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Mi colpisce la levata di scudi contro i teppisti di Milano: mai stata così ferma e univoca. Eppure non è la prima volta che un corteo degenera in devastazione. Mi colpisce soprattutto la durezza con cui, nel piccolo spaccato di mondo veneziano che osservo sui social, tanti Veneziani condannano senza se e senza ma i giovani in nero, le loro violenze, la loro dabbenaggine. Il giudizio, per quanto vedo, è spezzante: quelli sono solo stupidi idioti. E le richieste di drastiche punizioni si inseguono: arrestarli, bastonarli, fucilarli.

Mi stupisce che il grande fiorire di sentenze contro i “NO EXPO” accada proprio nella città del “NO A TUTTO”. Questa Venezia snob – quella che Forte Marghera non si tocca perché si mangia bene, quella che la sublagunare è un’eresia, quella che non si doveva fare neanche il Mose, quella che dice no alle grandi navi, no alla città metropolitana (meglio la separazione), no alla Manin restaurata, no al Fontego, no alla Torre di Cardin, no a Piazza Ferretto, no al vaporetto dell’arte, no alla scala della torre, no all’M9 –… ecco, questa città con la puzza sotto il naso, che pure di “no” ne dice mille, oggi i teppisti di Milano li metterebbe al muro o al rogo.

E come se i ragazzacci in nero, a Milano avessero commesso un delitto di lesa maestà. La condanna degli atti vandalici è, a mio parere, sacrosanta. Ma da come reagiscono, i Veneziani sembrano essere altezzosamente disgustati, o infastiditi, da ciò che è accaduto. Si inalberano, i Veneziani, quasi si sentissero espropriati della leadership della protesta, o vedessero come “troppa” protesta fa ombra a chi di protesta campa da decenni. Ma mi chiedo: Quale limite hanno superato, quei poveri cretini, per attirarsi solo stavolta la condanna univoca della pubblica opinione veneziana, che pure è campione nel dire “no”? Perché incendiare un bulldozer nei cantieri della Val di Susa tutto sommato si può, e invece a Milano no, gettare le molotov, finalmente, non si può? Perché tirare i sanpietrini ai poliziotti a volte (tante volte) ha avuto una giustificazione, e solo stavolta no, solo stavolta è delitto insano? Di fronte ad altri cortei degenerati, anche a casa nostra, tra i Veneziani si sono sempre contati molti difensori della protesta: si sono improvvisamente pentiti? Sono improvvisamente spariti?

Non dico che la degenerazione violenta del “NO EXPO” sia il frutto del “vento del no” seminato con troppa abbondanza: la guerriglia di Milano, infatti, ha mille altre radici. Però se tutto l’anno sto su Facebook a pontificare e a dire che ogni cosa che si muove è mafia, beh, fa strano che oggi io sia qui a stracciarmi le vesti. E’ snob. E molto veneziano.

Sarebbe meglio che i Veneziani lavorassero per costruire una nuova cultura del fare. Nel quotidiano. Sui loro giornali. Nei luoghi del confronto. Se davvero vogliamo essere i costruttori dei luminosi giorni che sogniamo, forse è meglio che impariamo tutti a diffidare – ma ogni giorno! – dei troppi “no” detti perchĂ© è facile e perchĂ© conviene, e a schifare, prima ancora che i teppisti di strada, chi smonta le idee altrui senza aggiungere una nuova proposta che sia migliore e realizzabile. Poi, quando avremo imparato ad essere un po’ migliori di come siamo, allora forse sarĂ  credibile la nostra condanna di tutte le violenze.

 

P.S.: Alla condanna diffusa e piccata dei Veneziani verso i fatti di Milano si aggiunge, guarda caso, la spezzante presa di posizione di Luca Casarini, che parla di una rivolta finta, idiota ed autoreferenziale (http://www.huffingtonpost.it/2015/05/03/casarini-no-expo_n_7198048.html)… Anche lui draconiano, ma solo oggi, mi risulta. E solo perché la piazza gli è sfuggita di mano.