By

No, a me il termine questione morale non piace. Meglio: non piace la parola morale declinata in questo senso. Perché la corruzione non è questione di morale quanto di etica. E l’etica ingloba in se non solo la corruzione ma tutti quei comportamenti eticamente illeciti nella pratica politica. Raccomandare qualcuno è eticamente illecito. Ma anche acquistare un vibratore usando i fondi a disposizione di ogni gruppo consigliare regionale è eticamente illecito. Anche parcheggiare con l’auto di servizio in divieto di sosta è eticamente illecito. Anche i vitalizi sono eticamente illeciti . Anche indire un concorso pubblico per docenti universitari avendo già deciso chi verrà promosso è eticamente illecito. Anche spendere decine di miliardi per aggiudicarsi l’organizzazione di un campionato mondiale di calcio è eticamente illecito. Il guaio è che nella percezione collettiva questi comportamenti eticamente inaccettabili non sono percepiti come tali. E dunque quando si parla di questione morale il pensiero di ciascuno va solo e soltanto ai fenomeni più lampanti del degrado cui questo valore è precipitato. E tali fenomeni sono inclusivi delle tante forme di corruzione cui ormai stabilmente si occupano i mezzi di informazione. Con le inevitabili confusioni che non riguardano solo il diritto penale. Giorgio Orsoni, ad esempio, è stato accusato di finanziamento illecito non di corruzione (reato invece di cui sono stati accusati alcuni esponenti della destra). E vedremo cosa accadrà al termine dei tre gradi di giudizio cui l’ex sindaco sarà sottoposto (chi scrive, ad esempio, continua ad avere molti dubbi sulla sua colpevolezza). Così, giusto per dire. Solo che il PD veneziano mica è riuscito a spiegare la differenza. E dunque anche noi, con gli occhi pieni di ciò che la magistratura sta disvelando relativamente a Mafia capitale , ragioneremo di questione morale in questi termini. E lo facciamo partendo da quattro considerazioni, solo apparentemente banali e semplicistiche.

Prima considerazione: la corruzione è endemica in tutto il mondo (con picchi nei Paesi di regime), ciò che cambia sono le conseguenze che subiscono i corrotti.
Seconda considerazione: la politica è un servizio, non un mestiere “a vita”.
Terza considerazione: fare politica, fare campagne elettorali costa. E tanto.
Quarta considerazione: oggi in Italia il tasso di corruzione è aumentato, e di molto, rispetto agli anni Novanta. Il perché lo ha ben spiegato l’ex guardasigilli Flick qualche giorno fa: negli anni ’90 si rubava per il partito, per permettergli di mantenere in piedi la sua elefantiaca organizzazione interna; oggi si ruba per arricchimento personale.
Mettiamo insieme queste quattro, semplicistiche, osservazioni come prerequisiti a qualunque riflessione sul tema corruzione e questione morale.
Se la corruzione è fisiologica ne deriva che tu poi ridurla ma non eliminarla. Come? Declinando in azioni concrete le altre tre considerazioni. Facciamo un esempio? Un mandato (elettivo o istituzionale) da sindaco, consigliere comunale, parlamentare dura 5 anni. Già con tre mandati occupi 15 anni della tua vita, un terzo di quella lavorativa. E se entri nella cosiddetta politica attiva da funzionario di partito di fatto trascorri l’intera tua esperienza professionale in un solo e unico ambito. È ovvio che così facendo tu possa essere più sensibile di altri ad un ambiente dove il confine tra amicizie, conoscenze, favori personali è sempre più labile (e facile da superare).
Soluzione? Limite rigoroso di due mandati (senza alcuna proroga) a qualunque impegno pubblico (non solo elettivo e istituzionale ma anche, ad esempio, all’interno degli enti parapubblici, delle municipalizzate e così via).
Si ricorderà che una delle contromisure adottate contro Tangentopoli fu il progressivo aumento di potere per i dirigenti pubblici nella convinzione che essi fossero in un certo senso immuni da logiche corruttorie. Ebbene: proprio Mafiacapitale mostra come in realtà il fenomeno interessi anche – e alla pari con i politici – le figure dirigenzial.
Soluzione? L’ha messa in pratica Nicola Zingaretti (sarà mica perché è il fratello del Montalbano televisivo?): turnover dei dirigenti con spostamenti periodici tra settori affini o affini enti pubblici. Soluzione alternativa? Istituire un albo (un po’ come capita ai segretari comunali) da cui le amministrazione attingano le figure dirigenziali fino a quando il mandato amministrativo decada.
Ancora: se i congressi di partito servono non tanto a valorizzare una linea politica rispetto ad un’altra ma a pesare le diverse correnti (e ad ogni corrente attribuire i diversi potentati) è ovvio che il tesseramento non diventa adesione ad una proposta politica ma sostegno ad un gruppo di potere piuttosto che un’altro. E se i partiti occupano tutte le municipalizzate, gli enti pubblici, parapubblici e subpubblici è evidente che essi soddisfino la ignobile sete di denaro di quegli stessi potentati.
Soluzione? L’aveva indicata decenni fa Enrico Berlinguer: via i partiti da tutti gli enti che non siano elettivi, a partire dalla RAI
E se i bilanci dei partiti sono pubblici ma talvolta non lo sono quelli di talune fondazioni/associazioni/centro studi ad essi afferenti è evidente che questo possa permettere la copertura di eventuali episodi di corruttela.
Soluzione? Sottoporre i bilanci ad un advisor super partes.
Oggi anche in un comune di media grandezza per fare una campagna elettorale che abbia un minimo di possibilità di essere produttiva servono (almeno) 60/70.000 euro. È ovvio che se tu chiedi ad un imprenditore di finanziarti, ancorché quel contributo sia pubblico e legittimo, è evidente che quello in cambio si aspetti qualcosa. Non necessariamente qualcosa di illegale. Ma di eticamente illecito magari si.
Soluzione: tetto, stabilito dalla legge, di cifra massima spendibile per la campagna elettorale. se parliamo di questione morale non intendiamo forse anche il rifiuto della logica del piacere, del favore, della riconoscenza ?
Ma ciò che davvero conta, alla fine, è la capacità di auto regolamentarsi proprio dei partiti. Possibile che a Roma nessuno (nessuno!) si sia accorto di cosa stava accadendo nel PD? Possibile che nessuno abbia avvertito la indignazione per un mondo di mezzo che trascinava la politica nel mondo di sotto? Ma tanto: anche se si dovesse essere condannati per corruzione, cosa vuoi che sia! Due/tre anni di carcere (ma forse anche no) e poi tutto torna come prima. Come dite? Ah, è vero: c’è la interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ma quella mica ostacola l’essere corruttori e corrotti.