Mi sono preso la briga di leggere la breve (sette scarne paginette) versione originale, in inglese, dell’Euro Summit Statement 12th July 2015, l’accordo tra l’Eurosummit e la Grecia. E sono rimasto basito dal linguaggio. Non vi è alcuna traccia di politichese, nemmeno il tentativo di ingentilire la realtà delle cose. Per ben due volte nella prima pagina si cita the crucial need to rebuilt trust with Greece , “la necessità di ricostruire la fiducia nei confronti della Grecia”, il che equivale a mettere nero su bianco che questa fiducia adesso non c’è. Non c’è a tal punto che si prevede una nemmeno dissimulata totale cessione di sovranità del Governo e del Parlamento greci: the government needs to consult and agree with the Institutions on all draft legislations… Clamorosa infine l’imposizione di riexamine with the view to amending legislations that were introduced counter to February 20 agreement by backtracking on previous programme commitments.. insomma, se per la Grecia è una mortificante sottomissione, per Tsipras è addirittura una resa umiliante e senza condizioni che fa a pugni con la narrazione “eroica” del referendum che si rivela oggi (per coloro che avessero avuto dubbi in proposito) essere stato una farsa grottesca.
Inutile addentrarsi nella valutazione di merito, sono state espresse opinioni diversissime tra loro, da chi attribuisce tutta la responsabilità alla pervicace ottusità della Germania, a chi addossa tutte e solo le colpe ai greci ed alle loro sciagurate scelte dal passato remoto e recente. Credo che la verità stia nel mezzo e la responsabilità debba essere ripartita tra molti. Quel che è certo è che tempi durissimi si preannunciano per i poveri greci, che pagano il non aver mai saputo dotarsi di una classe dirigente all’altezza. Triste destino per un popolo insigne che ha dato all’umanità (ed in particolare alla cultura ed all’identità europee) un contributo nemmeno lontanamente paragonabile a quello di qualsiasi altro membro dell’Unione. Agli amici greci l’augurio che questa crisi drammatica apra una fase nuova di rinascimento del Paese.
Ma, al di là dell’opinione che ognuno si è fatto, il caso Grecia fornisce lo spunto per interrogarsi su questa strana istituzione che è l’Unione Europea. Molti hanno sottolineato che questo macello è l’esito quasi necessitato della mancata costruzione di un’entità statale unitaria (che ha comunque mille ed uno motivi per essere auspicabile in termini di prospettiva geopolitica). Vero: la Grecia pesa nell’ambito europeo quanto e forse meno del, che so, Molise per l’Italia e se il Molise andasse in crisi finanziaria questa verrebbe facilmente assorbita dall’intera nazione. Cosa non successa per la Grecia. È però paradossalmente possibile anche una lettura diametralmente opposta, assai meno politically correct, ma direi intrigante. Immaginiamo per un attimo che in Italia sussista un rigoroso federalismo fiscale in base al quale le Regioni trattengono le entrate fiscali, salvo poi redistribuirle in parte tramite un meccanismo di perequazione. Immaginiamo ora che un giorno la Sicilia (solo un esempio) si ritrovi in uno stato finanziario drammatico tale da non poter fare fronte nemmeno alla gestione ordinaria. Questa chiede i denari allo Stato centrale per tirare avanti ma le Regioni che devono aprire i cordoni della borsa hanno facoltà di dettare delle condizioni. Si mettono intorno ad un tavolo e dicono più o meno “caro Crocetta, sai che c’è?, noi ti diamo si i soldi ma tu prima licenzi i 20000 (ventimila!!) forestali che negli anni avete assunto per puro clientelismo e prendono uno stipendio senza fare nulla, dimezzi le indecorose prebende ai Parlamentari della Regione Sicilia, adotti i costi standard nella Sanità.. Altrimenti non vedi un euro”. Alzi la mani chi sarebbe contrario… Sarebbero in larga maggioranza favorevoli anche coloro che oggi accusano i tedeschi di essere più o meno dei nazisti. Ebbene, quanto descritto sopra è esattamente ciò che, mutatis mutandis, l’Europa ha imposto alla Grecia. Certamente male: molte imposizioni sono o irrealizzabili o controproducenti. Ma magari anche è la volta buona che si introducono in Grecia riforme (fisco, pensioni, IVA) sacrosante ma impopolari che in Grecia si erano ostinatamente rifiutati di fare.
Morale della favola: non è detto che la vituperata Europa, pure con gli evidenti limiti, le sue ottusità e divisioni interne, esca da questa vicenda indebolita. Lo dirà il tempo.
E chissà… ci vorranno anni. E lacrime. E sangue. Ma forse un giorno la Grecia uscirà dal tunnel. Ma stiamo certi che quel giorno in Sicilia ancora ci saranno più forestali che alberi.

Nato a Venezia, vi ha sempre risieduto. Sposato con una veneziana, ha due figli gemelli. Ingegnere elettrotecnico, ha lavorato all’Enel dal 1987 al 2022, è stato Responsabile della distribuzione elettrica della Zona di Venezia e poi ha svolto attività di International Business Development Manager, lavoro che lo ha portato a passare molto tempo all’estero. È stato presidente del Comitato Venezia Città Metropolitana, esponente di Venezia Una&Unica. È in pensione dal 2022