Mi rendo conto che il titolo di questo articolo possa sembrare in prima lettura paradossale, sicuramente è controcorrente, alla luce di tutte le recenti critiche che l’Europa intesa come Unione Europea ha subito in questi ultimi mesi. Tuttavia, con le considerazioni che seguono, vorrei provare a svolgere una riflessione sul perché l’idea di Europa può e deve essere ancora in grado di suscitare interesse e speranza. Non c’è dubbio che tutti o quasi i paesi dell’Unione Europea, stiano vivendo un periodo molto difficile. In molti paesi infatti, Italia in primis, il dibattito pubblico soffre a causa della crisi dei partiti politici o di ciò che resta di essi. Spesso i tradizionali partiti, appaiono sempre più ripiegati su stessi a vantaggio dei movimenti populistici e xenofobi che in molte parti dell’Europa sembrano essere in continua ascesa. La scomparsa di un dibattito politico preciso e severo sul contenuto dei problemi, su come risolverli e su come progettare il futuro, lascia spesso il passo alla polemica sterile e al sentimento di antipolitica che in chiave diversa, movimenti come i 5 stelle in Italia, Podemos in Spagna e il Front National in Francia cavalcano con successo ogni giorno. I partiti politici, così come li abbiamo conosciuti storicamente negli stati nazionali, si trovano a dover fronteggiare problemi che non possono più essere affrontati autonomamente nei singoli Stati. Oggi più che mai, c’è bisogno di più Europa perché sono proprio i Democristiani e Conservatori, i Socialisti Socialdemocratici e Progressisti, i Liberali, gli Ambientalisti, che rappresentano una compiuta e più matura composizione parlamentare, capace di candidarsi a guidare il dibattito politico Europeo negli anni a venire, realizzando compiutamente lo spirito federalista di Spinelli e Colorni. E’ questo, il modo per superare la crisi che i partiti stanno vivendo oggi in forma inesorabile, incapaci come sono di stimolare dibattito su temi reali e appassionanti e sempre più impegnati, invece, a difendere improbabili rendite di posizione, o a lanciare annunci ad effetto in un’ottica elettorale di breve periodo. Oggi, il bisogno di più Europa è dimostrato dal fatto che proprio su alcuni dei temi che dovrebbero occupare seriamente il dibattito pubblico, le unioni civili ad esempio, è la Corte Europea dei diritti dell’uomo a occupare opportunamente la scena. Ancora una volta, il diritto nazionale si ritrae, a favore di quello sovranazionale europeo che trova espressione nelle pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte di giustizia dell’Unione Europea, facendo in modo che trattati e convenzioni diventino diritti nazionali realizzando ciò che A. Stone Sweet ha chiamato: domestification. In tal senso, per citare un caso molto recente, la Corte Europea dei diritti dell’uomo, ha osservato all’unanimità che la tutela legale attualmente disponibile in Italia per le coppie omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile. Per stare all’Italia, è da almeno trent’anni che si discute di una legge che preveda una forma di riconoscimento per le unioni omosessuali e ancora una volta è dall’Europa che giunge un monito di speranza su un tema civile il cui contenuto, sebbene forse non determini effetti sulla crescita economica, sicuramente può infondere speranza e ottimismo in un momento così difficile, nel quale, politica e questioni etico-sociali sembrano schiacciate dall’economia e dai suoi derivati. Non va dimenticato infatti, che lo sviluppo socio-economico dipende anche da una legislazione che tuteli i diritti civili. Il beneficio che da questi interventi traggono le società nazionali è grande, proprio in virtù dell’espansione dei diritti e per la diffusione del controllo sul loro rispetto da parte di legislatori ed esecutivi. Il bisogno di più Europa, nasce dall’attuale ripiegamento degli Stati dell’Unione nei loro interessi. Per dare una risposta chiara a questa crisi, un messaggio forte deve giungere però anche dalle Istituzioni Europee, che oggi più che mai devono riappropriarsi del loro campo d’azione. E allora, ecco la necessità che Il Consiglio Europeo torni protagonista (motore politico) come sancito dall’art. 15 TUE (dà all’unione gli impulsi necessari al suo sviluppo e ne definisce gli orientamenti e le priorità politiche generali). Allo stesso modo, Commissione e Parlamento Europeo, del tutto inerti per esempio durante la recente crisi Greca, non possono rinunciare ai compiti di rappresentanza dell’interesse dell’Unione e di rappresentanza dell’interesse del popolo europeo così come loro affidati dai Trattati. Inoltre, ancora una volta, la necessità di maggior Europa è riscontrabile anche dalle avventate scelte interne di alcuni paesi, come dimostra l’improvvida e sregolata indizione del referendum di Luglio in Grecia. E allora perché non riflettere sulla possibilità di ipotizzare regole comuni per la sottoposizione a referendum nazionali di questioni che riguardano i comuni interessi europei: forse bisogna iniziare a pensare a referendum europei, proprio come ha dimostrato l’interesse di tutti verso l’ultimo Referendum quasi fossimo stati tutti chiamati a votare quella domenica. Inutile dire, infine, che la necessità di più Europa, è riscontrabile anche sul tema dell’immigrazione dove l’ostinazione la necessità di una politica omogenea da parte degli Stati è ormai imprescindibile. L’alternativa, ovvero il rifiuto dell’Europa, con il conseguente trionfo degli egoismi nazionali produrrà solo frammentazione e caos, storica conseguenza di tante crisi europee. Ecco allora che il bisogno di più Europa, in questo caso, si dovrebbe tradurre nella necessità di istituire un’unica agenzia di asilo e migrazione che vagli le richieste per tutta l’Unione e magari anche di un corpo congiunto di guardie di frontiera.

Nasce a Bassano del Grappa nel 1980, cresce a Venezia e si laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Ferrara con una tesi in Diritto Costituzionale seguita da Roberto Bin e Giuditta Brunelli. Nel corso dell’Università studia materie giuridiche presso la facoltà di legge del King’s College di Londra.
Nel 2007 consegue il Master in Istituzioni parlamentari europee e storia costituzionale, diretto da Fulco Lanchester presso l’Università “La Sapienza” di Roma, con una tesi finale su: Elezioni primarie tra esperimenti e realtà consolidate seguita da Stefano Ceccanti.