Trascorsi i primi mesi della gestione Brugnaro, condivido le amichevoli e disinteressate raccomandazioni che gli farei se fossi un suo ascoltato consigliere. Ovviamente è un esercizio accademico perché io non sono affatto un suo consigliere ma mi piace cogliere questo spunto per scambiare commenti e contributi (anche critici ovviamente) da parte dei lettori.
- Manifestazioni pubbliche. Al Sindaco piace molto parlare a braccio. Ed è comprensibile: ha un’indubbia carica umana ed emotiva che vuole trasmettere a chi lo ascolta. Però c’è un problema, grosso come una casa: ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di contenere la sua foga di dire tutto, con il risultato che i suoi discorsi sono un vertiginoso rincorrersi di temi spesso senza correlazione, seguire il filo del discorso è perlomeno impervio ed al malcapitato uditore sembra di essere sulle montagne russe. Con esiti pessimi. Delle due l’una: o si prepara i discorsi prima e si attiene alla traccia o impara a contenere la sua bulimia oratoria. Pena il perdere di credibilità.
- Bilancio Comunale e risorse. Vero che la città soffre di una drammatica carenza di risorse per il funzionamento operativo. Ottima l’idea di creare una sorta di tavolo di consultazione con tutti i parlamentari veneziani per fare lobbying cui hanno aderito tutti tranne Casson che ha sdegnosamente rifiutato (e questo la dice lunga sul personaggio). Però attenzione: la strategia dell’Amministrazione non può limitarsi a battere cassa a Roma. Dalla quale sarà tanto più facile essere ascoltati quanta più credibilità si acquisirà in termini di riforme incisive, per esempio nel campo del riordino delle municipalizzate. E soprattutto, visto il comunque ristretto margine in termini di riduzione delle spese, deve essere perlomeno essere messa in cantiere una soluzione per aumentare le entrate (e qui penso al Pass4 Venice). La partita del Bilancio è la partita più importante ed è quella su cui nel lungo termine verrà giudicata l’Amministrazione Brugnaro. Giova peraltro sottolineare che chiedere soldi a Roma era l’unica strategia di quel PD di cui Brugnaro si è proposto come alternativa.
- Città Metropolitana. Va dato atto al Sindaco di essere stato da sempre uno dei più convinti alfieri della Città Metropolitana. Addirittura un precursore della stessa, avendo egli sostenuto che la potenzialità dell’area vasta aveva caratteristiche metropolitane da ben prima che si concretizzasse la realtà dell’istituto amministrativo. Scendendo nel concreto però si ha l’impressione che la città metropolitana che ha in mente il Sindaco sia senza confini, che inglobi il … Veneto intero, le montagne del Cadore, le terme di Abano, il Vicentino… troppa carne al fuoco. Attenzione a non inseguire una entità “metafisica” che finirebbe per ridursi ad un vuoto brand. E qui si innesta anche il tema del Centro Storico che appunto rischia di essere, nei pensieri del Sindaco, un’entità puramente nominalistica. Il Centro Storico è il fulcro attorno a cui ruota l’esistenza del brand stesso ed è una realtà concreta e da tutelare, in primis contrastandone la trasformazione in un gigantesco bed & breakfast. Senza una Venezia che mantiene la sua anima (che non è fatta solo di pietre e palazzi), tutto il castello crolla.
- Comunicazione. Più cautela nella comunicazione. Se dice che “il gay pride mi fa schifo” (alludendo
al discutibile aspetto carnevalesco di queste manifestazioni) è facile che diventi sui media un assai poco politically correct “i gay mi fanno schifo”. Così come il caso delle foto di Berengo Gardin diventa un attentato alla libera espressione dell’Arte.. era proprio indispensabile impedire l’esposizione di foto peraltro straviste? Vero che dal primo giorno in cui Brugnaro ha indossato la fascia tricolore, una variegata compagnia di giro ha cominciato a sparare ad alzo zero, ironizzando sull’accento veneto ed i modi ruspanti, accusandolo di una cosa e del suo contrario (esempio: Brugnaro è accusato contemporaneamente di volere le Grandi Navi in Bacino e lo scavo del canale Vittorio Emanuele quando una cosa esclude l’altra) e additandolo come una specie di Attila incolto e nemico di gentil natura. Era facile da prevedere, gli orfani della precedente gestione, gli intellettuali da salotto buono, gli indignati di professione, le vestali del Bello, dell’Arte, della Cultura (il garrulo Settis su Repubblica su tutti), i nostalgici del remo… il plotone di esecuzione era pronto. Ma appunto era una facile previsione cui bisognava essere mentalmente preparati e saggio sarebbe evitare di prestare il fianco a polemiche inutili. Invece il Nostro sembra a volte cercare, ed in modo sgradevolmente muscolare, lo scontro. E un continuo stillicidio di polemiche tra una claque prevenuta ed il Nostro che attacca come un toro inferocito non giova ne’ a lui ne’, soprattutto, alla città.
- Elton John e polemiche “gender”. Una sola parola: BASTA. Non se ne può davvero più..
Buon lavoro, signor Sindaco. E sempre forza Reyer (su questo sono tutti d’accordo).

Nato a Venezia, vi ha sempre risieduto. Sposato con una veneziana, ha due figli gemelli. Ingegnere elettrotecnico, ha lavorato all’Enel dal 1987 al 2022, è stato Responsabile della distribuzione elettrica della Zona di Venezia e poi ha svolto attività di International Business Development Manager, lavoro che lo ha portato a passare molto tempo all’estero. È stato presidente del Comitato Venezia Città Metropolitana, esponente di Venezia Una&Unica. È in pensione dal 2022