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Accanto all’ovvio, dolente e commosso cordoglio per le tante vittime innocenti dei fatti di Parigi, tra cui anche una nostra concittadina, confesso anche una sensazione di fastidio, di insofferenza e talvolta di disgusto per le reazioni ed i commenti alla tragedia che sono seguiti su media e su social networks. Provo a condividerle con i lettori.

La prima considerazione è che tutto questo sincero cordoglio, questo carico di emotività, questa partecipazione, la candela accesa alla finestra, le veglie, le foto dei profili Facebook rigate col Drapeau Tricolore, la Marsigliese e quant’altro si sono scatenati guarda caso quando è stata colpita, in pratica, casa nostra. Ora, come un’amica attenta e sensibile mi ha segnalato

http://mic.com/articles/128551/terrorist-suicide-bombing-attack-on-beirut-lebanon-kills-43-and-injures-hundreds?utm_source=policymicFB&utm_medium=main&utm_campaign=social#.QQ6YauGiB

solo il giorno prima a Beirut c’erano stati 43 morti causati da kamikaze dell’ISIS. La notizia era stata completamente ignorata dai mezzi di informazione. Pochi giorni prima l’episodio dell’aereo russo abbattuto sul Sinai (200 e passa morti) e giova ricordare che questi maledetti assassini e i loro tristi epigoni da anni trucidano innocenti, tagliano gole, stuprano e rapiscono donne e bambini e, per scacciare la noia, a tempo perso distruggono inestimabili testimonianze dell’alba della nostra civiltà. Il tutto in nome di Dio e senza che alle povere vittime fosse da imputare nulla, esattamente come per le vittime parigine. Adesso scopriamo che quelli dell’ISIS sono cattivi? Adesso ci indigniamo? Adesso accendiamo le candele? Forse che i morti parigini valgono più di quelli di Beirut o di Bagdad, dei vacanzieri russi, dei curdi, degli yazidi, dei turcomanni, degli studenti di Nairobi, delle ragazze nigeriane rapite da Boko Haram, dei siriani?… Vero, pesa in questo caso la suggestione della Ville Lumière e l’affinità coi vicini d’Oltralpe ed al cuor non si comanda. Aleggia tuttavia la sensazione sgradevole che il comune sentire, inconsapevole e inconfessato, sia che i morti di Parigi valgono più di quattro cenciosi beduini che, magari chissà, se la sono andata a cercare (e comunque mica sono affari nostri…). Oppure, ed io personalmente propendo per questa lettura, l’impatto emotivo deriva dal fatto che questa volta sono proprio affari nostri cioè poteva tranquillamente accadere a noi (e noi veneziani lo percepiamo ancora di più vista la fine della povera Valeria Solesin).

Valeria Solesin e la "sua" Venezia

Valeria Solesin e la “sua” Venezia

Noi, presi a caso, non gli autori di vignette blasfeme su Charlie Hebdo ma carneadi qualsiasi, potevamo essere uccisi stando seduti al bar o mangiando la pizza perché l’ISIS può arrivare fin nel giardino di casa nostra. Quindi è paura: pura ed egoisticamente razionale paura. Che, s’intende, è un sentimento comprensibile e legittimo; sarebbe onesto non nasconderla sotto fiumi di melassa retorica.

Un secondo motivo di scoraggiata perplessità è stato assistere a certe scomposte reazioni, in un senso e nell’altro, che veramente fanno dubitare della capacità di intelligere di taluni. Spicca in tal senso l’incredibile titolo di Libero “Bastardi islamici” che equipara ogni musulmano a quei mostri. Titolo che dev’essere apparso eccessivo allo stesso Belpietro il quale il giorno successivo ha cercato, con esiti grotteschi, di correggere il tiro sostenendo che non avevamo saputo interpretare la frase: “bastardi” sarebbe il sostantivo (e certamente lo sono gli assassini di Parigi) e “islamici” l’aggettivo (e questi oggettivamente lo erano). A parte queste amenità, è illogico e controproducente criminalizzare indistintamente gli immigrati musulmani. liberoPer evidenti considerazioni di carattere etico, di opportunità (la caccia alle streghe non farebbe che favorire il reclutamento del’ISIS) e non ultimo pratici: perché porterebbe alla conclusione che l’unica soluzione al problema è espellere tutti gli immigrati islamici. Il che è semplicemente impossibile.

Antitetica a questa posizione (e parimenti pericolosa), un’altra vox populi è quella che in sintesi, partendo da una considerazione condivisibile, ovvero che il proliferare dell’ISIS è (anche) il frutto di una errata politica occidentale e segnatamente degli Stati Uniti, arriva implicitamente a quasi giustificare (vedasi qualche mese fa Di Battista http://www.luminosigiorni.it/2014/08/pericolose-farneticazioni/) le efferatezze dell’ISIS come una necessitata risposta alle vessazioni subite per effetti degli interessi del business occidentale. Si trova una vasta antologia di simili ragionamenti, tutti partenti da, ripeto, considerazioni condivisibili o fatti conclamati (magari lontanissimi nel tempo e in dubbio rapporto eziologico con le vicende del Medio Oriente) che una frase qua, un’allusione di là, un appello alla pace universale ed al disarmo

Una delle tante dichiarazioni anti USA

Una delle tante dichiarazioni anti USA

unilaterale, una citazione di Buddha e una di Gino Strada (non si vorrà mica contestare Gino Strada no?!), portano più o meno esplicitamente alla conclusione che è sempre e solo colpa nostra di noi occidentali (e massime degli Stati Uniti) che abbiamo scientemente creato un mostro e ci meritiamo tutto quello che sta capitando.

Fortuna che tra quelli che tutti gli islamici sono bastardi che ci vogliono distruggere  e quelli che tutta colpa degli americani qualcuno ancora ragiona. Si legga per esempio questo contributo intelligente ed equilibrato di Limes  http://www.limesonline.com/parigi-il-branco-di-lupi-lo-stato-islamico-e-quello-che-possiamo-fare/87990

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