Sul piano nazionale va detto che Renzi ha ragione a reclamare una vittoria, ma solo sul piano aritmetico: 5-2. Che poi se si somma ai risultati della precedente tornata delle Regionali, con Renzi governante, si può dire che Renzi passa da un 6-6 a un 10-2. Quindi tutto bene?
In verità no perché ci sono alcuni punti di difficoltà vera nella narrazione politica di queste regionali.
Il primo è il dato dell’astensionismo che ha raggiunto livelli impensabili solo pochi anni fa. Che il 50% degli aventi diritto decidano di non partecipare sta a dimostrare una credibilità del sistema politico arrivata a livelli molto preoccupanti. È la narrazione renziana non ha certo aiutato a recuperare, anzi se n’è perso un altro pezzo.
L’affermazione di Lega e M5S sta a dire che una parte molto motivata e animata dell’elettorato preferisce tenere una posizione “antagonista” e “anti-sistema” (no Europa, no Euro, no immigrazione, no ad un sistema politico riformato) con il che la tesi renziana di assorbire una buona parte del voto di protesta si è dimostrata largamente fallimentare.
Aggiungiamo tutte le difficoltà interne ad un PD recalcitrante, ad un’opposizione interna che non solo non demorde, ma che genera e aggiunge conflittualità e motivi di dissenso palese e aggressivo allora il quadro della situazione politica così come Renzi ha provato a rigenerarla, a interpretarla si dimostra molto complicata e necessita certamente di una maggior capacità di delineare una strategia e un posizionamento politico meglio definito è meglio strutturato riguardo le scelte economiche, sociali senza dimenticare quelle costituzionali.
Se poi analizziamo i dati delle nostre comunali si conferma come Casson non solo non sia in grado di aggregare voti al di là della sola cerchia ristretta dello schieramento prettamente di sinistra, ma come il suo risultato sia molto lontano persino dalle peggiori previsioni sondaggistiche dei giorni scorsi, con il che il ballottaggio con il miglior competitor Brugnaro si presenta non solo ostico ma anche ad alto rischio. Chi sta parlando (alcuni giornali nazionali) di buon risultato di Casson dimentica come nelle ultime tornate amministrative il CentroSinistra avesse sempre vinto al primo turno.
La sua vittoria alle primarie si sta rivelando una vittoria di Pirro, l’esponente politico più lontano da Renzi sta pagando il prezzo del suo auto-isolamento, della sua intransigenza fine a sè stessa, della sua incapacità a trasmettere non solo idee e programmi solidi e realizzabili, senza poter nemmeno “godere” del beneficio di una comunanza di intenti con il suo segretario nonché Presidente del Consiglio.
Il PD locale poi tracolla e un’eventuale, ma non del tutto improbabile,vittoria di Brugnaro al ballottaggio segnerebbe un suo ridimensionamento profondo e “inarrestabile” stante le cose come sono e come si stanno prefigurando.
La Lega drena voti alle regionali con il suo miglior cavallo, il Presidente uscente Zaia, che sorprende per il risultato assoluto della sua lista conseguito in questa parte del Veneto che mai gli si è rivelata amica, politicamente parlando. Poi però il risultato del suo candidato sindaco Bellati si ferma al 12%, che non è certamente un cattivo risultato, ma che rimane molto distante da quello di Brugnaro.
Quello che è certo è che possiamo registrare tanta confusione sotto il cielo veneziano: un po’ di chiarezza si farà al ballottaggio, che segnerà in ogni caso un discrimine dal quale non si farà certo ritorno.

Veneziano, con i piedi nell’acqua, dalla nascita (1948). Già Amministratore Delegato di una Joint Venture italo-tedesca di accessori tessili con sede a Torino. Esperienze di pubblico amministratore nei lustri passati. Per lunghissimi anni presidente del Centro Universitario Sportivo di Venezia (CUS Venezia)