Ancora? Si potrebbe immaginare argomento più banale? Scontato, sfruttato, noioso oltre il sopportabile…
Eppure sono convinto si possa ancora avere un punto di vista originale e trovare una soluzione a quello che, all’apparenza, è un dilemma senza risposte.
Turismo e Venezia sono termini conciliabili? Sì. Come? Vediamo…
Il turismo altro non rappresenta che la voglia di viaggiare delle persone. Sempre esistito, è stata reso concreto e realizzabile dal cambiamento delle condizioni socio-economiche e dal miglioramento dei mezzi e delle condizioni di trasporto. Spostarsi è adesso possibile in tempi rapidi per molti. Quindi la presenza turistica è un dato di fatto ineliminabile. Di più, è pure un ottimo segno: significa che le persone desiderano vedere per conoscere.
Questo è il primo punto. Se quanti arrivano a Venezia si accostassero alla città per “conoscerla” e con spirito di viandanti della cultura con ogni probabilità avremmo risolto il 90% dei nostri problemi. Invece…
Il viaggiatore troppo spesso è solo un turista che ignora, cioè ignorante, il quale, dobbiamo pure ammetterlo, si trova di fronte non dei civili abitanti bensì dei “predoni stanziali”.
Chi sono questi ultimi? I veneziani stessi, quelli che vivono di “turismo”, ovviamente, e lo fanno praticando una politica non di “accoglienza culturale” bensì di “spoliazione del malcapitato”. E il cerchio si chiude: mancano sia i viaggiatori culturali che gli ospiti di pari livello. Questo, il livello, anzi tende a spostarsi sempre più verso il basso. In una rincorsa senza fine.
Le prove? Basta l’ultima inchiesta sui B&B? Poi ci sono gli affittacamere abusivi. Perché i taxi non hanno i tassametri? Perché violano per sistema tutti i limiti di velocità? Perché non sono mai puniti? A dispetto di qualunque norma. Perché non esiste un piano del traffico in laguna? Perché tutti quelli che “vanno per acqua” considerano questa, l’acqua, un far-west dove vige la legge del più forte?
E poi… Mai ascoltato le spiegazioni delle cosiddette “guide”? Siano ufficiali e autorizzate o abusive, veneziane o foreste, senza distinzioni: “livello” della conoscenza della città, della sua storia, dei luoghi di interesse? Basso, molto basso. Non si trasmette cultura, bensì ignoranza. Non si comunicano informazioni ma luoghi comuni. Tante volte a percentuale… nel senso che si percepisce una percentuale
Non parliamo degli esoterici conti dei ristoranti, che mai corrispondono a quanto riportato dal menù… un branzino non costa 10, per esempio, ma 10 più 12% servizio, come se uno andasse al ristorante portando con sé tovaglia e posate, e poi l’acqua che pesa come champagne e via dicendo…
Veneziani predatori? Certo che sì e ho solo fatto alcuni banali esempi.
Mi direte: il solito elenco di inutili lamentele. Vero niente. Ognuno di questi punti corrisponde a un possibile paragrafo di un serio programma di amministrazione comunale. Non c’è nulla di quanto sopra che non sia di competenza dell’amministrazione. Basterebbe aver voglia di metterci mano. E subito le cose migliorerebbero.
V’immaginate un posto dove i prezzi siano trasparenti, diritti e doveri chiari, esista un’autorità, la Polizia Locale, che vigila e interviene e alla quale ci si può tranquillamente rivolgere certi di essere ascoltati? Magari anche che combattesse le mille forme di abusivismo tollerate, liberando la città dall’attuale aspetto di casbah caotica. Non servono nuove norme e neppure occorre più personale, basterebbe applicare quelle che esistono e utilizzare le risorse umane disponibili. Si otterrebbero risultati rivoluzionari.
Cosa dite? Occorrerebbe un’amministrazione capace di amministrare? Vabbè, lo ammetto: scherzavo! Questo articolo l’ho scritto una domenica pomeriggio, forse non ho capito bene dove mi trovo.

Federico Moro vive e lavora a Venezia. Di formazione classica e storica, intervalla ricerca e scrittura letteraria, saggistica, teatrale. È membro dell’Associazione Italiana Cultura Classica e della Società Italiana di Storia Militare.
Ha pubblicato saggi, romanzi, racconti, poesie e testi teatrali.