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In queste settimane seguite ai fatti di Parigi si è assistito alla riproposizione del vecchio schema del conflitto di civiltà. Implicito, quasi scontato, il riferimento al fatto che le due civiltà allo scontro sono oggi l’islam nel senso generale e onnicomprensivo del termine  (con l’altrettanto implicita sottolineatura che di inciviltà più che di civiltà si tratta ) e, nemmeno a dirlo, dall’altra parte l’occidente senz’altre definizioni. Sull’Islam non mi addentro perchè si potrebbe riempire un volume e ancora non si sarebbe detto tutto, né, onestamente, ho le competenze per poterlo fare. Mi limito a prendere atto che i massacri e i sucidi nei massacri vengono compiuti gridando “ Allah è grande” e che questo non può non far porre delle domande sulla natura e sui fondamenti stessi non solo di questa religione ma, in verità, di tutte le religioni portatrici di verità assolute e che hanno nella conversione a quella verità la loro missione. Lo ha fatto egregiamente Federico Moro su queste pagine non molto tempo fa, anticipando profeticamente i fatti di Parigi.

Del tutto discutibile è invece il fatto di recintare nel perimetro geografico dell’occidente il fronte della civiltà contrapposta in questo caso all’Islam, vale a dire il fronte della libertà, della democrazia, del diritto, dell’uguaglianza di fronte alla legge, dell’uguaglianza delle opportunità, dei diritti civili e del diritto alla felicità. Occidente che nell’intenzione di chi lo definisce è proprio un recinto ben individuato solo nell’Europa, e neanche tutta, e nel Nordamerica.  Anche questo riferimento geografico è sempre implicito, ma costantemente riproposto in modo martellante.

E andrebbe invece una volta per tutte rimandato indietro al mittente con molte prove della sua infondatezza.

Dopo la seconda Guerra Mondiale tutti i ‘valori civili’ sopra elencati sono stati dichiarati valori universali, ma a ben vedere solo ribaditi perché universali erano già e dovrebbero valere, se esistessero, anche per i marziani o per esseri viventi di altre galassie, visto l’aggettivo che li qualifica, non messo lì a caso. Sono stati approvati o meglio ancora confermati dall’assemblea generale delle Nazioni Unite di cui fa parte la quasi totalità degli Stati del Mondo.

Il cosiddetto occidente è solo una parte e per giunta minoritaria degli abitanti del pianeta, ma tutti gli abitanti del pianeta hanno direttamente o indirettamente sottoscritto quei valori in una carta comune. Per cui anche l’indecente concetto, espresso a più riprese, che sarebbe violenza e imposizione andare ad imporre valori e forme politiche, cioè una robetta come la democrazia, ad altre culture e tradizioni è un insostenibile e scoperto trucco dialettico, dal momento che quei valori non sono soltanto di qualcuno che li ha e se li è inventati. Appartengono al pianeta che se li è dati con il sottinteso che ogni stato e ogni nazione li adotti nei suoi sistemi politici e nelle proprie carte costituzionali. E quando ciò non avviene è diritto e dovere della comunità internazionale intervenire politicamente nelle forme e nei modi più efficienti e concreti per far applicare delle norme non interpretabili a piacimento. Si può facilmente obiettare che tale carta dei diritti è solo un pezzo di carta straccia disatteso continuamente. Ma questo ha a che fare con l’incoerenza, con l’ipocrisia e con le gigantesche contraddizioni  che tutti gli umani portano dentro; e tutti se li portano dentro, ancora e sempre a livello planetario e anche in questo caso lo scontro tra civiltà geograficamente contrapposte non c’entra, è fuorviante, scopertamente strumentale.

Lo scontro è in definitiva trasversale, verrebbe da dire tra bene e male, ma, per non essere eccessivamente manicheo, lo individuerei come scontro tra aspirazione alla libertà e alla giustizia contro volontà di dominio e di potere.

C’è un complesso di colpa di noi europei  nei confronti  delle cause dei mali del pianeta e stracitato è ad esempio, ma non è l’unico, il colonialismo, fenomeno storico, nemmeno a dirlo, curiosamente definito “occidentale”; come se nella storia non se ne fossero visti altri nel globo, da quelli antichi, assiri, persiani a quelli più moderni, turchi, russi, arabi, giapponesi. Se questo complesso fosse rimosso una volta per tutte sarebbe un successo; non solo perché è ridicolo doversi far carico oggi di eventi certamente criminosi accaduti uno, due o tre secoli fa quando tutti i viventi ‘occidentali’ attuali non erano neanche nati, ma anche perché non si finirà di ripetere che lo scontro e la sopraffazione non è tra territori confinati in due perimetri di cui uno è il nostro.

Del resto anche all’interno del cosiddetto occidente si è giocato drammaticamente questo scontro nel novecento; tra l’universalismo libertario contro ideologie totalizzanti, queste si genuinamente nate e proliferate in occidente, occidentali doc si direbbe, a riprova che semmai lo schema va ribaltato. Senza poi andar lontani scontri politici sui temi etici vede contrapposti valori globali come la tolleranza, il pluralismo sociale, il diritto di ogni individuo a decidere di sé nella vita e nella morte contro culture illiberali che tali valori vorrebbero sovvertire  e il riferimento è a certo cattolicesimo ideologico, anch’esso semmai genuinamente occidentale a dispetto della sua pretesa universale che il nome della religione evoca.

Un altro martellante mantra di segno politicamente opposto e sempre rinfacciato, vale a dire il confinare nella cultura occidentale l’economia di mercato e il suo degenerare nel liberismo economico senza freni democratici di controllo, è contraddetto dalla globalizzazione economica che universalizza lo scontro. Il capitalismo selvaggio non ha frontiere e se devo vedere dove si esprime meglio oggi a tutto tondo fa onestamente sorridere l’attribuzione di occidentale al Giappone, all’India, alla stessa Cina, che, tra le altre cose, con il non volere recedere dall’inquinamento che producono a livelli inimmaginabli si stanno continuamente opponendo al sacrosanto diritto universale, non certo solo occidentale, al mantenimento della naturalità del pianeta per non morire soffocati e iperiscaldati.

Concluderei con l’immagine che sta circolando in queste ore, quello della candidata repubblicana americana che fa gli auguri natalizi insieme alla famiglia armata di tutto punto con pistole, fucili, forse anche i mitici Kalašnikov. Marine Le Pen in Francia quasi in contemporanea aizza il suo popolo più o meno con la stessa idea fissa a favore dell’uso di quelle e di altre armi fatte di odio e vendetta. Salvini in Italia le tiene bordone volgarizzando ancor di più quell’idea fissa. Nelle stesse ore il Presidente Obama invita a non rinchiudersi nella paura e nell’odio dopo l’eccidio subito in California. Sono le stesse parole della Sindaca di Parigi e dei genitori di Valeria Solesin dopo la strage del Bataclan. Tutti anagraficamente occidentali, certo. I primi però portatori di orribili controvalori, più che occidentali da piccolo borgo o da strapaese occidentale, gli altri portatori di uno spirito universale che non si può rinchiudere entro un confine culturale.

Ma di che occidente stiamo parlando?