Lecito, che i cristiani stiano un po’ qui e un po’ là . Che spariscano invece no, non è lecito. Non va affatto bene che i cristiani si perdano e diventino invisibili – come accade in questi mesi nella nostra città – troppo presi a inseguire il consenso per loro stessi, se sono candidati, o per portarlo a questo o a quel candidato.
Se le “teste” cristiane si nascondono e si perdono, si perde il pensiero dei cristiani sulla città e si perde il contributo dei cristiani. Attenzione: non mi preoccupa tanto che si perdano i valori propri dei cristiani – vita, persona, famiglia… –; mi preoccupa piuttosto che si perda la voglia di nuovo che i cristiani dovrebbero incarnare.
Quando il profeta Giona predica a Ninive – lo spiegherà bene don Bonini giovedì sera ai Cappuccini – pretende dalla città un cambiamento radicale, una conversione, un’inversione “ad U”. Poche balle: non basta a Dio che il popolo cambi le proprie abitudini, grida il Profeta. Non bastano piccole correzioni. La conversione dev’essere totale e radicale. Tutto cambia: tutto deve cambiare, tutto si può cambiare.
Tutto si può cambiare, tutto deve cambiare: vale a Ninive, e vale anche a Venezia, dove troppi auspicano il cambiamento, ma pochi – e tra questi pochi ci devono essere anche i cristiani – hanno voglia di realizzarlo, questo cambiamento.
La conversione di Ninive equivale, se riportata a Venezia, ad una ventata di grandi riforme. A Ninive è Giona a pretendere il cambiamento, a Venezia dovrebbero essere i cristiani a chiedere importanti riforme, altrettanto radicali, e altrettanto impopolari, come erano impopolari il digiuno e la penitenza imposte da Giona.
Riforme, radicali come il vestirsi di sacco, per la città di Venezia. Quali? La costituzione seria e rapida di un governo metropolitano, ad esempio; un radicale reset dell’arcipelago delle aziende partecipate, per dirne un’altra; e poi una lotta coraggiosa alle lobby che tengono sotto scacco Venezia; una decisa e impopolare guerra contro l’imperversare dei vari “comitati del no a tutto”; un’altrettanto decisa e impopolare spallata alla mummificata gestione della cultura e del turismo nella città storica; ma anche una battagli per una più equa retribuzione di certi “grandi” amministratori… Questa e alcune altre “conversioni” dovrebbero essere desiderate e sostenute dai cristiani, di ogni parte politica essi siano. Se non lo fanno loro, non lo farà nessuno.
Alcuni cristiani, tutti interessati alla gestione della cosa pubblica, si incontrano giovedì sera, alle 19.00, alla chiesa dei cappuccini di Mestre, al terzo appuntamento del ciclo “Giona a Ninive”. Assieme a don Fausto Bonini ascolteranno l’appello del profeta, pronunciato per la città di Ninive, ma valido ancor di più per Venezia. Almeno in quella sede proveranno a dimenticare la corsa elettorale, e a trovare il coraggio di dire e fare cose grandi per la città .

Veneziano per costumi, anche se non per nascita, ha cominciato ad osservare e a raccontare la città attraverso gli articoli e le inchieste di GENTE VENETA, di cui è stato caporedattore per dieci anni. Come portavoce del sindaco Paolo Costa, nei primi anni del Millennio ha seguito da vicino alcuni dei grandi progetti per il rilancio di Venezia, dalla ricostruzione della Fenice al processo verso la Città metropolitana, dall’idea del tram a quella della rete dei parchi urbani alla riorganizzazione delle Municipalità dentro il Comune unico. Dal 2005 al 2015 è stato il responsabile culturale del Duomo di Mestre, che ha contribuito a far crescere come luogo di elaborazione di culturale e di impegno civico attraverso eventi e convegni – dove ha portato Gianfranco Fini ed Emma Bonino, il cardinal Ruini e don Colmegna, Jacques Barrot e Vittorio Sgarbi, Massimo Cacciari e Philippe Daverio, Moni Ovadia e Oscar Giannino – e attraverso le pagine del giornale PIAZZA MAGGIORE. Gli stessi temi tornano nel suo blog www.piazzamaggiore.wordpress.it, e nel suo libricino “Venezia. Cartoline inedite”, pubblicato nel 2010.
Da qualche anno segue la comunicazione dell’Azienda sanitaria veneziana.