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Si vorrebbe poter ogni tanto dire e scrivere che questa Giunta sta lavorando proficuamente per questa Città.

Lo si vorrebbe perché di tutti “i disastri” che le Giunte precedenti avrebbero lasciato sul terreno della buona Amministrazione francamente non ce n’è traccia troppo evidente se si considera che le poche, pochissime cose che la Giunta Brugnaro sta portando a termine sono solo il frutto di ciò che era già stato programmato e in larga parte avviato da “quell’orda di Barbari”.

Lo si vorrebbe perché di troppe promesse e di troppi proclami è stata infarcita la campagna elettorale di questo Sindaco che ormai è al suo primo anno di mandato che non verrà ricordato in maniera significativa se non per le troppe e inutili polemiche che alcune sue improprie e provocatorie prese di posizione hanno generato nell’opinione pubblica, anche internazionale.

E non si venga qui a dire che il Mondo non può mettere bocca nelle cose veneziane, perché delle due l’una o Venezia è città internazionale a 360° con tutto quello che necessariamente ne consegue, o è un “borgo” provinciale che misura la sua ragion d’essere solo sul profilo dei suoi modesti confini.

Lo si vorrebbe perché non c’è occasione, anche la più tradizionale, che non venga letta e interpretata in maniera del tutto distonica dal sentire comune. L’ultimo esempio della giornata della Liberazione, e della Festa di San Marco a mio giudizio sono lì a gridare vendetta.

La Festa Nazionale che viene intitolata ai due marò Latorre e Girone, quando la situazione generata dall’omicidio di Regeni rendeva, se mai ce ne fosse stato il bisogno, più impellente una presa di posizione.

In fin dei conti, senza voler trascurare certo la questione marò, uno è a casa e l’intero procedimento giudiziario è sotto esame del tribunale Internazionale che dovrà pronunciarsi. E qui non ci sono di mezzo violenze subite.

La questione Regeni riguarda molto più da vicino la libertà e il diritto a vivere senza subire minacce o violenze di ogni sorta.

Non è casuale che questo delitto sia stato accumunato da molti alla morte di Valeria Solesin. E non vorrei mai pensare che in quell’occasione qualcuno avesse voluto prendere la scena solo perché si trattava di una concittadina, mentre per Regeni non incombe l’opinione pubblica veneziana. Ma sono sicuro che non è di questo che dobbiamo sospettare.

Che sia solo una mossa politica che paga una delle tante cambiali che la composita coalizione di (centro) Destra ha messo all’incasso?

Ma poi scopri che in occasione del “Bocolo” viene dato riconoscimento alle manifestazioni autoreferenziali degli indipendentisti veneti, a quella strana pletora di personaggi che del gonfalone di San Marco si sono pretestuosamente impossessati, come hanno fatto da troppo tempo i più cinici e più scafati leghisti, per farne una bandiera di valori e di parole d’ordine che riguardano una stretta minoranza, e non certamente il sentire comune della maggioranza dei veneziani.

Ancora una volta si gioca al ribasso sul tavolo della politica localistica pagando pegno a qualche componente che regge la baracca nella quale alberga la Giunta fucsia.

Alla fine lo si vorrebbe perché, scendendo un po’ più sul prosaico e sul venale, questa Giunta non ha mancato di provvedere a tagli e a imporre balzelli su molti dei servizi sociali che facevano di questa città una delle più avanzate d’Italia. Senza sprechi e senza favoritismi.

Così velocemente, solo per ricordare, il taglio all’assistenza ai “senza fissa dimora”; la perdita, per incompatibilità di vedute, di uno dei più riconosciuti esperti, a livello nazionale, dei problemi dell’emarginazione sociale: Claudio Donadel (responsabile UOC – Unità Operativa Complessa – che si occupa delle politiche di contrasto alla tratta e allo sfruttamento)

A volo d’uccello la riduzione dell’assistenza domiciliare, e il servizio della “riduzione del danno” (contrasto attivo delle tossico dipendenze)

Per restare alle ultime: la battaglia dei genitori per il servizio mensa dei bambini. Con i conti che sono diventati, a dispetto dei principi matematici, molto ballerini, a seconda di chi ne è l’interprete.

Il rigoroso Commissario Governativo Zappalorto che aveva messo in piedi una delibera con un significativo aumento del contributo tariffario (la partecipazione alla spesa da parte dell’utenza) e l’Assessore Romor che, pro domo sua, fa schizzare la quota parte dei costi generali, come in un giro di un valzer, di 4 volte tanto: magia dei numeri o improvvisazione fantastica per costruire una rappresentazione della necessità di spremere ancor di più la parte della contribuzione delle famiglie?

“Si vorrebbe” vivere in una Città amministrata per davvero e non in un sobborgo della provincia veneta oscurantista e demagogico. Con buona pace dei sostenitori del principio “né di destra né di sisnistra”.