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Dunque più delle stepchild adoption poté l’infedeltà. Via la parola e il DdL Cirinnà passa senza colpo ferire. Resta la sensazione che chi oggi si erge a paladino della famiglia tradizionale e sostiene di aver rimediato ad una cosa, da par suo, contronatura non è che il maxiemendamento lo abbia poi letto fino in fondo. E adesso, cari lettori, seguitemi con un po’ di pazienza. Chi scrive è stato per 5 anni assessore e vicesindaco del Comune di Mira. Come tale celebravo i matrimoni civili (credo di essere arrivato a quota 400  con un chiaro intento esorcizzatorio della mia naturale idiosincrasia a tale vincolo). Ebbene: nella cerimonia vengono letti gli articoli del Codice Civile disciplinanti l’istituto matrimoniale.

Eccoli:

Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri.
Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione

Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.

I coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa.
A ciascuno dei coniugi spetta il potere di attuare l’indirizzo concordato.

Ed ecco il testo del cosiddetto maxiemendamento (copiato dal pdf presente nel sito del Senato):

  1. Con la costituzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso le parti acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri; dall’unione civile deriva l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale, e alla coabitazione Entrambe le parti sono tenute, ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni comuni.
  2. Le parti concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza comune. A ciascuna delle parti spetta il potere di attuare l’indirizzo concordato.

Dunque: marito e moglie diventano persone dello stesso sesso; il matrimonio diventa unione civile; famiglia diventa bisogni comuni ma (notate?) al comma 12 del maxiemendamento che si legge? vita familiare. Dunque secondo il maxiemendamento sempre…famiglia è! A sparire (oltre alla questione dei figli) l’’obbligo reciproco alla fedeltà.. Dunque che cosa differenzia la vita familiare di una coppia omosessuale da una eterosessuale? Ci hanno spiegato, gli esegeti della famiglia tradizionale, che la differenza sta tutta in questo obbligo reciproco alla fedeltà. Ma ne siete davvero sicuri? No perché al comma 14 del maxiemendamento leggo:

Quando la condotta della parte dell’unione civile è causa di grave pregiudizio all’integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell’altra parte, il giudice, su istanza di parte, può adottare con decreto uno o più provvedimenti di cui all’articolo 342-ter del codice civile.

Ora non so voi ma io credo che una infedeltà possa davvero minare quantomeno la integrità morale del tradito; non credete? E sapete quali sono la quindicesima e diciassettesima parola dell’articolo 342-ter? Coniuge o convivente.

Ora non voglio fare l’esegeta del maxiemendamento. Ciò che voglio dire è che (almeno per chi scrive) il DdL Cirinnà rappresenta non un sostanziale ma un decisivo passo in avanti; un’altra riforma di cui il nostro Paese aveva dannato bisogno per diventare un paese civile.

Certo: siamo italiani e come tali lamentosi di nostro. E giù tutti a dire che si è trattato di un compromesso al ribasso; che una legge di questo tipo è un passo indietro piuttosto che in avanti. Suvvia, poteva andare diversamente? No. Qui, ragassuoli, bisogna essere realisti e mai dimenticare che tutto è riconducibile  a quel siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto di un paio d’anni fa. A quello e al tentativo maldestro ma pure parecchio cinico dei grillini pentastellati che, confidando sul voto segreto, speravano di colpire duro Renzi (magari con la complicità di qualche esponente di sinistradem e di tutti i cattodem) e chissenefrega dei diritti civili che invece, a parole, avrebbero voluto a tutti i costi. Dunque Renzi di fronte a se aveva due scelte possibili. La prima: pur non avendo i voti autosufficienti (addaveni’ l’Italicum) al Senato, giocare una prova di forza. Risultato? Probabile affossamento (anche per mettere ulteriormente in difficoltà il Premier) del DdL Cirinnà e sua letterale scomparsa dagli orizzonti della vita parlamentare del Paese da qui a prossimi anni (mai visto una legge venire riproposta con gli stessi termini allo stesso Parlamento che già l’ha bocciata una prima volta!). La seconda: cercare un accordo, in questa spuria maggioranza che lo sostiene, nella consapevolezza della oggettiva distanza che sul tema vi è tra centrosinistra e centrodestra. E dunque scegliere un compresso. E prima di giudicarlo al ribasso considerate che Renzi non si è limitato a trovare un accordo. No: ci ha messo la faccia ponendo la fiducia. Anche se, raggiunto l’accordo all’interno della maggioranza, la fiducia era probabilmente inutile (difficilissimo ipotizzare che la sinistra dem avesse votato contro il DdL: saranno pure continuamente sul piede di guerra contro Renzi ma loro, che di politica se ne intendono, avrebbero capito i rischi che avrebbero corso affossando la Cirinnà). Ed invece Renzi ha voluto porla anche a rischio di imbarcarsi Verdini & companeros evidentemente considerati una sorta di danno collaterale. E questo ha una valenza politica enorme. Perché mostra quanto ferma fosse la sua convinzione di portare a casa il testo sulle unioni civili esattamente come andava promettendo già durante le Primarie. Mai prima di adesso un governo aveva legato la sua stessa sopravvivenza ad una battaglia per e sui diritti civili.

Insomma meglio meno ma meglio come avrebbe detto  Vladimir Il’ič Ul’janov meglio noto come Lenin.

Non solo. Proprio la determinazione di Renzi da un lato e la contrarietà di Alfano e dei suoi in materia di stepchild adoption mi pare mostri, plasticamente, che l’abbraccio (elettorale) tra PD (che le stepchild adoption le aveva nel programma) e NCD sia solo un incubo che disturba il sonno a chi vive di dietrologie.

Rimane purtroppo una amarezza figlia di una constatazione. Per l’ennesima volta quanto accaduto attorno al DdL Cirinnà mostra come nel nostro Paese la laicità sia “a sovranità limitata. Non bastavano le Sentinelle in piedi (che a star seduti forse è anche più comodo), non bastava l’intera stampa cattolica ad aggiungere, volutamente, confusione a confusione. Ci mancava solo il cardinale Bagnasco a chiedere, suggerire, proporre il voto segreto sul DdL. Che è come se Renzi chiedesse, suggerisse, proponesse che una delegazione parlamentare partecipasse al Conclave! Ecco: se non siamo (ancora) un Paese civile non è per lo stralcio delle stepchild adoption (su cui vi è l’impegno formale del PD di produrre, entro la fine della legislatura, un nuovo progetto di legge). No: se non siamo ancora un Paese civile è perché in quel Libera chiesa in libero stato è proprio il libero stato che non torna…..

 

 

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