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Ho pubblicato il mio precedente articolo (http://www.luminosigiorni.it/2015/08/il-cubo/) sul gruppo Facebook di “Via il Gabbiotto dal Campanile” e, una volta di più, il Gabbiotto si è confermato un utile crocevia dove si incontrano e scontrano i più diversi sentimenti, umori e visioni della città. Ottimo servizio di cui va doverosamente dato atto agli animatori del Gruppo, che ringrazio per la cortese ospitalità.

In tale piazza virtuale, prendendo spunto dal “Cubo” di Piazzale Roma, ho avuto modo di (tentare di…) interloquire  con alcuni concittadini che hanno espresso in poche semplici parole quello che si può definire il “manifesto” di una parte consistente (ancorché spero e penso non maggioritaria) di pubblica opinione: “Venezia è perfetta così com’è e non si può modificare ciò che è già perfetto se non peggiorandolo“.

Che dire.. finalmente la verità. Ne va preso atto: esiste, tento questa definizione, un’ala radicale di quel Partito del NO di cui tante volte ci siamo occupati su Luminosi Giorni (chiamiamoli NO Radical per brevità) che ritiene, semplicemente, che guai a toccare una sola pietra, perché appunto Venezia è perfetta così com’è. Ne discende un immediato ed ovvio corollario: non è più questione di bello o brutto, di utile o inutile, di pericoloso o meno per l’ambiente, la laguna o quant’altro. Non si tratta nemmeno di chiedersi se un’opera serve ai veneziani o ai turisti, quali interessi va a toccare.. nulla di tutto ciò. Non si deve fare nulla: punto e basta.
È una posizione ovviamente del tutto legittima e bene fa chi ci crede a sostenerla con la determinazione del caso. Ma, chiarito questo, vorrei sommessamente rivolgermi ai NO Radical con questa lettera aperta:

 

Caro No Radical,

rispetto profondamente le tue convinzioni, anche se non le condivido, ma mi permetto di dirti che onestà intellettuale vorrebbe che quando si discute di qualsivoglia opera, tu dicessi chiaramente che sei a priori contrario senza aggiungere altra argomentazione contro. Sarebbe un atto di chiarezza e soprattutto toglierebbe di mezzo il sospetto, a questo punto inevitabile, che le suddette argomentazioni siano del tutto strumentali. Finendo così con l’inquinare una serena e doverosa valutazione dei pro e contro di qualsiasi cosa. Sei contro il Palais Lumière perché altera lo skyline di Venezia? Bene, ma non tirare fuori la panzana dell’UNESCO. Non vuoi la sublagunare? Benissimo, ma non agitare lo spauracchio del caranto. Non ti piace il Cubo? Sono d’accordo con te, ma abbi l’onestà di dire che qualsiasi cosa, anche un capolavoro dell’architettura moderna, non ti andava bene. E potrei continuare.

Come avrai capito, la mia personale posizione è antitetica. Penso che πάντα ρεί ώς ποταμός  che lo si voglia o no. E questa concezione statica, acronica, immutabile del mondo, potrebbe piacere a … Parmenide ma è fuori della realtà, ne’ possibile ne’ auspicabile. E meno che meno a Venezia dove i nostri antenati non hanno avuto ritrosia nell’accavallare stili diversissimi in diverse epoche. Paradossalmente, l’inchiodarsi incondizionatamente all’esistente non è la difesa della venezianità (di cui ti consideri geloso custode) ma invero il suo contrario: cioè tradire l’intimo spirito di Venezia, che è così grazie al coraggio e all’inesausta sete di novità e di progresso dei nostri insigni predecessori. Ovviamente questo non significa “libertà di uccidere” o venir meno all’obbligo morale verso le generazioni future di tutelare e mantenere il capolavoro che ci hanno tramandato i padri ma semplicemente valutare laicamente la compatibilità, l’utilità, la bellezza perché no, gli effetti nel lungo periodo (anche a fini di mantenimento del topos veneziano) di ciascun nuovo inserimento.

Scontato dire che questa mia posizione ha la stessa legittimità, ne’ più e ne’ meno, della tua. Due posizioni entrambe legittime e politicamente (in senso “alto”) confliggenti. In politica siamo dunque avversari. Dico avversari e non nemici e destinati a scontrarci su molti temi senza escludere che su determinati argomenti ci potremmo trovare pure d’accordo. In una comunità aperta e democratica così dovrebbe essere. Appunto, dovrebbe. Perché infatti si realizzi l’auspicato confronto aperto e democratico è necessario il reciproco riconoscimento anche tra avversari politici. Mi duole invece constatare che non è affatto così. Il tipico NO Radical infatti tende ad autoattribuirsi l’esclusività della luce della ragione e nutre l’insopprimibile vezzo di accusare chi non la pensa come lui di avere interessi oscuri, di giocare sporco.. insomma negate a priori che gli interlocutori abbiano liberamente e senza secondi fini un’opinione diversa dalla vostra: sono o stupidi o interessati (se non disonesti). Ebbene, caro amico, mi pregio di renderti edotto di qualcosa che evidentemente ignoravi: esistono persone che non la pensano come te ma sono oneste quanto te, amano la loro città al pari tuo, e quando esprimono opinioni che non ti piacciono lo fanno con piena onestà intellettuale senza secondi fini od interessi privati.

Per esempio, i collaboratori e redattori di Luminosi Giorni.

Lo so, nel tuo mondo fatto di buoni (voi) e cattivi (tutti coloro che non la pensano come voi) è dura da digerire. Ma se ti applichi vedrai che riuscirai a convincertene.

Cordialmente