By

Il confronto scontro in Senato sull’abolizione del medesimo oltre alle dietrologie, talvolta in questo caso specifico del tutto legittime, sulla vera posta in gioco di tale passaggio, si presta ad una riflessione più generale sui meccanismi della democrazia e sulle loro valenze. E dico subito che per questa riflessione non è necessario essere politologi o costituzionalisti o giuristi. Basta avere un po’ di predisposizione alla logica, alla razionalità e al senso storico. Per questo vorrei offrire questi pensieri a tutti coloro che coralmente vorranno continuare il dibattito.

L’abolizione del Senato elettivo e la sua conversione in una camera che si occupi di temi specifici, regionali ma non solo, senza passaggi elettorali diretti fa parte di quel dimagrimento che per il funzionamento delle istituzioni italiane è oggi assolutamente necessario. A tutti è altrettanto chiaro che è un passaggio assolutamente necessario ma anche assolutamente non sufficiente perché va accompagnato da azioni politiche in grado di accompagnare e guidare la riforma. E questo per altro vale sempre per qualsiasi riforma, se no destinata ad essere appunto una nuova forma senza sostanza e quindi forse un nuovo e pesante ostacolo.

Tuttavia la riconversione del Senato è sorretto oggi da quel principio che sintetizzerei con la formula: l’eccesso di democrazia uccide la democrazia.

E’ a noi tutti nota l’origine storica, datata ormai quasi 70 anni, di quest’organismo rappresentativo che è il Senato: la fine del regime fascista e la scelta di un castello pesantissimo di organi di garanzia, pesi e contrappesi, per blindare una nuova democrazia, immunizzata da rischi autoritari. Scelta emotivamente comprensibilissima. Non voglio azzardare giudizi storici che non mi competono, ma se rifletto un momento mi vien da dire che i padri costituzionali a loro volta se riflettevano un momento di più sarebbero giunti ad una conclusione un po’ più realista. Un’azione autoritaria e dittatoriale se ha la forza anche fisica per imporsi non è certo fermata da una camera in più. Sia Hitler che Mussolini sono andati al potere con i meccanismi della democrazia rappresentativa ma poi se ne son fatti beffe piegandole ai loro disegni e un passaggio in più per loro avrebbe significato cinque, dieci minuti in più. Nella Costituzione Italiana mi pare ci siano altri punti dove le garanzie sono affidate a principi snelli e inequivocabili. In questo caso l’onestà di pensiero ammette che le lentezze, le letture multiple delle leggi, il rimpallo da una camera all’altra in questo settantennio hanno rappresentato la cortina fumogena per coprire interessi parziali, faide politiche, contribuendo a cementare quell’opinione corrente nei cittadini italiani che nulla cambia mai e nulla può cambiare. Senza contare che l’uso/abuso allegro del decreto legge, sistema, questo si, di dubbia democraticità che esautora o comunque condiziona gli organi legislativi, si autogiustifica implicitamente per l’inefficienza e per la lentezza dei procedimenti legislativi ordinari. Altre riflessioni collaterali si potrebbero fare sull’eccesso di democrazia come ostacolo alla democrazia. Oggi tocca al Senato, ma la casistica potrebbe riguardare una gamma vasta di temi e ambiti anche extra istituzionali e diffusi anche a livello popolare che lascerei ad altre puntate ed anche all’iniziativa di chi ci legge. Anticipando un indice:

La democrazia dei comitati.Un’ istituzione democraticamente, si spera, eletta ( parlamento o consiglio comunale che sia) decide, legifera, delibera? A legge o delibera già presa da tempo il Comitato Tal dei Tali ‘no nel mio giardino’ si oppone, si mette di traverso, fa blocchi stradali, raccoglie firme. Dopo.

L’uso del Referendum è arma a doppio taglio. L’abuso concesso e la logica della sola abrogatività dello stesso è in linea con il punto precedente, cioè la democrazia del dopo e del No. Semmai avrebbe molto senso il Referendum propositivo. Ma una volta affermata la sua pur controllata validità, il quorum degli elettori da raggiungere per la validità è una tagliola garantista che lo contraddice. Semmai la garanzia che 4 assatanati non inchiodino il popolo sovrano sulle loro paturnie andrebbe sulla raccolta delle firme per indirlo, da quadruplicare se occorre.

L’eccesso di leggi, di solito varate con le lentezze dei doppi e tripli passaggi quando il mondo nel frattempo è già cambiato, crea un pantano che rende inattuabile anche ciò che si presenta come una buona e ancora valida legge.

Il legiferare senza tener conto del contesto e delle conseguenze indotte. A distanza di decenni io resto favorevole alla legge Basaglia, e la ritengo in teoria legge democratica, diventata impropriamente e falsamente democratica in assenza di tutela dalle conseguenze sociali ben note che ha innescato( tutela la cui proposizione e messa in atto non spettavano certo a Basaglia).

L’eccesso di garantismo dei codici per chi compie reati ribalta la logica della garanzia e diventa oppressiva per chi il reato l’ha subito. Cesare Beccaria non intendeva certo questo.

L’immutabilità dei testi costituzionali più che un eccesso di democrazia appartengono ad un’idea astratta di democrazia e sono comoda copertura ideologica che vanifica lo strumento costituzionale. Non a caso la dittatura Italiana del ventennio si è accomodata per bene nell’Italia retta da uno Statuto che aveva anch’esso settantantuno anni, scritto quando ancora non c’era l’elettricità, il motore a scoppio, e ben prima della seconda dirompente rivoluzione industriale ( oltre, ben s’intende, prima della stessa Unità d’Italia). La nostra attuale è stata votata da un’assemblea Costituente eletta da un corpo elettorale di cittadini che oggi al 90% sono tutti deceduti. Perché mai il 90% dei cittadini nati tutti dopo dovrebbero sentirsi rappresentati e garantiti da quei principi senza mai essere stati interpellati? Superfluo ricordare come e quanto l’Italia sia cambiata nel frattempo anche perchè nel frattempo è cambiato il pianeta.

L’indice sarebbe ancora lungo ed è aperto a tutti coloro che vogliono contribuire.

Intanto da dove vogliamo cominciare?