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Casson ha vinto e l’esito era abbastanza scontato. I sondaggi quotavano i partecipanti con percentuali molto vicine a quelle che hanno certificato la sua vittoria.
Pellicani ha fatto qualcosa di meno e Jacopo Molina qualcosa di più.
Che Casson facesse leva sulla sua notorietà, sulla sua figura di ex magistrato con battaglie giudiziarie significative alle spalle era un dato incontrovertibile.
Che Casson contasse sul mal di pancia del popolo di centro sinistra per l’esito sconvolgente della gestione Mose era un dato di fatto.
Che Casson potesse avvalersi dell’appoggio diffuso e convinto della base militante del PD che mal sopportava e ancor peggio contestava la gestione conservatrice dello screditato gruppo dirigente locale era anche questa la verità consolidata.
Che Casson contestasse l’assetto del gruppo dirigente veneziano era un punto fermo.
Ma che Pellicani facesse un flop di questa dimensione non era scontato. E non lo era innanzitutto per gli appoggi autorevoli, anche se rivelatisi un boomerang, dei vari Cacciari in primis, di tutto il gruppo parlamentare veneziano e di quasi l’intera Giunta uscente.
Va detto che Pellicani non ha fatto davvero nulla per cercare di smarcarsi e di rendere la sua candidatura autonoma da un assetto di potere stantio e perdente nei fatti e nella storia recente cittadina.
Non ha saputo rendere chiara e trasparente una proposta politica che avrebbe dovuto caratterizzarsi per l’intransigenza, per la chiarezza progettuale, per un metodo innovativo di proporre progetti e realizzazioni da portare in porto durante la durata della prossima sindacatura.
Per la necessità, non colta tempestivamente, di presentare da subito una sua lista di appoggio indipendente e di alto profilo intellettuale che lo mettesse al riparo dai condizionamenti di un apparato che tendeva solo a conservare sè stesso. ” Candidiamo un programma” l’occasione gliela aveva data e su contenuti veri e innovativi e invece lui ha fatto finta di niente. Ma chi è causa del suo mal pianga sè stesso.
Jacopo Molina ci ha provato, ma era altrettanto chiaro e palese che il suo sforzo di affermare un approccio realmente renziano alla politica cittadina si scontrava con la mancanza di appoggi e di endorsement pesanti e qualificati. Non che la truppa di sostenitori non fosse sufficientemente motivata, ma il tasso di notorietà e di appeal era davvero scarsino e in una società che guarda anche, se non soprattutto, alle apparenze questo è stato sicuramente uno dei fattori che ha affossato le sue ambizioni.
“Il bello” viene adesso quando si chiariranno gli scenari dei competitors dell’altro campo che non possono più tergiversare continuando a prendere tempo: il tempo scade tra un paio di mesi ed in politica i miracoli li ha fatti solo Berlusconi con le sue rinascite e i suoi rilanci. Ma la forza dell’uomo di Arcore si basava soprattutto su una macchina da guerra consolidata ed efficiente. Non mi pare sia questo il caso della desta veneziana.
Rimane il dubbio, che andrà sciolto fra pochi giorni, se e come Luigi Brugnaro scenderà in campo. Se cioè lo farà, come prima cosa, e se sarà così bisognerà vedere con quale formula e con quale offerta politica vorrà presentarsi.
La ricomposizione con le varie Zaccariotto o i vari Bellati – le civiche faranno risultati da prefisso telefonico – mi sembra problematica anche se non è da escludere in partenza.
Da qui alla fine di Maggio siamo destinati a vederne delle belle rimanendo nello sfondo la possibile opzione di un voto disgiunto di quella parte non del tutto marginale del popolo di centrosinistra che non si sente rappresentata dalla vittoria di Casson. E in questo caso l’interlocuzione con le venti schede che Luminosi Giorni insieme a Reset ha messo in campo come “programma da candidare” non è da escludere.
Casson ne avrà di strada da percorrere e di compromessi da siglare per cercare di imporre la sua figura come quella di un Sindaco non solo retto, onesto e trasparente, ma soprattutto propositivo e innovativo nelle cose da fare prima ancora che nelle forme della propria rappresentazione.
La Democrazia è la migliore delle forme di partecipazione popolare, al momento non ce ne sono altre, e “il popolo” avrà modo di valutare gli atteggiamenti più cogenti, di dislocarsi in maniera laica e non solo ideologica, non è più il tempo delle ideologie, e potrà scegliere ciò che più e meglio lo rappresenterà.
“Destra o sinistra per me pari sono?”
Stiamo a vedere.