consentirebbe un accesso veloce e una visita più godibile con servizi adeguati (bagni, internet, download file audio). Sarebbe garantito lo spazio vitale per muoversi e godere delle bellezze, ci sarebbe anche un effetto magico di pathos per accedere a un luogo unico con privilegio esclusivo, sarebbe come avere il proprio posto riservato nella storia.

Nessuna barriera all’ingresso per residenti e altri esentati (lavoratori, studenti, proprietari di casa, etc, residenti Veneto?) che potrebbero accedervi sempre velocemente con un pass rapido (magic band all in one device, contact less, o bar code provvisori). Ma la piazza, ormai impraticabile, non è la meta abituale dei city users, nè dei turisti più consapevoli.

Il processo di prenotazione si svolge al momento dell’acquisto di un qualsiasi servizio relativo a Venezia, presso tutti gli intermediari che vendono Venezia nelle varie forme attraverso tecniche di dynamic packaging.  Nei rispettivi siti/marketplace e nei loro booking engine metterebbero l’opzione per Venezia S.Marco PASS. Questi diventerebbero partner della città e userebbero i sistemi e-commerce dei GDS di cui già dispongono poiché sono perfettamente integrabili, e anche via XML potrebbero dialogare con i DB del comune di Venezia.

piazza s.Marco

Una volta raggiunta la capacità massima di carico della Piazza, che potrebbe essere l’equivalente della popolazione di Venezia e isole , 70.000 giornalieri, il sistema è full.  Il numero dato può essere variabile, e l’asticella portata in su per es. Carnevale, Redentore, o in giù per altre occasioni critiche.

Questa scelta sarebbe facilmente comprensibile a tutti nel mondo e sarebbe di grande effetto comunicazionale (in nessuna città arrivano contemporaneamente più turisti dei residenti).  Inoltre si può arrivare a questo numero con altri ragionamenti: se si stima in 15.000 metri quadri la Piazza, ci potrebbero stare contemporaneamente, considerando un metro quadro ciascuno, 15.000 persone, e se consideriamo una permanenza media di visita di 90 minuti ci sarebbe un turn-over tale da saturare la Piazza nelle 7 ore di peak time. Per cui anche per motivi di sicurezza pubblica il comune avrebbe gioco facile nell’applicare questo provvedimento.

Quando il potenziale ospite (o l’agenzia) vedrebbe sul sistema di prenotazione esaurito l’accesso alla Piazza potrebbe:

– Scegliere comunque il viaggio a Venezia evitando di andare a S.Marco (l’accesso alla città è comunque consentito)

– Cambiare periodo quando c’è disponibilità, (o venire in bassa stagione la piazza è aperta o scegliere di venire l’anno seguente)

– Rinunciare

I turisti ESCURSIONISTI avrebbero una quota a loro riservata che per noi non dovrebbe superare il 50% delle presenze totali. (Si dovrebbero studiare sistemi per evitare l’accaparramento, rendendo nominale la prenotazione o stabilendo delle quote a priori per ogni operatore). Il resto dei turisti quindi l’altro 50% sarebbero i PERNOTTANTI nelle strutture del comune, e avrebbero diritto di accesso alla Piazza grazie al pagamento dell’attuale city tax e relativa ricevuta con un codice a barre (ampio effetto emersione abusivismo etc). Così si incentiverebbe questo tipo di ospite, e sarebbe comunque un numero che va oltre alla saturazione dei posti letto disponibili del comune di Venezia secondo le più rosee % di occupazione, (si favorirebbero gli operatori del comune che del resto pagano le tasse a Venezia, ma nuovi operatori stenterebbero a voler entrare in un mercato con una domanda limitata perchè il prodotto offerto è limitato, agevolando in maniera naturale la limitazione delle licenze, e lasciando che le regole stesse del mercato forniscano un limite usando la Piazza come killer application).  In pratica le presenze a Venezia sarebbero divise in due gruppi: un 50% è lasciato per chi dorme in città e un altro 50% per chi viene da fuori. Alla base di questo approccio c’è l’assunto che se i turisti non possono andare in Piazza, soprattutto gli escursionisti che vengono per quello, sceglierebbero in gran parte di cambiare periodo o di non venire. Sarebbe come chiedere ai visitatori di Pisa di andarci senza vedere la famosa torre, noi sappiamo che Venezia offre molto di più, ma per chi conosce la psicologia del turismo di massa, sa che se non può mordere cioè andare nell’epicentro della sua fantasia stereotipata rinuncerebbe al viaggio. Infatti le varie Venezia del mondo riproducono solo i simboli di piazza s.Marco, palazzo Ducale e qualche volta Rialto nulla di più, ed è quello che vogliono vedere i milioni di “invasori” quotidiani, nulla di più ma anche nulla di meno.

