La questione è sempre d’attualità. Diciamo, almeno dall’11 settembre 2001, il giorno dell’attacco alle Torri Gemelle: avrà mica avuto ragione Oriana Fallaci, additando nell’Islam il nemico dell’Occidente?
Ripassiamo un attimo. Oriana Fallaci, nell’ultima fase della sua vita, si dedicò anima e corpo a mettere in guardia i molli europei, in particolare la sinistra anticapitalista e quindi antiamericana, dal pericolo islamico. Il quale ha un primo obiettivo fondamentale: l’Eurabia.
In sostanza, l’operazione si concretizzerebbe nell’islamizzazione strisciante delle nostre società, attuata per due vie: immigrazione di massa e imposizione di un modello culturale antitetico a quello occidentale, sfruttando i varchi lasciati aperti dai valori chiave della democrazia: libertà di pensiero, espressione, manifestazione, tolleranza di ogni credo, rispetto della dimensione privata dell’agire. Fermiamoci qui per il momento. A distanza di tempo, possiamo dire che abbia centrato il bersaglio?
Quando Oriana Fallaci elenca le storture dell’Islam, riconducibili alla frase “o la pensi come me o muori”, e cerchiamo conferme c’è poco da fare. Sta succedendo. Non aveva neppure torto nel ritenere eccessivo l’ossequio verso il Corano, ritenuto, a torto e in base a una lettura edulcorata, portatore di una religione di pace e misericordia. Attenzione, siamo al punto…
“Una religione di pace e misericordia” ho appena detto. Guardiamoci attorno e riflettiamo. Dove se ne trova una? Non lo è di sicuro l’Ebraismo. La Torah gronda sangue dalla prima pagina all’ultima. Si fatica a rifiatare, stanchi per tanti eccidi, magari tra i versi del Cantico dei Cantici. Ammettiamolo, però, a partire dalla minaccia “sono un dio geloso”, messa in pratica sino allo sterminio dell’intera umanità, diluvio universale, o di larghe fette di essa, i primogeniti egizi ma di casi simili ce ne sono a bizzeffe, l’Antico Testamento è un concentrato di efferatezze. Va bene, obietterà qualcuno, e il Vangelo?
Indubbiamente il messaggio evangelico ha tutt’altro tono. Resterebbero alcuni spunti non proprio edificanti che si rintracciano nelle Lettere di San Paolo e, soprattutto, nell’Apocalisse ma, insomma, ci si potrebbe passare sopra. Se non che…
… quale distanza ha, sin dagli inizi, separato la “Buona Novella” dalla prassi? Mi torna in mente una lettera del governatore della Bitinia, il fine intellettuale Plinio il Giovane, all’Imperatore Traiano con la quale domanda istruzioni sul trattamento da riservare ai cristiani. Di passaggio, definisce la loro superstitionem pravam et immodicam. Non credo serva traduzione. Il nostro ha dei dubbi perché, a dispetto della repressione, il numero degli adepti sta diventando tale da creare difficoltà alle autorità. È ben nota la risposta di Traiano, accomodante e basata sul principio di far finta di nulla, il quale non riteneva il cristianesimo una minaccia. Atteggiamento poi mantenuto da alcuni successori, come Antonino Pio e Adriano, per esempio. E mal gliene incolse. Ha dunque ragione Oriana?
Già, perché la vera ragione per la quale i romani tanto ce l’avranno con i cristiani non sta nella faccenda, contrabbandata ad arte dalla storiografia militante, del rifiuto di questi a “sacrificare” all’idolo dell’imperatore, bensì nella loro determinazione nel violare le leggi. Prima di tutte quella che garantiva a ogni religione un posto nell’impero. Perché i cristiani attaccavano i templi altrui, li devastavano, praticavano ogni genere di violenza, morale e fisica. In particolare a danno degli ebrei, che ricambiavano con altrettanta energia. Incendi e omicidi saranno all’ordine del giorno, massacreranno in modo raccapricciante scienziate del valore di Ipazia, doppiamente colpevole in quanto donna. Fino a quando non prevarranno. A quel punto proibiranno del tutto qualunque culto diverso da quello “di stato”. Editti di Teodosio I del 391 e 392. Poi verrà chiusa anche la Scuola Filosofica di Atene, perché l’ignoranza regni sovrana… bisogna aspettare Giustiniano I, comunque.
Insomma, facciamo due conti. “O la pensi come me o muori”. L’Islam lo dice a chiare lettere, l’Ebraismo lo fa capire, il famoso “dio geloso”, il Cristanesimo lo pratica o, per meglio dire, lo ha praticato, fregandosene bellamente del messaggio del fondatore e dei vari San Francesco. Poi il pensiero antico è rinato dalle sue ceneri, si è rivestito dello scetticismo e del pragmatismo, del non conformismo e dei Lumi di tutta Europa e, grazie alla Grande Rivoluzione, mai abbastanza ringraziata, ha imposto ai “credenti” d’ogni forma e colore di darsi una calmata. Certo, lo ha dovuto fare talvolta usando le maniere forti. Come dire, non si può sempre porgere l’altra guancia.
Conclusione. Non è che il problema ce l’abbiano le “religioni del Libro”? Questi monoteismi assolutisti e invadenti che, portatori di verità rivelate sola via per la salvezza finale, non si peritano d’imporre con ogni mezzo la loro visione? A cominciare dallo stile di vita quotidiano. Basta osservare le prescrizioni della morale sessuale: identiche. Il sesso è per tutte e tre qualcosa di sostanzialmente immondo. Come mai? Hanno la stessa matrice, tutto qua.
Oriana aveva ragione, allora? Sì e no. Sì perché l’Islam è davvero quello che lei ha descritto, no perché l’antidoto esiste: siamo noi, la nostra storia, una civiltà che trae forza dalle origini stesse del pensiero. Abbiamo già sconfitto altre assurde pretese, anche se ci abbiamo messo secoli, lo faremo ancora. Sono fiducioso accadrà ancora. Specie se ogni tanto ci ricorderemo di quella civiltà che era tanto aperta e tollerante da ammettere dentro le sue mura qualsiasi culto. E giusto per non sbagliare arrivò a innalzare un tempio anche al “dio sconosciuto”. Lasciando libero chiunque di non credere a nulla.
Secoli dopo, uno splendido filosofo, farà dire all’Essere Supremo: “Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.” Si tratta del sempre poco ricordato Giovanni Pico della Mirandola (Oratio de hominis dignitate).
Oriana aveva torto, quindi. Non l’Islam è nemico dell’Occidente ma ogni religione totalizzante ed ecumenica perché l’Occidente è libertà, quindi dubbio.
Concludo con Pericle: “Il segreto della felicità è la libertà e il segreto della libertà è il coraggio.”

Federico Moro vive e lavora a Venezia. Di formazione classica e storica, intervalla ricerca e scrittura letteraria, saggistica, teatrale. È membro dell’Associazione Italiana Cultura Classica e della Società Italiana di Storia Militare.
Ha pubblicato saggi, romanzi, racconti, poesie e testi teatrali.