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Qui tocca cambiare anche i luoghi comuni mica asciugarci i capelli con l’IPhone. Insomma: altro che italiani popolo di santi, poeti e navigatori. Oramai dobbiamo pure aggiungerci popolo di fini e dotti costituzionalisti.

Fino all’altro ieri si sono mostrati certi e sicuri che fosse persino anticostituzionale invitare all’astensione referendaria senza manco chiedersi (figuriamoci se possono chiedersi qualcosa fissi e arroccati nelle loro convinzioni granitiche come sono) perché diavolo i padri costituenti avessero disciplinato la materia referendaria introducendo il quorum (si va beh lo so che il latino ormai lo studiano in pochi). Ed invece se c’è un quorum e’ proprio perché si ammette la possibilità che la maggioranza degli “aventi diritto (notate? “diritto”) al voto” decidano di rimanersene a casa. Certo: il vero nodo è cercare di capire perché il quorum non è stato raggiunto. Ha ragione Renzi a sostenere che gli italiani sono sufficientemente intelligenti per decidere per cosa vale la pena davvero votare? E dunque  domenica scorsa hanno deciso che quel referendum (promosso da 9 consigli regionali benché alla fine sono state ben sette le Regioni che, direttamente o indirettamente, si sono sfilate dal comitato referendario) fosse inutile? Chi scrive la pensa esattamente così (dunque mi sono persino dato dell’intelligente). Per questo non ha votato. Oppure 7 italiani su 10 se ne sono stati a casa solo perché “tanto non serve a nulla votare”? Teniamo in sospeso il dubbio e affrontiamo un’altra delle colossali sciocchezze che si leggono in giro. Quella per la quale Renzi è una sorta di usurpatore perché “non eletto dal popolo”. Qui mi verrebbe pure da scompisciarmi dalle risate se non fosse che a ‘sta roba qua ci credono veramente. Di grazia: vorrebbero lorsignori indicarmi UNO (uno me ne basta) Presidente del Consiglio che sia stato ELETTO dal Popolo?

No perché a me pare che se fosse accaduto, questo si sarebbe stato anticostituzionale. Sfugge a questi illustrissimi costituzionalisti (della domenica) un fatterello picciolo, picciolo: e cioè che la nostra è una democrazia….parlamentare. Che significa? Che il Presidente della Repubblica, consultate le forze PARLAMENTARI,  affida a Tizio o Caio o Sempronio un “mandato esplorativo” affinché valuti la possibilità di avere una maggioranza IN Parlamento NON fra gli elettori. Successivamente Tizio o Caio o Sempronio torna dal Presidente e, se gli comunica di avere una maggioranza, riceve da questi l’incarico a formare un governo che dovrà essere approvato dal PARLAMENTO, con la fiducia, non dagli elettori. Se l’ho capito pure io, credetemi, non è difficile. Pure Berlusconi non è riuscito a farsi eleggere direttamente dal popolo tanto da essere costretto (lo ricordate?) a fare una campagna elettorale dove, sotto il logo dei partiti del centrodestra, vi era la scritta “Berlusconi presidente”.

Sgombrato il campo da questa folle interpretazione sul nulla costituzionale sarebbe davvero importante sciogliere l’interrogativo iniziale. Perché se ha ragione Renzi il futuro è roseo. Se invece avesse torto per lui sarebbero guai. Ad ottobre, infatti, Renzi si gioca tutto, ma proprio tutto, nel referendum sulle riforme costituzionali. Attenzione: quello di domenica scorsa era di tipo abrogativo, questo invece è confermativo. Quello puntava ad eliminare, abrogare, una norma; questo punta a confermare una norma. Ma ciò che è fondamentale è che l’abrogativo impone il superamento di un quorum, quello confermativo no. Vale a dire: per vincere, al Si o al NO basta un voto (un voto!) in più. Che significa? Significa che Renzi ha deciso di fare un salto nel vuoto, senza nemmeno uno straccio di rete di protezione. Perché nel mentre con quello abrogativo i NO sostanzialmente si sommano con quanti non vanno a votare; con quello di ottobre perché Renzi esca vincitore servono contemporaneamente due condizioni.

La prima, la più ovvia: i SI devono essere più dei NO. Possibilmente molti di più per evitare che l’impressione di un Paese spaccato a metà, sul nuovo assetto di governo, indebolisca enormemente l’importanza delle riforme.

La seconda: che sia un plebiscito. Che, cioè, a votare vadano in tanti. Ma proprio tanti. Solo così il combinato disposto dei SI largamente vincenti e di una altissima affluenza (la butto la: non meno del 65/70%) segnerebbe il trionfo di Renzi. E soprattutto la sua legittimazione popolare. Il che ci toglierebbe dalle scatole pure l’obbrobrio dell’essere percepito delegittimato perché non eletto. Ecco perché importante sarebbe riuscire a capire le ragioni del mancato quorum di domenica. Sarà battaglia dura perché i sostenitori del NO la butteranno nella demagogia con il trito e ritrito slogan la Costituzione non si tocca! Di questo slogan io penso esattamente ciò che il ragionier Fantozzi pensava della corazzata Potemkin e ve lo risparmio perché questo è Luminosi Giorni mica una rivisticola da sagra paesana. Lo penso perché la Costituzione è del 1948 e venne pensata in un contesto sociale, economico, politico diversissimo. E va aggiornata. Contestualizzata.

E lasciamo perdere, per favore, la storia della Resistenza. Forse avreste onorato di più la memoria dei martiri della resistenza se aveste contribuito a costruire un Paese davvero senza ingiustizie sociali. Senza un debito pubblico che grava enormemente sulle spalle delle giovani generazioni. Senza un sistema partitico viziato dalla necessità di conquistare consenso senza tanti scrupoli sui modi in cui ciò avveniva. Senza una classe politica dove la politica diventava mestiere e non servizio. Senza un sistema pensionistico gravato dai tanti andati in pensione a 40 anni.  Senza che talune organizzazioni sindacali scoprissero di avere più pensionati che lavoratori tra i loro iscritti. Senza che la laicità rimanesse vuota parola. E giusto solo per fare qualche esempio.

Infine c’è poi un altro appuntamento che attende Renzi. Forse meno importante di quello di ottobre ma senza dubbio ad esso molto legato. Ed è, nel 2017 (novembre?), il congresso nazionale del PD. Quale sarà l’atteggiamento della sinistra PD? Molto difficilmente la vedremo schierata sul SI (detto per inciso, con l’Italicum per molti di loro,le porte del Parlamento rimarrebbero chiuse a doppia mandata…pensate un po’ cosa significhi).

È  ovvio che se Renzi uscisse trionfante dall’appuntamento di ottobre, vincerebbe senza colpo ferire pure il congresso. A quel punto molta parte della sua opposizione interna dovrebbe trarne le conseguenze. E la sola possibile sarebbe il riconoscimento, per loro, della impossibilità di continuare ad esserne coinquilini . A quel punto probabilmente si compirebbe la piena e totale realizzazione di ciò che il PD, sino ad oggi, non è mai veramente stato. Un partito socialdemocratico, a chiara vocazione maggioritaria e slegato – come impone la politica contemporanea – a quel modo di intendere la sinistra manicheo, dogmatico, vecchio (almeno) di trent’anni. Sarà per questo che anche domenica sera, commentando il flop referendario, Renzi ha chiaramente parlato del 2018 come dell’anno di nuove elezioni politiche?