5 barriere in piazza

Per i PERNOTTANTI invece ci sarebbe l’obbligo di prenotazione, sempre per via digitale, solo per chi vuole utilizzare i mezzi pubblici, a tal fine si dovrebbe creare una Tourist Line dedicata con personale bilingue, posti x valigie etc. Avendo garantito il posto i visitatori godrebbero di un’esperienza straordinaria su una delle vie d’acqua più belle del mondo e non su un carro bestiame come oggi. [Il sistema per differenziare i mezzi c’è, se non si vuole/può creare obblighi anche solo usando i nomi delle linee si farebbe la selezione, nessun veneziano andrebbe nella linea turistica e i turisti andrebbero dove hanno pre-acquistato il posto. E/o si potrebbe anche optare solo per un invito alla prenotazione del mezzo di trasporto evidenziando però che se acquistato all’arrivo ci sarebbe il rischio di non trovare posto essendoci un limite, oltre al prezzo maggiorato e alle code (agli Uffizi tutti prenotano prima)].

3 canali

Insieme al mezzo pubblico si offrirebbero due pacchetti a valore aggiunto che aumenterebbero gli incassi dei servizi del comune e la penetrazione degli attrattori culturali: 1) CULTURAL CARD include ingresso a musei, chiese, internet, bagni, mappe con itinerari e altri servizi, sconti verso gli altri siti culturali della città etc.. 2) un bouquet premium VENICE LOVER EXPERIENCE con un circuito a MARCHIO “REAL VENICE” (made in Venice, Venice DOC etc) che permetta sconti presso gli esercenti, bacari, pasticcerie, ristoranti, artigiani, che fanno le cose a Venezia, rispecchiano la tradizione, e offrono prodotti autentici rispettando determinati criteri qualitativi e di regolarità stabiliti da un board esterno imparziale.  La visibilità data nei social e dai media pubblici, con valore super partes creerebbe un forte incentivo a migliorare l’offerta valorizzarla con un premium price, e ad orientare il pubblico per distinguere le cose buone, sane e giuste da quelle fake.

Chi dorme nel comune di Venezia potrebbe scegliere di:

– pagare solo la city tax e accedere alla piazza durante tutto il periodo del soggiorno

– o se vuole prendere il mezzo pubblico pre-acquistarlo in anticipo, accedere anche a vari servizi a valore aggiunto (che potrebbero essere venduti insieme al mezzo pubblico)

le 3 opzioni prenotabili on line

Esempio delle 3 opzioni prenotabili on line (pay per access, pay per beauty, pay per experience)

In Sintesi: il modello (“Limit to enjoy better Venice” o numero programmato) prevede un obbligo solo per l’area Marciana e i mezzi pubblici per i periodi di picco, da prenotare prima della visita via digital tools presso tutti gli intermediari che vendono Venezia a vario titolo.

Per cui un turista prima di venire a Venezia si dovrà porre due domande: 1) c’è posto per me in piazza o sui mezzi?  2) E cosa mi offre Venezia? Quindi non si limiterebbe l’ingresso alla città nemmeno in alta stagione: l’amante di Venezia che conosce la città e non intende andare in Piazza (la evita già oggi) e chi non si serve dei mezzi pubblici potrà venirci in qualsiasi momento.

Gli operatori turistici di qualità ringrazierebbero poiché si pone finalmente un limite ai visitatori giornalieri (daily trippers) che non portano beneficio all’economia della città ma solo disagi e costi, e che deperiscono tessuto cittadino e immagine. Nessuno vuole più andare in un luogo letteralmente assalito dal turismo di massa, e oggi in un meccanismo parossistico c’è anche la corsa alla Venezia alternativa/diversa che è diventata a sua volta un prodotto standardizzato.

In un anno Il totale virtuale se tutti i giorni fossero saturi sarebbe di 25,5 milioni, almeno sarebbe finalmente un LIMITE attuabile nella pratica e non derogabile.  Ma in realtà gli arrivi saranno molti meno poiché ci sarà ancora una stagionalità,  ma questa volta di sicuro attenuata dall’effetto dell’obbligo prenotazione, e sarebbe realizzata la tanto auspicata destagionalizzare e redistribuzione degli arrivi, con il notevole vantaggio della non caduta dei prezzi nella bassa stagione e aumenta del reddito per la città. Se qualcuno trovasse pieno in fase di scelta potrà fare la visita l’anno dopo, o decidere un periodo in cui la Piazza è aperta, o rinunciare a Piazza e mezzi e venire comunque in modo sostenibile. E se alla fine si perderà qualche escursionista sarà necessario, poichè fare qualcosa è una scelta obbligata, tutti i cambiamenti comportano delle ripercussioni, ma l’effetto generale sarebbe per tutti il vantaggio di vedere la città non intasata di gente e di esercizi commerciali che non rappresentano la vera Venezia.

