Gianfranco Bettin torna a proporre la sua verità circa la vexata quaestio del buco di bilancio (http://www.veneziaincomune.it/cifre-alla-mano-il-caso-venezia-nasce-a-roma/ e Gazzettino dell’8 marzo) addossando ai vincoli iniqui dalla Legge di Stabilità la responsabilità della desolante situazione in cui versano le esangui casse comunali. In sostanza, tutta colpa di Roma la quale nutrirebbe uno strutturale intento che mira al cuore di Venezia e punta a cancellarne la specificità (roba che neanche la S.P.E.C.T.R.E.). A parte queste gustose digressioni, Bettin ribadisce una tesi che sostiene da tempi non sospetti (ovvero lontani dalla campagna elettorale) e gli va dato atto della coerenza. Ma certo oggi, in pieno periodo di elezioni, le sue parole appaiono inevitabilmente funzionali alla strategia comunicativa di Partito Democratico veneziano ed alleati ovvero proprio di coloro sotto la cui ventennale gestione si è prodotta questa situazione.
Strategia comunicativa del PD veneziano in questa fase preelettorale che si articola come segue:
- Se il Comune è al dissesto finanziario non è stata colpa nostra, ma del Governo cinico e baro;
- Per il futuro abbiamo intenzione di chiedere denari a Roma sotto forma di varie disposizioni legislative ad hoc;
- Roma elargirà denari a piene mani quindi non ascoltate le Cassandre che parlano di anni di lacrime e sangue, non temete per il welfare, per i servizi, per le tariffe. Tutto va bene, madama la marchesa.
Quanto sopra è una colossale mistificazione ed una deliberata presa in giro dei cittadini.
Cominciamo dalla gestione finanziaria del Comune. Questa è stata caratterizzata da:
- una costante e dissennata crescita delle spese correnti: tra il 2012 ed il preconsuntivo 2014 c’è un +14,5 % di spese correnti lorde (ovvero quelle “vere” che tengono conto dei contributi versati alle controllate e delle municipalizzate);
- una gestione del casinò tale per cui l’incidenza delle spese correnti sul totale incassi di gioco è salita al 75% ed è destinata a crescere ulteriormente in virtù delle recenti delibere del Commissario Straordinario;
- il costante ricorso ad entrate una tantum mediante svendita di asset patrimoniali per mettere una pezza al bilancio (tra cui la famigerata svendita delle azioni SAVE);
- il sistematico utilizzo dei denari della Legge Speciale (nel periodo ante MOSE) per spese correnti anziché investimenti;
- il mantenimento in vita di una pletora di società partecipate inutile e ipertrofica (http://www.luminosigiorni.it/2014/10/la-galassia-delle-societa-partecipate/)
- operazioni di finanzia creativa quale per esempio la creazione del Fondo Immobiliare Città di Venezia con la quale si sono contabilizzate cessioni di immobili sostanzialmente fittizie a valori economici già alti all’epoca (2009) e certamente oggi non corrispondenti al valore di mercato reale e contraendo debiti fuori bilancio.
il tutto stigmatizzato da ripetute, pressanti e totalmente inascoltate osservazioni della Corte dei Conti del Veneto e indirizzi da parte dei Revisori contabili del Bilancio Comunale.
Ma tant’è, non piangiamo sul latte versato. Vediamo piuttosto come il PD intende uscire da questa situazione. Ed ecco l’uovo di Colombo: pretendere da Roma, in forza della specificità di Venezia (riporto letteralmente dal Programma Elettorale del PD veneziano che sta alla base della campagna che si sta conducendo in queste settimane) strumenti innovativi per il finanziamento degli investimenti utili a mantenere il patrimonio sociale e storico-ambientale della città. E quali sono questi strumenti innovativi? Nientemeno che la concessione di uno status di autonomia fiscale analogo a quello delle Province Autonome di Trento e Bolzano, in particolare prevedendo il mantenimento all’Amministrazione di parte del gettito fiscale. Non solo: il PD veneziano ritiene fondamentale che porto e aeroporto, infrastrutture strategiche del territorio, contribuiscano fattivamente al finanziamento della città. È pertanto indispensabile che gli interi proventi delle tasse aeroportuali siano introitati dall’Amministrazione in maniera diretta e che si valuti l’opportunità di introitare analoga misura per il traffico portuale. Al tutto si dovranno aggiungere finanziamenti statali per definiti interventi destinati alla salvaguardia della città e della laguna con programmazione triennale certa.
Tutte cose meravigliose, e per certi versi anche ragionevoli, viste “da qui”. Con un piccolo difetto: hanno probabilità di essere accolte prossime allo zero. Mai lo Stato concederà privilegi così clamorosi, se non altro per l’effetto domino che scatenerebbero: il giorno dopo ci sarebbe la fila di Comuni pronti a chiedere analogo trattamento in nome di vere o presunte specificità..
Quindi ci deve essere per forza un Piano B: cos’ha intenzione di fare il futuro Sindaco PD nell’ipotesi (in realtà una certezza) che da Roma si ricevano solo dei cortesi no a tutte le fantasiose proposte sopra descritte? Non sono previste, neppure in futuro, misure tese a produrre entrate straordinarie quali, per esempio, il ticket di ingresso per i visitatori mordi-e-fuggi (operazione difficile ma possibile di cui si è molto parlato). Tenderei ad escludere ulteriori inasprimenti di tasse e tariffe comunali (anzi nel programma si parla addirittura di una loro riduzione) quindi sul fronte “maggiori entrate” nulla in vista.
Resta quindi, inevitabile, il fronte “minori uscite”. Impresa ardua, se affidata alla stessa classe dirigente che ha condotto al disastro in cui ci ritroviamo per il quale peraltro non si ritiene neppure responsabile. Tesi avvallata dalle recentissime dichiarazioni pubbliche di Massimo Cacciari che, con sprezzo del senso del ridicolo e del sarcasmo che gli sta già piovendo addosso a poche ore dall’averle pronunciate, dice che la classe dirigente veneziana, estromessa un anno fa nel modo che sappiamo, ha invece governato benissimo e va perciò premiata.

Nato a Venezia, vi ha sempre risieduto. Sposato con una veneziana, ha due figli gemelli. Ingegnere elettrotecnico, ha lavorato all’Enel dal 1987 al 2022, è stato Responsabile della distribuzione elettrica della Zona di Venezia e poi ha svolto attività di International Business Development Manager, lavoro che lo ha portato a passare molto tempo all’estero. È stato presidente del Comitato Venezia Città Metropolitana, esponente di Venezia Una&Unica. È in pensione dal 2022