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Il tempo delle parole è davvero finito. Chiusi gli scrutini, stabilito chi ha vinto e chi ha perso, al di là delle personali esultanze si tratta di affrontare i problemi. Che non sono pochi e neppure semplici.

La nuova amministrazione, infatti, ha molti nodi da sciogliere e diversi sospesi da sistemare. Il tutto in un quadro di risorse scarse e di scelte complicate: come si usa dire, la coperta è corta e ovunque s’intervenga si creerà scontento. Cioè, bisogna mettere in campo “arte di governo”. Ci riuscirà Luigi Brugnaro, fama di vincente sempre e comunque, e con lui la Destra che ha, dopo tanti vani tentativi, conquistato Venezia?

Importa poco il numero dei votanti, chi si astiene non solo esercita un diritto ma compie una scelta. Il suo significato è limpido: non ritiene nessuno dei contendenti all’altezza del compito. È l’offerta a essere scadente, non la domanda a mancare. Vale per i due protagonisti, si estende alla platea dei candidati. Mai come in questa tornata elettorale si è notata, con sbigottimento sottolineo, una tale mancanza di qualità. Chi mai possiederà l’indispensabile “arte di governo”?

Già, durante le campagne elettorali è normale lasciare fuori dalla finestra questa verità elementare. Dopo, però, bisogna dimostrare capacità sino al voto solo supposte, anche se di continuo affermate.

Venezia, dunque, aspetta l’agire concreto di chi la deve governare. Sul tavolo di Luigi Brugnaro, il presente della città e un futuro mai apparso tanto incerto e nebuloso. Tutto può accadere, ogni speranza è autorizzata, qualunque deriva possibile.

Da dove cominciare?

Luminosi Giorni, in generale e chi scrive in particolare, lo ripete da tempo: non si va da nessuna parte se non avendo una meta, per quanto lontana e futuribile essa sia. Alla rotta serve un porto di approdo. Il destino della città, è chiaro ormai, sarà metropolitano. Metropolitane, pertanto, dovranno essere le risposte. Chi pensa su una scala diversa è già condannato al fallimento.

Attenzione a non farsi ossessionare dal bilancio: è ovvio che vada risanato, dovrebbe esserlo altrettanto, ma non riesco a darlo per scontato, che solo rimettendo in moto l’economia si sistemano i bilanci. Crescita, pertanto, oltre i tagli necessari. Giusti. Strettamente indispensabili.

La prima sfida è questa. Se l’amministrazione si aspetta dal governo centrale le risposte, nasce morta.

D’altronde, il rilancio economico del territorio presuppone e permette la soluzione di alcuni altri nodi critici ineludibili: portualità e pertanto Grandi Navi; Aeroporto con la sua Porta d’Oriente e la seconda pista; Zona Industriale e le bonifiche con l’integrale ridefinizione del ruolo produttivo, urbano e della dimensione sociale della terraferma; turismo di massa con le ricadute su residenzialità, trasporti, traffico acqueo… mi fermo qui.

Credo sia sufficiente per comprendere come ciascun aspetto sia interconnesso all’altro, non permettendo in alcun modo di essere affrontato in maniera separata. La seconda grande sfida per la nuova amministrazione è, dunque, pensare in modo olistico.

Cosa vuol dire?

La risposta è banale: cercare di valutare le conseguenze a largo raggio, territoriale e temporale, delle scelte. Misurarne le interazioni, avere un approccio che non si limiti al questoqui-ora. Purtroppo, quasi sempre, una caratteristica della politica italiana. Locale e nazionale. Magari evitando di smontare quanto di buono fatto in precedenza solo perché “opera del nemico”. Ogni riferimento al caso Ospedale di Padova è voluto.

Ho lasciato all’ultimo posto, ma solo perché voglio sia ben chiaro che si tratta della madre di tutte le battaglie, il problema morale. Quando si dice onestà s’intende intanto non rubare, tuttavia se ci limitiamo a tale aspetto non abbiamo ancora capito cosa sia davvero.

Noi oggi, in ogni parte d’Italia e quindi anche nel Veneto e a Venezia, scontiamo un drammatico deficit etico. Chi svolge male i propri compiti, anche se tecnicamente non ruba, rappresenta un danno per l’intera società. Sia che operi in ambito pubblico che privato. Chi agisce avendo riguardo ai “nomi” che ha davanti e non alle norme produce disastri, anche se non si mette niente in tasca.

In generale, a Venezia come nel Veneto e in Italia, il vero e primario bisogno è quello di ristabilire una serie di regole condivise, con l’assoluta certezza che valgano per chiunque e la loro applicazione sia certa.

Sforzo enorme? Impegno impossibile?

Chiunque abbia chiesto il voto dei cittadini sapeva bene cosa l’aspettava. Mai come in questa tornata elettorale zavorre e bisogni sono stati tanto chiari. Pertanto, caro vincitore, non resta che affrontare la realtà, rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro.

Farsi votare rappresenta, in fondo, la parte più semplice dell’avventura in cui ti sei cacciato, quella “divertente” per così dire, non dimenticarlo: adesso viene il bello! Auguri a Venezia e a tutti noi.