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Eccesso di democrazia?

Potrebbe essere paradossale al giorno d’oggi porsi questa domanda.
Ma è proprio lo straripante utilizzo delle interazioni mediatiche, l’eccesso incontrollato e compulsivo dei socialmedia che porta a formulare questa provocazione.
Perchè se è vero che W. Churchill affermava “la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora” è altresì vero che la situazione sta degenerando in una forma in cui gli eccessi rischiano di condurla verso un’inefficienza e un diffuso senso di distacco; per cui alla fine quello che conta davvero finiscono per essere unicamente gli spazi individuali, le forme del pensiero autoreferenziale. A scapito delle scelte condivise e responsabili.

Questa deriva, che ha i suoi epigoni più attivi nel populismo e nella demagogia, rischia di portare ad una stanchezza e ad una assuefazione con la conseguente richiesta di vari “leader maxximi”, per non dover magari invocare forme nostalgiche autoritarie e assolutiste.
Le forme di diffuso disinteresse per la Cosa Pubblica, il crollo della partecipazione attiva alla gestione delle attivitĂ  pubbliche, la sfiducia, spesso piĂą che motivata, verso le attivitĂ  dei partiti, il crescente assenteismo elettorale, dovrebbero obbligarci a formulare qualche domanda.

Da dove ripartire se anche un commentatore attento, sensibile e fortemente orientato alla democrazia partecipata come Enrico Mentana è arrivato in questi giorni a creare il neologismo “webete”, che apre e di molto i confini di una discussione siffatta?
Webete vale molto di più di troll o hater o fake. Perchè considera lo spazio abusato, l’interazione provocatoria e ignorante (letterale), il desiderio di denigrare e di propalare falsità a piene mani, come una forma di analfabetismo democratico e per ciò stesso da mettere al bando.
Perchè la mia libertà si può esprimere solo se c’è il rispetto per quella degli altri. E nel concetto di libertà bisogna saperci mettere dentro tutti i valori che la rendono tale e non un semplice assunto irresponsabile.

In questo contesto viene per contrasto da pensare allora a come il sistema, il nostro essere comunitĂ  nazionale, potrebbe esercitare convenientemente e compiutamente la democrazia nelle decisioni.

E’ infatti del tutto evidente che un eccesso di organismi, di orpelli burocratici, di valutazioni normative, di passaggi pseudo decisionali, porta all’inefficienza e alla paralisi amministrativa con buona pace di tutti coloro i quali dietro a tutta questa congerie vedono forme di controllo.
Purtroppo, come i fatti si sono incaricati di dimostrare in ogni occasione, è esattamente il contrario.
La nostra Italia soffre di un eccesso di leggi e di regolamenti dietro ai quali si nasconde un finto concetto di  trasparenza e di democrazia.

Ma come si pone rimedio a questo?
Attraverso la diffusione di un sistema di democrazia diretta (o anche democrazia partecipativa) nella quale i cittadini possono, senza alcuna intermediazione o rappresentanza   parlamentare (democrazia rappresentativa), esercitare direttamente il potere legislativo?
E’ questo ciò che vorrebbero i nostri populisti – a parole, perchè nei fatti le decisioni le assumono nel cerchio magico delle loro oligarchie – solo per rimarcare la forte componente antipartitocratica.
O piuttosto attraverso un sistema di democrazia rappresentativa che però faccia valere innanzitutto le regole del merito, della competenza, della trasparenza certificata (l’onestà viene di conseguenza), dell’efficienza amministrativa, del rigore legislativo nei termini di una sua chiarezza nei fini e nella sua applicazione normativa?

Tutto questo vagheggiare mi porterebbe a dire che persino la riforma della Costituzione così come proposta dal Ministro Boschi nella sua parte in cui propone l’obbligo della presa in esame delle proposte di legge di iniziativa popolare prelude ad una forma di democrazia partecipata con le
caratteristiche però della responsabilità e del merito. In cui poi la democrazia rappresentativa sappia e debba fare la sua parte.
Un piccolo passo in avanti sulla strada della “riforma” della Democrazia.