Questa edizione dei Giochi Olimpici di Rio, della partecipazione italiana,
si presta a qualche riflessione che travalica persino il fatto sportivo in
sè.
Anche se è da lì che si parte.
E allora si passa dalle “cicciottelle”, epiteto irriverente ma forse voleva
essere detto in tono affettuoso, anche se politicamente del tutto scorretto,
agli insulti alla Di Francisca che esibisce la bandiera UE aggiungendo un
messaggio chiaro e coraggioso di resistenza al terrore.
Per non trascurare la valaga di improperi, di frustrazioni iconoclaste nei
confronti di Federica Pellegrini. Sia detto a margine, nell’intervista
televisiva del dopo gara (200m. SL) oltretutto ha il coraggio di assumere su
di sè la sconfitta sportiva ma anche il desiderio di una rivalsa interiore,
con una forza d’animo e una dose di umanità davvero invidiabile, in quelle
condizioni.
Ora che alcune persone, alcuni atleti/e possano non piacere a tutti, sul
piano dell’empatia o su quello caratteriale, è una cosa in sè assolutamente
normale.
Che qualche sfottò dissacrante possa veleggiare nei media è parte del
sistema. Ma del tutto tollerabile.
Che qualche critica ragionata e tecnicamente competente venga espressa è
del tutto naturale e auspicabile.
Ma che invece si pretenda di dare giudizi moralistici o ridicolmente
pseudo-tecnici sulle prestazioni sportive da parte della maggior parte dei
piĂą improbabili Direttori Tecnici in servizio permanente effettivo a me pare
una cosa talmente abnorme e ridicola che sfiora la totale ignoranza (non nel
senso etimologico della parola) ma proprio ignoranza quella vera, quella
crassa, quella che fa dire tutti gli spropositi piĂą inimmaginabili a tutti
quelli che dietro una tastiera sfogano le loro frustrazioni represse e le
loro invidie per un qualcosa di cui non sanno niente, non capiscono nulla.
Se va bene nella loro vita lo sport l’hanno particato solo davanti alla TV
o con una Playstation.
Dell’attività sportiva, quella vera, non ne sanno una beata cippa.
La fatica, i sacrifici della vita a senso unico che questi ragazzi/e fanno
tutti i giorni per 8/10 ore al giorno di allenamento, non solo non li
conoscono e non li hanno mai conosciuti, ma non riescono nemmeno ad
immaginarli per intensitĂ e per quanto sia lo sforzo fisico e psicologico
che richiedono.
E che pretendono una dedizione totalizzante alla quale si affianca, spesso,
molto spesso, anche un curriculum scolastico di tutto rispetto.
Un lavoro, nel senso piĂą duro del termine. Con qualche vantaggio, ma senza
esagerare.
Se poi queste ragazzi e questi ragazzi riescono ad emergere – ma sono la
parte numericamente meno rilevante di tutto lo sport di alto livello – ad
avere successo e con questo, nel sistema dello Sport moderno, riescono ad
avere anche qualche importante tornaconto economico: “apriti cielo”.
GiĂą a spalare vagonate di palta e a mettere il fango nel ventilatore in
modo che faccia piĂą schizzi possibili.
E così invece che andare orgogliosi di questi successi che aiutano in ogni
caso a migliorare nell’immaginario collettivo la rappresentazione
dell’Italia, si procede con questo andazzo dissacratore e fustigatore di una
societĂ (in)civile frustrata e autoreferenziale che rinvia con i suoi
giudizi ad associazioni del tutto improbabili, pseudo politiche, tra lo
sport e le attivitĂ governative.
Così intanto per non sbagliare e per andare a colpire il segno: piove
governo ladro!
Abbiamo qualche simbolo, sportivamente parlando, da esibire e di cui andare
orgogliosi – la cultura greca dovrebbe ricordarci qualcosa a proposito dello
status riservato agli atleti –Â e che il Mondo ci invidia o quantomeno sa
apprezzare, ora che il nostro Calcio è andato un pò in ribasso – belli i
tempi in cui girando per il Mondo se capivano che eri italiano ti chiedevano
di Paolo Rossi o di Roberto Baggio – siamo invece qui a sfottere e a
sputtanare (gratis) questi Campioni veri.
Ad maiora!

Veneziano, con i piedi nell’acqua, dalla nascita (1948). Già Amministratore Delegato di una Joint Venture italo-tedesca di accessori tessili con sede a Torino. Esperienze di pubblico amministratore nei lustri passati. Per lunghissimi anni presidente del Centro Universitario Sportivo di Venezia (CUS Venezia)