Immaginiamo le reazioni positive della comunità internazionale che finalmente vedrebbe l’Italia fare qualcosa di innovativo a tutale dei suoi beni patrimoniali.

Alla base di questo modello ci sono due principi semplici e logici:  

1)   Un luogo limitato non può contenere un numero illimitato di persone, e va posto per forza un tetto massimo, nel luogo più ristretto e più facile da applicare.

2)   La bellezza e l’unicità si pagano e si deve valorizza l’enorme patrimonio culturale di Venezia, dove si viene per godere di cultura e arte, in un numero sostenibile di visitatori (se si vuole che rimanga una città).

Bisognava porre una regolamentazione prima, ma almeno ora la questa proposta costituisce un sistema applicabile con un limite (per es.il numero totale dei suoi abitanti 70.000*[1]).  Oggi ci sono gli strumenti, e il sindaco che vorrà e saprà farlo verrà ricordato come colui che ha salvato un bene patrimonio dell’umanità, il diritto alla città dei suoi residenti, e un modello di città con un’anima e un’identità che si persevererà alle generazioni future. Noi possiamo solo auspicare che altri cittadini lo sostengano in modo che con il maggior numero di consensi verso questa proposta la politica la prenda in considerazione, sia inchiodata ai suoi doveri e la applichi. Altrimenti ci troveremo qui tra 5 anni ancora a discutere delle stesse cose ma con una situazione ancor più aggravata e una fuga dalla città ancora più accentuata.

  Abstract:

A SUSTAINABLE LIMIT: Venezia da città del turismo di massa a capitale del turismo sostenibile, à ecco gli strumenti : S.Marco Pass |  Cultural card | Venice lover card

Venezia, da worse a best practice: “è una battaglia di civiltà, il mondo ci guarda”

Venezia in 5 anni può divenire da città simbolo del turismo di massa delle patacche, del caos incivile, a simbolo del turismo sostenibile che preserva e valorizza una cultura antica, un ambiente delicato a vantaggio dei suoi visitatori, dei suoi abitanti, e delle generazioni future che potranno vivere della ricchezza creata nel passato senza consumarla e distruggerla.

PS:

Noi abbiamo inviato richieste per presentare questo progetto  a vari soggetti che dovrebbero agire o almeno prendere posizione in questo campo, quasi nessuno ha risposto nemmeno per ascoltare, così abbiamo pensato che forse la volontà di non cambiare va oltre la cerchia degli amministratori, ma anche a quelli che criticano, si scandalizzano, si oppongono etc.  Chiediamo a tutte le forze cittadine che non hanno pregiudizi ideologici ma vogliono il bene comune di sostenere questa proposta anche migliorandola (modello open source) e fare pressione affinchè venga adottata.  Ora sta ai candidati sindaci dire qualcosa di concreto su questo e altre questioni. Concordano o cosa farebbero di concreto loro?  Sembra che la politica voglia mantenere tutto immutato e si mantiene sul vago.  Noi siamo a disposizione per chi vuole veramente cambiare le cose a Venezia, senza nessuna cosa da vendere ma solo per il bene della città; abbiamo un action plan dettagliato con tutte le implicazioni, presentazioni, gli economics (che garantirebbero al comune 160milioni netti), la fattibilità tecnologica, preventivi etc.  Abbiamo anche altre idee e progetti (commercio di qualità, DMO e revenues da turismo e siti pubblici, riposizionamento e agenzia pubblico/privati, il portale per eventi culturali etc).   Ma come cittadini non possiamo fare di più ma una cosa è certa non possiamo più dare deleghe in bianco a nessuno, bensì votare solo su impegni pratici e su proposte concrete, i discorsi generici e i buoni intenti ne abbiamo sentiti inutilmente tanti ! Grazie a tutti di partecipare e sostenere! 🙂 


[1] Nel 1988 Costa stabiliva in 20.000 il carico massimo che la città poteva accogliere,  20 anni dopo 2008 Coses  stabiliva in 63.000, ma non si sapeva come far rispettare questo limite oggi si,

Usiano una semplice equazione x derminare il n° di 70.000 X (max TURISTI) = Y carico Minimo Comune Multiplo di piazza-vaporini + Z (pernottanti che non vanno in piazza e/o vaporinio)  =  POPolazione residenti